Non c'è stata mai storia e nemmeno partita al Verizon Center di Washington, dove nella scorsa notte i Miami Heat hanno dominato in lungo ed in largo la casa dei Wizards battendoli e rimettendosi in carreggiata nella bagarre che coinvolge le semi-potenze della Eastern Conference che inseguono Cleveland.

Il risultato finale ben fotografa la serata delle due franchigie. I 22 punti di divario sono giustificati dalla ridicola percentuale al tiro di Washington, nella classica quanto ineffabile serata no, quando non ti entra praticamente nulla. 34% al tiro, addirittura 13.8% da tre. E la serata prende una piega storta sin dagli albori dell'incontro: Wall&co. infilano un tiro dei primi sei e nel secondo quarto mettono a referto appena 7 punti, con un disarmante 2/22 dal campo. Senz'altro sfortuna ma va dato merito anche alla difesa degli Heat: Miami manda sotto i 100 punti l'avversario per la terza gara consecutiva, la quinta delle ultime sette, la ventitreesima nelle trentatré gare totali.

I Miami Heat sono per punti concessi la seconda miglior squadra della Lega a pari merito con Cleveland (davanti c'è solo SA) con 94.5 punti concessi a serata. Quinto gradino per quanto riguarda i punti concessi su 100 possessi con 98.5 punti. Quella di stanotte è invece la seconda gara consecutiva con l'avversario tenuto sotto il 40% al tiro. Ed in più gli avversari di Miami hanno la quarta peggiore EFG% della lega, ranking nel quale gli Heat migliorano la propria posizione fino alla seconda piazza se si tengono conto solamente le gare in trasferta.

Una dimensione difensiva a cui contribuiscono le perle atletiche pescate nel 2015, fra Hassan Whiteside, che veniva da quattro gare con 20 o più punti e 14 o più rimbalzi. Ieri si è fermato a 6 con 13 rimbalzi (offensivamente il pivot non è partito benissimo, 0/6 al tiro) ma ha stoppato ben 6 tiri avversari, raggiungendo i 132 stagionali (+51 sui secondi in classifica Ibaka e DeAndre Jordan), una media di 4 a gara e di 6.59 ogni 48 minuti. Quinta gara della stagione con 6 o più stoppate a referto. A fine gara Gortat dirà "Non vedevo uno stoppatore migliore da nove anni".

Strano che l'avversaria a cui Miami ha opposto la miglior performance difensiva sia la stessa contro la quale gli Heat avevano concesso più punti in una singola gara: 114, quasi un mese fa, con conseguente L della squadra di Spoelstra. "La ragione della vittoria? Un ottimo game-plan", secondo Chris Bosh, che è stato per la settima volta nelle ultime otto gare il leading scorer degli Heat: 23 punti con 7 rimbalzi. Ed in più lo scalpo della nona gara di fila con almeno una tripla a segno (career-high per CB1). L'ala grande degli Heat l'anno scorso mise a segno 63 triple totali in 44 gare mentre quest'anno ne conta già 59 dopo 33.

Assieme a Bosh brillano Goran Dragic (18 punti con 8/14) e le scheggie impazzite della panchina, Gerald Green (15 punti, che sommati ai punti fatti registrare contro Dallas fanno 34 nelle ultime due) e Tyler Johnson (10, con la bellezza di 7 rimbalzi). Non c'è stato bisogno dell'apporto di Dwyane Wade, che per la prima volta dopo nove gare torna a segnare meno di 10 punti. Flash ne mette 8 nel ristretto arco temporale di 25 minuti giocati. Una buona notizia per Miami, che spera che Wade i trucchetti del sacco li usi stasera, quando all'American Airlines Arena arrivano gli Indiana Pacers, con gli Heat al terzo back-to-back in meno di un mese.

Anche per questo Spoesltra ieri ha usato una rotazione a dieci uomini, piuttosto che quella preferita da nove elementi, riaccogliendo Justise Winslow, che si era fermato per tre gare a causa di un leggero infortunio (e si è visto: 0/4 al tiro, 0 punti e 3 TOs). Molto più gravoso è il peso degli infortuni per Washington invece, che alla gara di ieri si è presentata senza Beal e Neal (altra chance per Temple), Nené, Blair e Gooden (ancora Dudley in ala grande) e con il lungo-degente Alan Anderson ancora inactive. Rotazione a nove per Whittman, che dalla panchina ha potuto pescare solamente Sessions, Oubre Jr., Eddie e Humphries.

"Abbiamo provato a rendergli le cose difficili, l'abbiamo costretto a penetrare e sfidarci al ferro", Whiteside su Wall

Nessun giocatore sugli scudi fra i ranghi dei capitolini: John Wall incappa in una serata no e chiude con il 6/21 al tiro (14 punti) e fra l'altro si ferma a soli 5 assist (l'ultima volta 17 gare fa) interrompendo la striscia che lo vedeva offrire 10 o più assist da otto gare ed in 14 delle ultime 17). Male anche Temple (11 punti con 16 tiri) e Sessions (13 con 12).

L'unico a salvarsi è forse Gortat (che mette paura a tutti bloccandosi per terra durante il primo tempo. Probabilmente nessuno avrebbe potuto evitare le incombenti bestemmie di Whittman), che fa registrare la doppia doppia con 12 punti e 13 rimbalzi. "Difficile giudicarsi difensivamente quando in attacco si gioca così male", affermerà Whittman che nel post-partita si è soffermato anche sul nuovo infortunio di Gooden ("Non è serio quanto il primo") e sui rapporti di forza mutati fra Eastern e Western Conference ("Se sei in giro da tanto te ne rendi conto, tutto gira. Che ci vogliate credere o meno c'era una volta in cui l'Eastern era migliore della Western").

Come detto Heat sempre in controllo dalla sirena del 1° quarto in poi: 50-31 all'intervallo, 80-53 a quarto quarto appena cominciato. Punteggio che ha permesso a Spoelstra di concedere minuti anche al cosidetto garbage team degi Heat, che nel finale hanno mandato in campo Chris Andersen (sul mercato), Haslem e Josh Richardson, fresco di prestazione monstre in D-League (30 punti). "Potrebbe rimanere con la nostra squadra affiliata", fa Spoelstra, che comincia a fare la conta per la six game road trip (partite contro PHX, UTA, GSW, LAC, DEN ed OKC) che gli Heat intraprenderanno venerdì. Conta nella quale non dovrebbe essere compreso McRoberts, ieri assente per la dodicesima gara filata.

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