L'ultimo arrivo in casa Celtics è quello di Gerald Green, trentenne ala piccola in uscita dai Miami Heat, che ha firmato nei scorsi giorni un contratto annuale da 1.4 milioni di dollari. Per Green si tratta della seconda avventura a Boston, dove aveva giocato da rookie dal 2005 al 2007, prima di intraprendere un lungo giro intorno all'Nba, completato dalle ultime fermate ai Phoenix Suns e ai Miami Heat. Evidente l'intento di Danny Ainge e Brad Stevens di allungare la panchina dei biancoverdi con un tiratore in più. Atleta formidabile, in grado di schiacciare con irrisoria facilità (gli appassionati lo ricorderanno per uno show all'All-Star di Game di qualche anno fa), a Green è sempre mancata la continuità (anche nello shooting) e, soprattutto, una certa disciplina dentro e fuori dal campo. Celtics che hanno intanto appena concluso un'altra operazione, rinnovando il contratto al centro Tyler Zeller, restricted free agent dal 30 giugno, per due anni a sedici milioni di dollari complessivi. Ventisei anni, Zeller rimarrà dunque alla corte di Brad Stevens e nella franchigia in cui ha sempre giocato.

Secondo quanto riportato da Chris Forsberg di Espn, i Boston Celtics si reputano soddisfatti del loro mercato estivo, che hanno condotto seguendo la logica della flessibilità salariale, derogata solo dall'acquisizione di Al Horford, free agent a cui è stato garantito un quadriennale da oltre 113 milioni (26.5 per la prossima stagione). Attualmente il salary cap dei biancoverdi del Massachussetts vede solo un altro giocatore ricevere uno stipendio annuale da oltre 10 milioni: si tratta di Amir Johnson, mentre tutti gli altri, da Isaiah Thomas ad Avery Bradley, da Jonas Jerebko a Jae Crowder sono sotto contratto a cifre relativamente contenute, soprattutto per i canoni Nba del 2016. Salutato Jared Sullinger, finito ai Toronto Raptors, ora Brad Stevens ha a disposizione maggiore verticalità e gioco spalle a canestro con Horford, punto di riferimento di un reparto lunghi che da un mese può contare anche sul rookie Jaylen Brown, scelto relativamente a sorpresa alla numero tre dello scorso Draft (in molti pensavano che a Boston sarebbe sbarcato Kris Dunn da Providence). Come interni restano lo stesso Zeller, Amir Johnson, Jordan Mickey e il canadese Kelly Olynyk, in un roster ormai allargatosi a dismisura anche e soprattutto a causa delle scelte accumulate quest'anno alla Lottery del Barclays Center da Danny Ainge. 

Proprio il 23 giugno scorso a New York sono stati infatti pescati al Draft le due power forward Yabusele e Zizic, il cui impatto in Nba è ancora tutto da verificare. Aver ammassato così tanto talento giovane consentirà ora ai Celtics di avere diverse pedine di scambio da utilizzare per qualche trade minore, e soprattutto avere le mani libere nella gestione del salary cap che, come mostrato dall'elenco in alto, resta particolarmente flessibile, se si considera che molti dei giocatori presenti non sono legati a Boston da contratti di lunga durata. Dal punto di vista tecnico, i nuovi biancoverdi rimangono una squadra in crescita, che dovrebbe centrare senza troppi problemi la terza partecipazione ai playoffs consecutiva, nella speranza di superare almeno il primo turno in post-season. Non ancora una contender per il titolo, in particolar modo in una Conference dominata dai Cleveland Cavaliers di LeBron James, Boston si accredita comunque come la seconda o la terza franchigia per valori assoluti, volendo dare nuovamente credito ai Toronto Raptors e con l'incognita rappresentata dai New York Knicks (e per certi versi dai Chicago Bulls). Con Miami al momento lontanissima dagli standard più elevati dell'Est, Atlanta in fase di ripensamento, i Celtics continuano dunque nel loro percorso di crescita graduale, rinforzato dalla presa nel mercato dei free agent di Al Horford, che diviene ora automaticamente la stella della squadra insieme a Thomas. Il supporting cast è di medio livello, ma mancano shooting guards degne di queste nome (Bradley e Smart sono giocatori di intensità più che di talento puro), ma ai Celtics confidano in Brad Stevens, forse l'unico vero fuoriclasse del Garden.