E' durata poco più di ventiquattro minuti la resistenza degli Oklahoma City Thunder di Billy Donovan e Russell Westbrook, che si inchinano alla ripresa travolgente dei Golden State Warriors ed allo strapotere, fisico, tecnico ed atletico, dei ragazzi della baia, trascinati dall'ex dal dente leggermente avvelenato Kevin Durant. L'ex Thunder infila 40 punti, prendendo per mano i suoi nel decisivo terzo quarto, nel quale in collaborazione con Klay Thompson piazzano il break decisivo che taglia le gambe agli ospiti spaccando in due la contesa. Palle perse ed errori da oltre l'arco dei tre punti condizionano la gara della squadra di Donovan, che si scioglie progressivamente con il passare dei minuti fino al crollo finale. 

Ritmi alti e ottime percentuali di tiro in avvio, con Oladipo che risponde all'aggressività dei Warriors. Così come fatto contro i Cavaliers, i padroni di casa provano fin dalle prime battute ad imprimere i propri tempi di gioco all'incontro, anche se questi ultimi calzano maggiormente a pennello per gli ospiti piuttosto che per i campioni in carica: arriva, infatti, la risposta, con Sabonis, Westbrook e l'innesto di Kanter che mettono un freno all'inerzia che andava spostandosi dalla parte di Golden State. I Warriors mantengono sì il controllo della sfida, ma sempre di misura, con i Thunder che alternano discreti possessi sia in attacco che in difesa a banali palle perse, seppur controllandone il numero. Alla prima sirena regna l'equilibrio, con l'asse Westbrook-Kanter che risponde alle bordate di Curry

Sonnecchia Durant, che a gattoni entra nel match, senza quasi mai usare la prepotenza. Di contro, il lungo turco mette in seria difficoltà i rivali di casa, propiziando l'allungo di sette lunghezze degli ospiti ad inizio seconda frazione. West risponde con la stessa moneta dalla parte opposta, sfruttando al meglio l'impatto, buono, della second-unit di Kerr. Durant prova a mettersi in proprio, costruendosi tiri e ritmo congeniali soltanto a lui stesso, ma i Thunder sono in partita e riescono, con Oladipo prima e Westbrook nel finale, a contenere il passivo andando a riposo in perfetta parità a quota 56. 

Quanto di buono fatto nel primo tempo viene cancellato da un pessimo approccio nella ripresa: nemmeno il tempo di tornare sul parquet che i Warriors confezionano il 7-0 di parziale che, in tre minuti, tramortisce gli ospiti. La tripla di Sabonis, illusoria, non spezza l'inerzia agli Splash Brothers, con Durant che cavalca il crescente entusiasmo per dare il là alla pioggia di triple che si abbatte sui Thunder: prima lui, poi in rapida successione Thompson e Curry scavano il solco nel punteggio, mettendo dieci punti di scarto tra le squadre. Oklahoma vacilla, stavolta non risponde, e va in confusione: Westbrook perde palloni a raffica, forzando al tiro e nel passaggio, mentre altre due triple di Durant tagliano definitivamente le gambe agli ospiti prima dell'ultimo intervallo (93-78).

E' di fatto il break che decide l'incontro: Iguodala, con due canestri di fila, e Thompson, con il missile dalla distanza, mettono fine ai giochi. Gli ultimi minuti di gioco sono in discesa per i vice campioni in carica, che gestiscono al meglio vantaggio ed energie fisiche, con Durant che rifinisce il suo bottino fino a toccare quota quaranta prima della sirena conclusiva.