Come sappiamo, al termine della scorsa stagione i Chicago Bulls hanno deciso di licenziare Tom Thibodeau e affidarsi ad un coach alla sua prima esperienza in Nba, Fred Hoiberg. Uno dei motivi che ha portato all’assunzione dell’ex coach di Iowa State è la volontà della dirigenza di avere un attacco maggiormente in linea con la grande enfasi posta nella corrente Nba sul concetto di pace&space (ritmo e spaziature), e che abbia quindi ritmo, con una buona circolazione di palla e ottime spaziature. Sicuramente un qualcosa di diverso da quanto visto nei cinque anni di gestione Thibodeau, al quale va se da un lato va dato credito per aver costruito (per l’ennesima volta nella sua carriera) una difesa super, dall’altro bisogna ammettere che l’attacco dei suoi Bulls era poco fantasioso, con una serie di schemi da eseguire che non prevedevano molto movimento e sempre a ritmo basso. Uno dei punti delicati del rapporto con la dirigenza era Mirotic, che non veniva usato abbastanza da 4 tattico (stretch-4 come lo chiamano dall’altra parte dell’oceano) perché gli venivano preferiti giocatori come Gibson migliori dal punto di vista difensivo, con conseguenze però negative per le spaziature in attacco. Lo stesso Thibodeau poi ha ammesso di essersi intestardito troppo nel far giocare Mirotic da 3 (quasi il 25% dei suoi minuti), con la conseguenza che gli spazi più stretti dell’attacco rendevano tutto più difficile soprattutto a Derrick Rose, giocatore che ama penetrare al ferro e che spesso trovava in area situazioni di questo tipo:

Volendo dare un rapido sguardo ad alcuni set offensivi usati da Thibodeau, principalmente abbiamo tanta flex offense e principi di triangolo. Spesso i giochi erano finalizzati ad isolare un giocatore per l’1contro1, ad esempio Gasol dopo aver ricevuto un blocco da una guardia lungo la linea di fondo:

A volte Gasol poteva decidere di non sfruttare il blocco della guardia e sfruttare invece quello verticale dell’altro lungo.

Oppure ancora, la prima uscita poteva essere di Butler e solo dopo arrivare quella di Gasol:

Un uso intelligente di Mirotic da 4 veniva invece fatto sfruttando situazioni di questo tipo, con un pick&roll giocato su un lato del campo ad attirare l’attenzione della difesa mentre sul lato debole viene portato un blocco per liberare Mirotic per il catch&shoot:

Come si vede anche da questi esempi, i Bulls di Thibodeau giocavano ad un ritmo basso, e infatti non sono mai andati oltre il 21° posto nel pace factor, una statistica che rileva appunto il numero di possessi di una squadra nei 48 minuti. L’anno scorso questo numero era 95.3, mentre nelle prime 9 partite di questa stagione è 100.8: una notevole differenza, anche se coach Hoiberg non è ancora soddisfatto, con la sua squadra solo 15a in questa statistica. L’idea del neo-coach dei Bulls è che alzare il ritmo consentirebbe alla squadra di generare punti nel cosiddetto early offense, ovvero nei primi secondi dell’azione. I risultati al momento non sono stati pienamente soddisfacenti, però una cosa che ora Chicago fa bene è trovare tiri (e punti) nei primi secondi dell’azione, in particolar modo è netta la differenza rispetto all’anno scorso per quanto riguarda i tiri presi quando sono passati tra i 6 e i 9 secondi sul cronometro dei 24: l’anno scorso il 12% scarso dei tiri arrivavano in questa situazione, ora invece si è passati al 18%. Ed in più, sempre limitatamente a questi tiri, i Bulls hanno anche la seconda miglior percentuale reale (cioè "aggiustata" tenendo conto che il tiro da 3 vale un punto in più di quello da 2). Dicevamo di risultati non del tutto positivi, e per rendercene conto basta guardare la distribuzione dei tiri dei Bulls di questa stagione in riferimento ai tre tipi che in seguito all'analisi dei numeri vengono considerati i più produttivi, cioè quelli da 3, da sotto e i tiri liberi. Infatti, se da un lato ora i giocatori di Chicago si prendono in media due tiri da 3 in più a partita (24.2 contro i 22.3 dell’anno scorso), l’altra faccia della medaglia ci dice che Rose e compagni tirano di meno da sotto (27.3 contro 30.6) e vanno meno in lunetta, che era una delle armi principali negli anni passati (21.9 tiri liberi a 25.2).

Dopo aver snocciolato un po’ di numeri, andiamo ora a guardare in pratica come si svolge l’attacco dei Bulls quest’anno, prendendo in considerazione alcuni dei movimenti (spesso non sono veri e propri schemi) che vengono messi in pratica con maggiore frequenza. I principi alla base sono semplici: portare la palla nella metà campo avversaria il più rapidamente possibile (laddove le squadre di Thibodeau ci arrivavano camminando, anche per recuperare energie dopo estenuanti possessi difensivi), entrare subito nel vivo dell’attacco per poter giocare più azioni all’interno di un singolo possesso esplorando le varie opzioni a disposizione, il tutto facendo cambiare il lato alla palla il più possibile. Così i pick&roll statici nell’attacco a metà campo sono stati sostituiti per la maggior parte da dribble handoffs (passaggi consegnati), mentre vengono usati moltissimo in situazioni di transizione, dove se possibile si cerca anche di servire immediatamente Gasol se ha posizione profonda. Innanzitutto, è evidente la differenza nelle spaziature quando Mirotic viene usato da 4, rispetto per esempio a quando c'è in campo l’accoppiata Gibson-Noah.

Un possesso che rende perfettamente l'idea di ciò che vuole Hoiberg dalla sua squadra, e che riguarda il concetto di early offense di cui abbiamo parlato poco fa, può essere questo. Guardate in quanto poco tempo, dopo un canestro subito, i Bulls trovano un buon tiro da 3 dall'angolo:

A difesa schierata, una delle azioni che guardando una partita dei Bulls è possibile vedere più spesso è sicuramente la 'treccia' (weave) che, mentre di solito viene effettuata nella parte centrale del campo lungo l’arco dei 3 punti, Hoiberg vuole che i suoi la giochino su un lato del campo. È in realtà fondamentalmente un modo per muovere la difesa prima di giocare un pick&roll che può essere sia centrale, quando la palla torna in punta nelle mani di chi aveva effettuato l’ultimo passaggio:

Sia laterale, ed è da notare come se non si riesce a creare nulla dal primo pick&roll la palla si muove in maniera fluida fino ad arrivare ad un altro pick&roll sull'altro lato dell'attacco:

La treccia può essere anche un modo per far ricevere Gasol spalle a canestro:

Oppure, la ricezione del lungo spagnolo spesso avviene solo dopo che è stato ribaltato il lato un paio di volte:

Un altro modo adoperato per servire lo spagnolo è dopo un pick&roll sul lato opposto, con le guardie che dopo avergli passato palla gli lasciano il quarto di campo per poter attaccare in 1contro1.

Non è detto comunque che quando la palla arriva in post basso debba essere per forza il giocatore che l'ha ricevuta ad andare al tiro. Vediamo qui un paio di movimenti interessanti che i Bulls usano in queste situazioni. Nel primo video, la palla arriva in post a Noah e Gibson blocca per l'uscita a ricciolo di Butler: quando Butler riceve, il lungo che marca Gibson deve aiutare, e a sua volta la guardia dal lato debole deve fare lo stesso su Gibson. Il risultato è un tiro da 3 di Snell:

In quest'altro video viene troviamo un po' di tutto: il drag screen (di cui parleremo tra poco), un paio di blocchi portati da Gasol prima di ricevere in post basso, e infine l'elbow split, molto usato dai Warriors, che consiste nel blocco di uno dei due giocatori sul lato forte per il compagno: la difesa non sa bene che fare e arriva la tripla di Mirotic:

Parlando delle situazioni di transizione, è innanzitutto evidente come Hoiberg, a differenza di Thibodeau, incoraggi un tiro, anche da 3, prima che la difesa abbia la possibilità di schierarsi. Anche se questo non dovesse essere pulito al 100%, e soprattutto Mirotic sembra gradire la differente libertà rispetto all’anno scorso:

Ovviamente è Rose quello che più di tutti può beneficiare dall’attaccare una difesa non schierata, come fa qui contro Brooklyn:

Anche un lungo come Noah ha il semaforo verde per portare avanti la palla in palleggio pur di attaccare subito la difesa avversaria, e guardate che bel possesso nasce dal pick&roll seguente al passaggio del lungo francese. Le spaziature sono eccellenti e il campo è aperto grazie alla presenza di quattro uomini su perimetro: il risultato è una serie di penetrazioni e di scarichi conclusi dalla tripla aperta di McDermott:

Uno dei primi obiettivi in transizione è cercare un buon tiro da 3, e quando la difesa non rientra bene oppure si preoccupa soltanto di proteggere l’area, la squadra di Hoiberg è subito pronta ad approfittarne.

In quest’altro caso vediamo quella che è ormai una transizione giocata da sempre più squadre, con il palleggiatore che si sposta su un lato e passa al lungo che arriva rimorchio centralmente, il quale ha il compito di ribaltare il lato prima che si sviluppino altre situazioni, diverse a seconda delle varie squadre. Qui la difesa vuole negare il ribaltamento, ma McDermott legge correttamente la situazione e va in backdoor, dove viene pescato alla grande dal passaggio di Mirotic.

Molto usato è il drag screen, ovvero il pick&roll in transizione, che serve ad attaccare subito cercando di evitare che la difesa possa schierarsi, facendo così spesso saltare anche gli schemi difensivi. Spesso infatti capita che o il difensore del palleggiatore o quello del bloccante non siano in posizione, come avviene qui contro i Nets che permettono a Brooks di attaccare il centro dell’area.

Stessa cosa qui, dove il drag screen permette ancora una volta al palleggiatore di girare l’angolo e attaccare il cuore dell’area facendo male alla difesa avversaria.

Uno dei problemi che avrà Hoiberg, soprattutto nei Playoffs, sarà che il difensore di Rose in situazioni di pick&roll comincerà a passare sotto il blocco sfidandolo a tirare da 3, lo stesso trattamento riservato nella scorsa postseason dai Cavs a Jeff Teague e che ha mandato fuori giri l’attacco degli Hawks. Questo perché Rose, che già in carriera tira con il 30% scarso da 3, al momento è 1/18 in stagione (!!).

Tiro da 3 che è invece la specialità di Doug McDermott, la prima scelta dei Bulls nel draft 2014 che ha avuto pochissimo spazio con coach Thibodeau perché giudicato non all’altezza difensivamente. Lui e Tony Snell hanno trovato con Hoiberg un buon minutaggio (entrambi attorno ai 20 minuti) e, soprattutto, un coach che dà loro la possibilità di sbagliare e imparare dagli errori, cosa fondamentale per qualsiasi ragazzo che voglia crescere. Fiducia che i due stanno ripagando, McDermott tirando alla grande da 3 (addirittura col 58%, percentuale ovviamente destinata ad abbassarsi con il proseguire della stagione) e Snell sta diventando sempre di più il classico 3-and-D player, cioè quel giocatore che in difesa può marcare anche l’avversario più pericoloso e in attacco punire le difese sugli scarichi. Il minutaggio e la fiducia che Hoiberg sta dando a questi due è importante anche perché rende Chicago probabilmente la squadra più profonda della lega, che al momento può vantare una rotazione a 11 giocatori senza considerare l’infortunato Dunleavy e il rookie Portis che sta vedendo il campo sporadicamente solo perché chiuso da Gasol, Mirotic, Noah e Gibson. Tutto ciò dovrebbe servire a far arrivare la squadra più fresca ai Playoffs, dove nelle passate edizioni i Bulls sono sembrati arrivare puntualmente con la spia della riserva accesa.

In sostanza, la regular season è ancora giovane e non si può dire che Hoiberg stia vedendo molti dei risultati sperati, ma probabilmente sarebbe anche strano il contrario essendo appena a metà novembre. Però la direzione intrapresa è quella giusta e la squadra lo segue, vedremo se sarà abbastanza per spodestare a maggio i Cleveland Cavaliers dal trono della Eastern Conference.