In attese della cerimonia che nei prossimi giorni lo renderà membro del Naismith Memorial Basketball Hall of Fame (Springfield, Massachusetts), il quattro volte campione Nba Shaquille O'Neal ha ricevuto ieri un grande attestato di stima da Pat Riley, presidente dei Miami Heat e uomo che portò il più forte centro della sua generazione a South Beach (nell'ambito di una trade con i Los Angeles Lakers). Riley indica infatti l'acquisizione di Shaq come il punto di svolta nella storia della sua franchigia, come dichiarato in un'intervista pubblicata ieri da Ira Winderman del Sun Sentinel: "Sì, per noi il suo arrivo è stato più importante di qualsiasi altra acquisizione, comprese quelle dei Big Three (Bosh e James che si aggiunsero a Wade nel 2010, ndr). Più importante anche di Alonzo Mourning. Prendere Shaq ha cambiato per sempre la nostra franchigia".

"E' stato un momento chiave - prosegue Riley riferendosi all'estate del 2004 - che ci ha legittimati davvero come grande squadra. E' stato il punto di svolta della nostra storia. Ricordo che all'epoca andai a parlare a Los Angeles con Jerry Buss (proprietario dei Lakers, ndr). I gialloviola stavano cercando un allenatore per il post Phil Jackson, e ne approfittai per chiedere informazioni su Kobe Bryant e Shaquille O'Neal. Jerry non voleva parlarne, così io gli dissi che avrei allenato i Lakers solo se avessi potuto avere a disposizione entrambi i giocatori. Poco dopo andammo a cena, e quella fu l'ultima volta in cui mi parlarono di allenare i Lakers. Non so se mi volevano davvero come coach, o viceversa volevano parlare di una possibile trade che coinvolgesse i nostri Caron Butler e Dwyane Wade. Quando poi Mitch Kupchak (general manager dei Lakers) mi richiamò, eravamo entrambi interessati a una trade: loro chiesero Lamar Odom, Caron Butler, Brian Grant e una futura prima scelta al Draft per Shaq. Ecco come lo abbiamo preso e poi abbiamo vinto il titolo Nba nel 2006. Per convincerlo a firmare con noi, Micky Arison (proprietario degli Heat) gli mise a disposizione uno yacht gigantesco, con almeno un letto adatto alla sua altezza. Alla fine il letto non era abbastanza grande, così lui dormì per più notti sul pavimento del salone sul ponte. Ormai sono trascorsi dieci anni, e da allora siamo diventati molto competitivi. Abbiamo cambiato la cultura di Miami. All'epoca venivamo da serie difficili contro i New York Knicks, con tre sconfitte consecutive ai playoffs".

Riley fa poi chiarezza sul cambio in panchina del dicembre 2015, quando fu lui, da presidente di Miami, a prendere il posto di coach Van Gundy: "Shaq non ha mai chiesto a Micky di esonerare Stan Van Gundy e di mettere me al suo posto. Ci sono state molte speculazioni su quella vicenda, la realtà è che io ero il presidente, sapevo di cosa aveva bisogno la squadra, e soprattutto sapevo che avremmo avuto a disposizione una finestra di due-tre anni per vincere, non di più. Perciò decisi di tornare ad allenare. Negli anni ho avuto discussioni con tutti i miei giocatori, sia superstar che Hall of Famers, ma è vero che quando Shaq andò via, non ci lasciammo di certo in buoni rapporti. Però fu la soluzione migliore per tutti". In coincidenza con l'induzione nella Hall of Fame di O'Neal, Riley ha già annunciato che i Miami Heat ritireranno la maglia numero trentadue di O'Neal, come fatto in passato solo per Alonzo Mourning e Tim Hardaway. D'altronde Shaq sarà l'unico giocatore Hall of Famer degli Heat dopo Gary Payton e lo stesso Mourning, in un'edizione che vedrà premiati anche campioni del calibro di Allen Iverson e Yao Ming. Ma Pat Riley non sarà presente alla cerimonia, trovandosi infatti in vacanza nel Mar Mediterraneo al fianco di Micky Arison. Forse i due, Shaq e Riley, non si sono lasciati benissimo, ma il tributo del vecchio Pat non poteva mancare: "Quando voleva dominare una gara e avere un impatto decisivo per vincere non c'era giocatore migliore di lui".