Per godersela se l'è goduta:

Mettendoci anche quel pizzico di guacamole in più:

Poi gli Heat avranno pure perso (100-102) ma, del resto, contro i Lakers al contrario di questa stagione, sono caduti anche i Golden State Warriors che stanno frantumando ogni possibile record. E, in ogni caso, la gara dello Staples Center era soprattutto l'ultima di Kobe Bryant contro Dwyane Wade: due grandi vecchi Nba, i migliori compagni possibili (in campo: fuori un pò meno, soprattutto il primo) per Shaquille O'Neal, tre anni di differenza e nessun dubbio su chi stia invecchiando meglio. Come testimoniano, impietosi, i numeri: 9 minuti, 2 punti (1/7 dal campo) e una foto a fare il giro del mondo a testimonianza di un fisico che non ce la fa proprio più, l'uno; 26 (12/21 al tiro), 10 rimbalzi, 5 assist, 2 recuperi e altrettante stoppate in 38 minuti, l'altro. Il quale veniva da un altro discreto show messo su contro i Brooklyn Nets:

Non esiste testimonianza migliore delle ultime due partite per raccontare una delle migliori stagioni della carriera del prodotto di Marquette. Forse la migliore considerando, contesto, aspettative e carta d'identità. Dimenticate il 'Flash' sbiadito dell'ultimo anno di LeBron a South Beach quando, a dispetto dei 19 di media a partita, furono i problemi fisici e l'indubbia leadership dell'allora numero 6 a mettere in ombra colui che aveva fatto la storia della franchigia. A distanza di due stagioni, che avrebbero dovuto inevitabilmente segnare il declino, siamo di fronte ad un giocatore ritrovato e in una forma fisica smagliante, nemmeno tanto lontana di quella che lo aveva consacrato come uno dei più veloci ed imprendibili ghepardi del parquet.

Ma lasciamo parlare le cifre. Il Wade versione 2015/2016 viaggia a 19.2 punti, 4.2 rimbalzi e 4.7 assist di media in 30.6 minuti di impiego a serata, con un PIE di 13.2 (uno dei più alti per le guardie oltre i 30 anni). E se, a livello puramente realizzativo, siamo sotto rispetto alla passata stagione (21.5 in 31.8 minuti), quello che impressiona è la continuità di rendimento dall'inizio dell'anno:

Il 'minimo' stagionale è rappresentato dai 17.3 punti nelle 13 partite giocate a novembre. Da lì in poi mai al di sotto dei 18 punti a serata, con il picco dei 20.7 in febbraio e dei 19.9 di un marzo semplicemente strepitoso.

C'è poi un dato assolutamente da non sottovalutare, soprattutto se si considera che si sta parlando di un giocatore che ha superato (o, quanto meno, dovrebbe averlo fatto) da parecchio il massimo splendore dal punto di vista della vigoria fisica:

E' impossibile non notare come Wade giochi meglio e segni di più quando ha meno giorni a disposizione per recuperare. Senza contare che, nelle 68 partite fin qui disputate, per 67 volte ha fatto parte dello starting five. Con i risultati che seguono:

Tuttavia quello che solo all'apparenza potrebbe sembrare un paradosso e/o un controsenso, trova una spiegazione in un dettaglio molto importante: un nuovo modo di attaccare il canestro.

Nel suo prime e al picco di carriera, 'Flash' è stato un giocatore totalmente impraticabile per l'avversario che avesse la sfortuna di trovarselo di fronte. Poteva batterti in qualunque modo, dal palleggio, spezzando il raddoppio, in penetrazione, prendendo la linea di fondo, con un piazzato da tre comunque da onorare. Nelle giornate di grazia c'era solo da sperare in qualche forzatura di troppo per provare a portare a casa la pelle. Oggi che lo spunto sul primo passo e l'esplosività hanno dovuto pagare il giusto tributo a Chrono, il numero 3 ha pensato di dare una nuova dimensione al suo gioco. Come dimostra il dato relativo ai tipi di tiri che si è concesso in questa stagione:

Senza contare l'area di tiro: la shot chart dimostra come il 'nuovo' Wade preferisca attaccare (e con profitto considerando il 64.1% dal campo) la cosiddetta Restricted Area, alternando, poi, le corsarate nel pitturato (102/266 per il 38.3%) al piazzato dalla media (158/428, 36.9%). Il tiro dall'arco è stato quasi completamente abbandonato (appena 36 le conclusioni totali, di cui solo 6 mandate a bersaglio), non così la tendendza a costruirsi il tiro da solo (gli unasissted shots sono quasi il triplo rispetto agli assisted), nonostante porti molto meno palla del solito, delegando a Dragic (quello che gliela passa di più, con 61 assist vincenti), Deng o Winslow.

Ancor più significativo il modo in cui arrivano questi canestri: dato che non è più possibile 'splittare' sempre, comunque e contro chiunque, Wade è diventato un ottimo giocatore di pick 'n roll (roba che non faceva volentieri nemmeno ai tempi di Shaq), oltre che uno dei più furbi nello sfruttare il taglio provenendo dal lato debole, con la difesa troppo impegnata a fare i conti con la fisicità di Stoudemire e Whiteside. Al resto pensano la classe innata (quella non invecchia mai) e una velocità di pensiero che farebbe impallidire gente che gli rende 10 anni almeno.

Umiltà, cura del proprio corpo, spirito di sacrficio, capacità di migliorare e migliorarsi evolvendo nel modo di giocare: questi i segreti dell'uomo che sta trascinando Miami a una delle più sorprendenti e inaspettate stagioni della sua storia.

Magari si potesse invecchiare tutti così.

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About the author
Claudio Pellecchia
Giornalista e storyteller di e per sport, Nba addicted della peggior specie. Lo trovate anche su nba24.it e ilnumerodieci.it