La notte scorsa, Derrick Rose non ha potuto prendere parte al derby prestagionale dei suoi New York Knicks contro i Brooklyn Nets. Il giocatore nativo di Chicago era infatti a Los Angeles, sull'altra costa del Paese, per difendersi in prima persona nell'ambito della causa civile intentata contro di lui da una sua ex fiamma, che nell'agosto 2015 denunciò di essere stata prima drogata e poi violentata dall'ex stella dei Bulls e da due suoi amici. 

E' utile segnalare che si tratta di un processo civile e non di una causa penale, anche se il dipartimento di polizia di Los Angeles ha riaperto due settimane fa un'indagine per fare chiarezza sull'accaduto (dopo aver in un primo momento evitato di procedere perchè l'accusa della donna era stata formulata due anni dopo i fatti in contestazione). Nell'attuale procedimento, la richiesta dell'accusa è quella di un risarcimento danni dell'ammontare di oltre ventuno milioni di dollari. Rose ha testimoniato ieri davanti al tribunale di Los Angeles, per ribadire la propria versione dei fatti: non ci sarebbe stata alcuna violenza sessuale non condivisa dalla stessa vittima e accusatrice. La vicenda risale all'agosto del 2013 quando, stando alla ricostruzione della donna - Jane Doe il suo nome - Rose e suoi due amici, Randall Hampton e Ryan Allen, l'avrebbero prima drogata con dei drink evidentemente avvelenati, e in un secondo momento abussato di lei. Derrick Rose ha invece testimoniato ieri di non aver mai fatto violenza sulla ragazza senza il suo consenso, affermando che tra loro c'era invece una relazione che durava da due anni. La nuova stella dei Knicks ha negato ogni addebito, sostenuto anche da altri testimoni, suoi amici d'infanzia, che ne hanno avvalorato la versione. "Non ho fatto nulla di male - le parole di Rose - ogni rapporto sessuale avuto con la ragazza è sempre avvenuto con lei consenziente. Quella sera lei era particolarmente strana, ma non saprei dire se fosse ubriaca". La difesa del giocatore ha poi attaccato la donna per aver sporto denuncia solo a due anni di distanza dall'accaduto, allo scopo di trovare rivalsa in tribunale attraverso una richiesta di danni spropositata.

Il procedimento civile proseguirà lunedì dieci ottobre, e il verdetto sulla colpevolezza o meno di Rose ruoterà tutto intorno alla valutazione circa la condotta della donna, se consenziente o meno. Si tratta comunque di una causa che, anche se persa, non manderebbe in carcere il giocatore, ma lo costringerebbe a un risarcimento danni multimilionario (è ancora presto per capire se le indagini della polizia di Los Angeles condurranno invece anche a un processo penale). Intanto Rose ha dovuto già saltare due allenamenti e una partita prestagionale, quella vinta contro i Knicks la notte scorsa, e con ogni probabilità sarà fuori causa anche per la successiva (lunedì sera, contro i Washington Wizards). Dover gestire una situazione del genere non è certo l'ideale per il nuovo numero venticinque della squadra di Jeff Hornacek: "E' vero, Derrick ha saltato un paio di sedute in cui abbiamo insistito su alcuni concetti del nostro attacco - le parole dell'ex coach dei Phoenix Suns - ma è un ragazzo che conosce il gioco, quindi credo che comunque non dovrebbe avere problemi a inserirsi nel nostro sistema. Al momento per lui è meglio occuparsi di questa faccenda, rimanere a Los Angeles, partecipare al processo e tornare poi pienamente concentrato sulla pallacanestro. Quanto tutto ciò sarà finito, saremo pronti a riaccoglierlo. Certo, non è facile andare avanti e indietro dalla California, giocare una partita e poi prendere un volo e viceversa, ma ora deve solo preoccuparsi di mettere a posto le cose".