Tra una passeggiata ed un'altra, sulle rive del lago Michigan, chissà quante volte Jason Kidd avrà cercato, nel corso della scorsa stagione, un pizzico di serenità, di tranquillità, di quella fiducia apparentemente persa dai suoi Milwaukee Bucks rispetto alla precedente annata. Per fare il punto della situazione in Wisconsin è però necessario riavvolgere il nastro, tornando all'estate della firma dell'ex playmaker dei Dallas Mavericks - e di tante altre franchigie NBA - con i Bucks. Poche aspettative, nell'immediato. Poche pressioni, dalla piazza così come dei media, che puntualmente permisero ad un gruppo giovane, inesperto e sfacciato, di centrare il grossissimo bersaglio accedendo alla postseason. 

Risultato enorme, forse fin troppo per una squadra che aveva sì ambizioni di crescita, esponenziale, riguardo i suoi prospetti, ma non di immediato risultato. Il boomerang di quest'ultimo - complice anche l'innesto in squadra di Greg Monroe e del ritorno dall'infortunio di Jabari Parker - ha contribuito invece, nella passata stagione, ad alzare l'asticella delle ambizioni, di squadra così come di ogni singolo giocatore. Ne è scaturita, tirando le somme a fine anno, una stagione deludente, nella quale i Bucks hanno peggiorato - e non di poco - il record di 41 vittorie dell'annata precedente. I trentatrè successi confezionati da Middleton, Antetokounmpo e compagni sono fin troppo pochi per una squadra di questo genere, completa in ogni reparto e probabilmente anche nei ricambi, che però ha pagato lo scotto del noviziato e dell'ansia da prestazione. 

Jason Kidd, nel corso della stagione, ha cercato in più modi di scrollarsi dalle spalle - sue e dei ragazzi - quella scimmia che non ha permesso, spesso, nei finali di gara concitati di avere la meglio rispetto a chi, invece, di pressione non ne aveva. Attorno al Lago Michigan, Giannis e compagni si saranno più volte interrogati su cosa non sia andato per il verso giusto, trovando forse risposta in una latenza di personalità e di carattere, semplicemente fisiologia in un gruppo dall'età media tutt'altro che avanzata. Motivo per il quale, in vista della nuova stagione, quella passeggiata sulla riva del lago cittadino sarà servita, forse, a ritrovare fiducia, serenità ed un pizzico di fiducia. Inoltre, le mosse estive di John Hammond - GM dei Bucks - sono andate nella direzione di inserire in gruppo dei pretoriani in grado di indicare la strada agli scapestrati giovani nel momento decisivo della gara e della stagione stessa. 

Ad un gruppo che vanta oramai già due o tre stagioni sulle spalle, la dirigenza ha affiancato giocatori di carisma assoluto e di personalità, quali Mirza Teletovic, reduce da un'ottima stagione a Phoenix, Steve Novak, e soprattutto Matthew Dellavedova, campione in carica con i Cleveland Cavaliers e reduce da due Finals in altrettante stagioni. Innesti di assoluto valore, che contribuiranno non poco alla crescita del gruppo a disposizione di Kidd, soprattutto in quanto a mentalità e personalità. Tre acquisti che, rispetto alle precedenti due versioni di Kidd sul Lago Michigan permetteranno - soprattutto con le due ali prettamente perimetrali - di variare il gioco attorno a Parker e Monroe. All'ex centro dei Pistons è spesso mancata un'ala capace di aprirgli il campo per i suoi uno contro uno in post e Teletovic potrebbe rappresentare il perfetto giocatore che completa le sue caratteristiche. A Parker, e soprattutto Antetokounmpo - che merita discorso in separata sede nei prossimi giorni - verranno affidate le chiavi di un attacco che non si baserà più soltanto sulle capacità balistiche di Khris Middleton e sulla transizione, ma che punterà sulla equa distribuzione di punti e di assistenze. 

Insomma, il connubio tra giocatori giovani ed esperti sembra esserci, così come la quadratura tecnica e tattica del gruppo semrba essere completa ed equamente distribuita tra perimetro, pitturato, interni ed esterni. Starà a Kidd, adesso, trovare la giusta alchimia tra quintetto base e second unit, con la chiara intenzione però di fornire ad un gruppo che ambisce chiaramente ai playoff la giusta determinazione e voglia di riscatto, che stavolta non dovrà rivoltarsi contro. I Milwaukee Bucks, in una Eastern Conference che guarda sempre più vero l'equilibrio ed alla costanza, puntano forte verso la postseason perduta e dichiarano battaglia alla serratissima concorrenza.