Dopo due giorni di tributi, omaggi provenienti non solo dai San Antonio Spurs, ma dall'intero mondo Nba, Tim Duncan spiega le ragioni del suo ritiro dall'attività agonistica in un'ampia intervista concessa a ViViding. Il caraibico racconta di aver ricevuto centinaia di messaggi e lettere in queste ore frenetiche, ma anche di aver trascorso tranquillamente la giornata di lunedì - quella dell'annuncio ufficiale - guardando Discovery Channel in televisione: "Avrei potuto continuare a giocare - le parole di Duncan - ma era ora di smettere. Il momento è arrivato. Ho cominciato a non godermi più la pallacanestro, a volte giocare non era divertente. E ho sempre detto che quando avrei smesso di divertirmi avrei lasciato". 

Tra i tanti messaggi ricevuti, lo storico numero ventuno dei neorargento menziona quello di Steve Kerr, attuale allenatore dei Golden State Warriors e suo compagno di squadra all'inizio degli anni Duemila: "Mi ha scritto proprio adesso e mi ha detto qualcosa tra le righe - rivela Duncan - ma davvero, ho ricevuto un numero incredibile di lettere, messaggi da persone tanto diverse che ne sono rimasto sconvolto. Non mi aspettavo una reazione del genere, ma è stato fantastico. Ho trascorso gli ultimi due giorni a provare a rispondere a tutti e a far capire a ciascuno di loro che sono davvero grato per i loro messaggi, le loro parole". Ma Duncan si sente realmente la più grande ala grande (power forward) mai vista su un campo da basket? Ecco la sua risposta: "Non so con quale criterio vengano stilate questo tipo di classifiche, e ho sempre detto che francamente tutto ciò non mi interessava. Per me è già un grande onore essere in questa discussione. E' molto più di ciò che avrei mai pensato di raggiungere. Non mi interessa dove mi classificheranno in questa speciale graduatoria, essere parte della discussione è gia un onore di per sè".

Si passa poi a parlare della sua incredibile carriera ai San Antonio Spurs, e il nativo di Saint-Croix spiega che i soldi non sono mai stati il primo criterio nella scelta di rimanere all'ombra dell'Alamo: "In certi momenti della mia carriera ho guadagnato meno di quanto avrei potuto - spiega the Big Fundamental - è stata una scelta per mantenere la squadra competitiva, per consentire ad altri giocatori di venire qui da noi. In questo modo abbiamo potuto aggiungere altri tasselli al nostro mosaico e vincere altri titoli. Non mi è mai interessato sapere cosa facevano gli altri giocatori, la verità è che non lo sapevo nemmeno. E penso sia stata la miglior prospettiva che potessi avere. Ai vecchi tempi, quando le mie ginocchia funzionavano per davvero, ero molto sicuro di me e delle mie possibilità. Volevo competere, e farlo ogni anno. Ricordo di essere rimasto deluso in quegli anni ogni volta che non sono stato in grado di essere l'MVP. Era la mia natura competitiva, ma non credevo che mi avrebbe condotto a vincere cinque titoli Nba e tutto il resto. Però sapevo che avrei potuto incidere sul gioco e che avrei potuto controllarlo in varie maniere. Credo il concetto di competizione sia preso da ciascuno a modo suo, ma io sono stato competitivo dal primo giorno. Non sono mai entrato in campo per far male a qualcuno o per vincere a tutti i costi, ma ho sempre provato a lavorare più duramente degli altri".

Infine, un pensiero rivolto a Tony Parker e Manu Ginobili: "Siamo orgogliosi di ciò che abbiamo rappresentato, senza mai dimenticare da dove siamo venuti, tutti piccoli posti intorno al mondo. Siamo stati capaci di convivere in una sola squadra con un solo obiettivo, e l'abbiamo raggiunto. Un ragazzo dalle Isole Vergini, un altro da qualche parte in Francia, un altro da qualche parte in Argentina, e abbiamo trovato il modo di farcela. C'è sempre stato Pop a guidarci, è stato lui il visionario che ci ha messo in campo insieme per vedere cosa sarebbe accaduto. Guardandomi indietro è questa la cosa incredibile: essere stato insieme a persone che venivano da posti tanto diversi e aver fatto quello che abbiamo fatto". Cosa dire ai tifosi? "Solo grazie. Penso non ci sia altro da dire se non un grazie sincero. Siamo stati benedetti a stare insieme per tutti questi anni. Abbiamo vinto di tutto, ma abbiamo anche perso, soprattutto un paio di occasione di vincere altri titoli. I nostri tifosi sono sempre stati eccezionali nel supportarci e mostrarci il loro affetto. Abbiamo probabilmente i migliori tifosi non solo dell'Nba, ma dello sport in generale. E' qualcosa che ho sempre apprezzato tantissimo. In questi anni sono venuti al campo, a tifare, ad amare gli Spurs. E' stato speciale. Non è così dappertutto".