Niente super finale di Conference contro i Golden State Warriors, niente super sfida tattica tra Steve Kerr e Gregg Popovich. Niente di tutto ciò potrà accadere perché i San Antonio Spurs hanno appena perso la serie di secondo turno contro gli Oklahoma City Thunder. O meglio, sono stati i Thunder a vincerla grazie a Kevin Durant, Russell Westbrook, Steven Adams e a tutta la loro impressionante fisicità. Sì, perché se vi state chiedendo come abbiano fatto i Thunder a vincere la serie, la risposta è veramente semplice: tanta corsa, tanto fisico, tanta intensità. Nessun eccelso movimento di palla, nessuna difesa che è andata oltre i propri limiti. OKC ha vinto 4-2 soltanto perché tutti hanno corso, lottato, sgomitato più degli avversari, soprattutto dopo la batosta subita in gara-1, quella dopo la quale in molti pensavano che la sfida non avrebbe avuto storia.Invece, la squadra di Billy Donovan si è incredibilmente compattata proprio dopo quella sconfitta, così bruciante che ha fatto scattare qualcosa. E così, hanno mandato a casa quegli Spurs destinati fin da inizio anno a competere contro i Warriors per l'accesso alle Nba Finals.

Ma cosa è accaduto invece alla squadra di Popovich? Be', anche qui, poca dietrologia, demagogia e chi più ne ha e più ne metta: semplicemente si è concluso uno straordinario ciclo vincente. L'era di Parker, Ginobili e Duncan è arrivata al capolinea e i Thunder glielo hanno fatto capire senza troppi giri di parole. In questa NBA si deve correre, e tanto, mentre voi siete vecchi e stanchi. Stop. Chiusa la discussione. Non ci sono altre grosse spiegazioni al 4-2 subito dagli speroni. La squadra di Popovich, che ha sicuramente giocato una stagione regolare straordinaria, si è trovata contro per sei volte di fila una decina di ragazzoni che prima ancora di pensare, corrono. E questo ha completamente mandato in tilt tutti i piani dei texani, che hanno tra l'altro da quest'anno abbandonato il loro stile di giocare per abbracciarne uno assolutamente non loro. Tanti gli isolamenti per Aldridge e Leonard, troppi. Il tutto, causato da una mancanza di vere alternative. Perché Duncan, sebbene abbia provato con l'esperienza a contrastare Steven Adams, non è mai riuscito ad essere efficace a rimbalzo. Ginobili ha dimostrato quanti pochi minuti abbia nelle gambe ormai, anche in uscita dalla panchina. E Parker? Il play francobelga non è più in grado di essere determinante come un tempo, non ha più lo stesso scatto di qualche anno fa e contro una specie di mostro qual è Russell Westbrook, ha fatto enorme fatica a gestire tempi e ritmi. E di ciò, ha sofferto tutto il resto della squadra, che è sempre andata in difficoltà e ha quindi sempre provato a rifugiarsi nelle due uniche superstar rimaste.

Ciò quindi che si deve chiedere adesso San Antonio è cosa fare, perché al di là della sconfitta, che ci può stare e ovviamente ci sta, è stato evidente durante tutto l'anno che i Big3, quelli originali, non ne hanno più. Duncan e Ginobili hanno dichiarato che in questi giorni penseranno al proprio futuro, alla prossima stagione, e nonostante anche chi vi scrive abbia una gran voglia di vedere soprattutto l'argentino ancora in campo, per il loro bene e per quello della squadra devono saper dire basta. Le gambe purtroppo non rispondono più alla testa e, se anche lo facessero, sarebbe comunque per troppo poco tempo. Popovich dovrebbe quindi parlare con i suoi due straordinari giocatori, ringraziarli per tutto quello che hanno fatto, e far capire loro però che la nuova NBA non è più posto per loro. Un discorso a parte merita ovviamente Tony Parker per il quale non si è mai parlato di ritiro. D'altronde ha ancora 33 anni e teoricamente almeno altri due anni assicurati a buon livello. Tuttavia, praticamente dall'ultimo titolo vinto, Parker non è più riuscito ad essere decisivo, né con le penetrazioni né tantomeno con il suo tiro dalla media. Inoltre, anche lo scatto non è più quello di un tempo e avere un play che non è più velocissimo, efficace dentro l'aera, dalla media e dalla linea dei 3 punti non è proprio il massimo.

Ecco perché il GM di San Antonio, RC Buford, starebbe seriamente pensando a Mike Conley come primo rinforzo estivo. Il play di Memphis, che avuto una stagione a dir poco travagliata, sarebbe l'ideale per il gioco di Pop, considerato che è uno che, ancor più di saper fare assist o segnare, sa gestire meravigliosamente i tempi di gioco. Senza considerare poi che, comunque, è uno che sa prendersi le sue responsabilità. Dunque, prima cosa da fare: cambio del play. Seconda, provare a sostituire Duncan e Ginobili. Eh, mica facile, ma gli Spurs, per quanto riguarda il primo dei due, hanno la necessità di prendere un lungo che sappia lottare sotto canestro, che abbia l'innata capacità per i rimbalzi offensivi, senza poi avere la pretesa di toccare tanti palloni in attacco. Uno alla Tristan Thompson, per intenderci.

Per quanto riguarda il secondo, è chiaro che trovare uno come Ginobili è impossibile. Ma trovare un paio di giocatori che sappiano dare energia in uscita dalla panchina è un'assoluta priorità per una squadra che deve cambiare, ancora una volta, la sua identità. Per concludere, ci sarebbe anche il discorso Durant. KD sarà free agent quest'estate e gli Spurs, come praticamente mezza NBA, saranno tra le squadre che proveranno a prenderlo. L'opinione personale, però, è che alla fine Durant non vestirà il neroargento il prossimo anno e che San Antonio lo contatterà quasi solo per dovere.

Comunque vada, per Buford, Popovich e tutta la “Spurs Culture” è arrivato il momento di dire addio ai Big Three e dare il via, definitivamente, ad una nuova era.