Il trasferimento di Kevin Durant ai Golden State Warriors continua a far discutere. Dopo essere stato accusato di voler vincere facile per aver accettato l'offerta dei vicecampioni Nba (alcuni gli hanno dato del vigliacco e del traditore), ora il caso KD viene commentato con "preoccupazione" persino dal commissioner Adam Silver, che HA voluto dire la sua ieri a Las Vegas durante la Summer League. Per l'intera lega - che Silver rappresenta - sta infatti diventando un problema da inserire all'ordine del giorno delle prossime discussioni la costruzione di superteams, ovverosia squadre già competitive per il titolo a cui si aggiungono altre superstar nel periodo della free agency. Situazione che si ripropone ciclicamente ormai dal 2007, quando i Boston Celtics acquisirono in estate Kevin Garnett e Ray Allen, che si unirono ai già presenti Rajon Rondo e Paul Pierce. E come dimenticare la famigerata decision di LeBron James, che nel 2010 raggiunse Miami e Dwyane Wade insieme e Chris Bosh. Operazione che in tempi ancor più recenti hanno provato a mettere in piedi anche i Los Angeles Lakers, con l'arrivo a Hollywood di Steve Nash (in una squadra che aveva già Kobe Bryant e Pau Gasol). La tendenza è ormai chiara: non solo giocatori a fine carriera che sperano di avere un'ultima chance di vincere un titolo Nba (un po' come Karl Malone sempre con i gialloviola), ma anche superstar nel pieno della maturità decidono di andare a portare i loro talenti in squadre già molto competitive.

Nulla di illegittimo, anzi. Sarebbe gravissimo limitare i diritti dei giocatori di fare quel che meglio credono per la loro carriera, ma evidentemente non così conveniente per Silver, che deve guardare all'intera lega e anche a quei mercati con minore appeal che reclamano le stesse chances di competere. "Tanto per essere assolutamente chiari - ha detto ieri il commissioner Nba - non penso che la scelta di Durant sia l'ideale dal punto di vista della lega. Per me è importante delineare un contratto collettivo che incoraggi la distribuzione dei grandi giocatori in tutta l'Nba. D'altro canto, rispetto in pieno il diritto di un giocatore di diventare free agent e, nello specifico caso di Kevin Durant, di prendere la decisione che sente migliore per lui. Ripeto, rispetto la sua scelta, ha operato al 100% all'interno del sistema, esattamente come i Golden State Warriors". Per Silver, la soluzione sarebbe ridiscutere alcune clausole del contratto collettivo, rinegoziato durante il lockout del 2011, da cui può però le parti potranno uscire a partire da 30 giugno 2017, notificandone l'intenzione entro il prossimo 15 dicembre. "La buona notizia - continua ancora Silver - è che siamo in una fase in cui possiamo rivedere l'accordo collettivo, in modo tale da poter dare a tutti, proprietari e unione giocatori, la possibilità di sedersi insieme a porte chiuse e dare una rinfrescata al sistema e cercare di trovare una soluzione migliore. Credo che possiamo farcela". 

"Ci sono alcune correzioni da fare, ovviamente non solo discutendo con l'unione giocatori ma anche con i proprietari. Abbiamo già avuto approcci positivi con le parti in causa e continueremo a discuterne. Non si tratta di reagire in maniera esagerata a una singola decisione, ma di riflettere su un'anomalia del sistema, creata in larga misura dall'aumento del salary cap. Sapevamo tutti che questi nuovi introiti avrebbero avuto un impatto sul sistema e che molte altre cose sarebbero potute accadere. Ora vediamo tutti come ci sia un particolare movimento di giocatori e non c'è dubbio che si tratta di questioni che dovremo approfondire con l'associazione giocatori. Intendo dire che i movimenti di free agents cui stiamo assistendo non derivano dalla maggiore o minore ampiezza del mercato di ogni singola franchigia, ma che si tratta del desiderio di alcuni giocatori di raggiungere un altro gruppo di grandi giocatori che ha già dimostrato di poter competere per il titolo. Vogliamo far valere quei principi secondo i quali ogni squadra ha l'effettiva possibilità di competere, quindi dovremo riesaminare alcuni elementi del sistema, perchè non voglio essere ancora qui l'anno prossimo o quello successivo a parlare ancora di anomalie".

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Andrea Russo Spena
Laureato in giurisprudenza, con una passione senza confini per lo sport. [email protected]