Il nuovo corso dei New York Knicks, con Derrick Rose, Joakim Noah e Courtney Lee acquisiti durante l'estate, ripartirà in panchina con Jeff Hornacek, ex capo allenatore dei Phoenix Suns. Scelta discussa quella di Hornacek, anche e soprattutto perchè Phil Jackson, presidente delle operazioni cestistiche della Grande Mela, aveva in un primo momento intenzione di affidarsi a un coach che conoscesse i segreti della triple post offense, il cosiddetto attacco triangolo messo a punto da Tex Winter e utilizzato dal Maestro Zen nel corso della sua lunga e vittoriosa carriera. 

Perso Luke Walton, finito ai Los Angeles Lakers, incassato il no di Brian Shaw, Jackson ha deciso dunque di puntare su Hornacek, non esattamente un appassionato dell'attacco triangolo, allenatore con cui trovare un compromesso tra quello che un in maniera un po' semplicistica è stato ribattezzato come il contrasto tra il vecchio e il nuovo. Viene però in questi giorni pubblicata un'intervista fiume di Phil Jackson, rilasciata lo scorso dicembre a Charley Rosen di Today Fastbreak, in cui il Maestro Zen offre un'interessante chiave di lettura sull'evoluzione del basket contemporaneo. "I giocatori di oggi non conoscono i movimenti dell'attacco triangolo - dice Jackson - sanno come giocare in uno contro uno, sono in grado di prendere e tirare da tre punti, sono maestri nel crossover, nel giocare sui blocchi e costruirsi tiri in step-back. Ma non hanno idea di come si eseguano movimenti spalle a canestro e altre giocate che richiedono un corretto lavoro di piedi. Non hanno il senso del tempo o dell'organizzazione di squadra. Davvero non hanno idea di come si giochi una pallacanestro cinque contro cinque. E' un problema strettamente generazionale". Nell'intervista non mancano altre considerazioni a margine, sull'abuso del tiro da tre punti e sulla questione del fallo sistematico: "Il tiro da tre ha drammaticamente cambiato il gioco. Tirare dall'arco va bene se lo fanno i giocatori adatti, ma oggi ci sono troppi ragazzi che non dovrebbero affatto prendere quei tiri. E infatti il tiro da tre non ha inciso sui punteggi delle partite, almeno su scala nazionale. Poi ci sono i Golden State Warriors, che possono mettere tanti punti a referto, ma non tutti possono giocare in quella maniera"

"A questo punto perchè non creare una linea da quattro, cinque, sei punti? Entro dieci anni i giocatori sapranno fare canestro da sempre più lontano, con le stesse percentuali che oggi ci sono dall'arco. Ma il vero circo di questo basket è il fallo sistematico, una situazione che ha avuto inizio con Don Nelson e il suo Hack-a-Shaq. Naturalmente i lunghi dovrebbero tirare meglio dalla lunetta, ma spesso questo tipo di giocatori con le mani molto grandi ha problemi da quel punto di vista. Altro problema riguarda i blocchi in movimento. Ogni tanto gli arbitri ne fischiano uno. Quando si fa un blocco, i piedi non dovrebbero essere più larghi rispetto alla direttrice delle spalle. Mutombo portava blocchi palesemente irregolari, e oggi in tanti fanno come lui. Ecco perchè gli arbitri dovrebbero impedire ai bloccanti di far acquisire alle loro squadre un vantaggio indebito. Per il resto, mi piacerebbe vedere allargate le dimensioni del campo. I giocatori sono sempre più grossi e atletici, e il campo si fa sempre più piccolo. In una situazione come questa, a meno che tu non faccia un passaggio di quaranta piedi, è difficile raggiungere l'altro lato del campo. Dovrebbe essere allungato di dieci piedi, e anche la distanza del tabellone dalla linea di fondo dovrebbe aumentare. Con un campo più largo, anche la linea del tiro da tre punti dovrebbe diventare concentrica, in modo tale che i giocatori non dovrebbero rischiare ogni volta di pestare la linea laterale per tirare dall'angolo".

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Andrea Russo Spena
Laureato in giurisprudenza, con una passione senza confini per lo sport. [email protected]