Se il Draft 2015 aveva offerto alla NBA talenti come Karl Anthony Towns, Kristaps Porzingis, Devin Booker, Jahlil Okafor (da non considerare questa stagione del centro in forza ai 76ers), Myles Turner e D'Angelo Russell, pronti per avere un impatto positivo sulle gare delle proprie squadre, dal Draft del 2016 per ora non è uscito ancora un giocatore franchigia, ma solo buoni role player. Un esempio su tutti è Malcom Brgodon, trentaseiesima scelta dei Milwaukee Bucks, da Virginia University. Mentre il miglior rookie, su tutti, come già sappiamo, viene dal Draft 2014 ed è la star dei Philadelphia 76ers, Joel Embiid, che sta ribaltando letteralmente le sorti della franchigia. Adesso andiamo a vedere i top e i flop e le sorprese tra i rookie presenti nella lega, partendo dalle dieci migliori matricole della lega.

1. Joel Embiid, Philadelphia 76ers

Se c'è stata una scelta fatta bene dai Philadelphia 76ers negli ultimi cinque anni, è stata quella di aspettare, soprattutto se riguardiamo indietro al draft del 2014, dove i Sixers avevano selezionato con la terza scelta assoluta Joel Embiid, freshmen da Kansas che però si presentava in questo draft già rotto. I 76ers hanno avuto fiducia nel talento camerunense, aspettandolo per ben due anni. Due anni tremendi per il centro di Philadelphia, che oltre ai vari infortuni ha dovuto affrontare anche la morte del fratello; eventi che tuttavia hanno contribuito nella formazione caratteriale di Embiid, che adesso sul parquet si diverte e fa divertire non solo i fan di Philadelphia, ma tutti gli appassionati del pianeta NBA con le sue giocate su entrambe le parti di campo. Embiid sta viaggiando con medie paurose per un rookie. Infatti il centro mette di media a referto 20.2 punti contornati da 7.8 rimbalzi, 2.5 stoppate a partita ed anche 2.1 assist a partita. Numeri che avevano permesso al centro di essere considerato per un posto per l'All Star Game. Joel ha appena iniziato a giocare e l'attesa ne è valsa la pena, il futuro per lui è più che luminoso in questa lega, dopo aver passato l'inferno nei due anni precedenti a questo.

2. Malcom Brogdon, Milwaukee Bucks

La prima sorpresa di questa classifica. I numeri parlano da soli per Brogdon, che scelto alla trentaseiesima scelta per i Milwaukee Bucks si sta ritagliando un ruolo ben preciso nella squadra di coach Jason Kidd. Dopo quattro anni alla Virginia University, Brogdon è approdato in NBA ed ha avuto la fortuna di capitare in una organizzazione che punta sui giovani come i Bucks. La guardia, al servizio di Jason Kidd, sta viaggiando a 9.4 punti a contesa (primo tra tutti i giocatori scelti nel 2016) con il 43.8% dal campo, 4.2 assist (primo tra i rookie), 2.7 rimbalzi e 1.2 palle recuperate a partita. Numeri che fanno ritornare ad Adam Silver la domanda che si pone da qualche anno, "Davvero giova ai giocatori rendersi eleggibili dopo solo un anno di college?". Certo che quelli di Brogdon non sono numeri da giocatore di franchigia, ma sono numeri che qualsiasi coach NBA vorrebbe da un suo giocatore dalla panchina. Brogdon per ora è sceso in campo in tutte le cinquantacinque partite dei Bucks, ed è stato schierato per dodici volte nello starting five. Insieme ai suoi Bucks è coinvolto nella rincorsa ai playoffs e vedremo se anche grazie al suo contributo dalla panchina, Milwaukee riuscirà a raggiungere una delle ultime piazze disponibili per accedere alla post season.

Malcolm Brogdon in azione - Foto FanSided
Malcolm Brogdon in azione - Foto FanSided

3. Dario Saric, Philadephia 76ers

Tornando al discorso che avevamo fatto prima del saper aspettare, i Sixers hanno saputo fare altrettanto anche con il giovane croato. Acquisito nel Draft del 2014 scambiando la scelta con gli Orlando Magic, Saric ha passato gli ultimi due anni all'Efes Pilsen in Turchia, prima di approdare in NBA. Dopo un inizio difficile, dove comunque aveva fatto intravedere gli sprazzi del suo talento, Saric si sta confermando un ottimo giocatore soprattutto dopo un mese di febbraio strepitoso. In stagione sta viaggiando a 10.8 punti di media, 5.9 rimbalzi, 1.8 assist, mentre nel mese di febbraio ha viaggiato con 16 punti di media, 6.8 rimbalzi, 2.1 assist di media: numeri impressionanti che permettono ai Sixers di poter finalmente sognare un futuro più che radioso. Infatti insieme al croato ed Embiid, si andrà aggiungere Ben Simmons, prima scelta del draft 2016, che se non deluderà le aspettative, sarà uno dei pilastri di questa lega. 

4. Buddy Hield, New Orleans Pelicans/Sacramento Kings

Il rookie da Oklahoma University è stato appena ceduto ai Sacramento Kings nell'affare che ha portato DeMarrcus Cousins ai New Orleans Pelicans. Hield durante le sue cinquantasette partite in maglia Pelicans, in cui è partito da titolare per ben trentasette volte, ha calcato il parquet per 20.4 minuti di media, viaggiando con 8.6 punti, 2.9 rimbalzi, 1.4 assist di media. Di certo la dirigenza dei Pelicans si aspettava un impatto più esplosivo ed immediato da Hield dopo il talento offensivo che si era visto al college. Purtroppo per lui, però, il passaggio a Sacramento potrebbe non essere dei migliori per il suo futuro, dal momento in cui i Kings hanno uno staff non molto avvezzo a sviluppare il talento delle giovani guardie. Infatti, se vediamo le ultime guardie selezionate al draft dai Kings, possiamo notare che non sono riuscite ad intraprendere una gran carriera nella NBA. Vari sono gli esempi, come Jimmer Fredette esplosivo talento di BYU che si è rivelato un vero e proprio bust nella NBA, per poi finire al più recente Ben McLemore, da molti definito il nuovo Ray Allen quando uscì da Kansas, che ora lotta per un posto in quintetto. Ai tifosi dei Kings quindi, non resta che sperare che Hield ribalti questa tendenza, 

5. Marquese Chriss, Phoenix Suns

I Suns sono in preda ad un'altra stagione deludente ed oltre al solito Devin Booker, l'unico raggio di sole è Marquesse Chriss rookie da Washington University che sta facendo bene in Arizona e che spesso delizia la platea con le sue giocate da Top 10 sopra al ferro. Chriss sta viaggiando con la media di 7.6 punti, 3.5 rimbalzi di media partendo titolare in cinquanta delle cinquantasette presenze con i Suns. Nelle ultime cinque partite non ha giocato più di ventiquattro minuti ed in ognuna di queste cinque partite ha realizzato almeno una stoppata.

Marquese Chriss ed una delle sue schiacciate - Foto Arizona Sports
Marquese Chriss ed una delle sue schiacciate - Foto Arizona Sports

6. Jamal Murray, Denver Nuggets

Esplosivo e discontinuo come pochi, Jamal Murray, MVP del Rising Stars Challenge, sta viaggiando con ottime. Il play canadese produce 8.9 punti, 2.5 rimbalzi, 1.8 assist, in venti minuti di media sul parquet. Se c'è una pecca del play canadese, quella è la discontinuità, che ricorda molto quella del suo compagno di reparto, Emmanuel Mudiay. Nell'ultimo mese per il canadese sono più le partite positive che quelle negative. Nel mese di febbraio infatti, il prodotto di Kentucky sta viaggiando con la media di 12,3 punti, mettendo in gioco il suo grandissimo talento offensivo.

7. Brandon Ingram, Los Angeles Lakers

Al settimo posto troviamo la seconda scelta del Draft 2016, Brandon Ingram, ala dei Los Angeles Lakers. Molti l'avrebbero visto più giù in questa classifica, ma con l'ala dei Lakers non bisogna essere così severi nel giudizio, visto che era prevedibile la sua discontinuità data la stazza mingherlina con la quale si è presentato nella Lega. A mettere ulteriori aspettative sull'ala dei Lakers, è stato l'impietoso paragone con Kevin Durant. Certo, magari un giorno Ingram diventerà come Durant, ma quel giorno al momento sembra molto lontano. Molti sono i limiti dimostrati dall'ex Duke nella sua breve esperienza in NBA, soprattutto l'adattamento alla fisicità dei giocatori NBA è sembrato burrascoso quanto problematico. Ingram sta viaggiando con la media di 8 punti con un povero 36.2% dal campo, 4.1 rimbalzi ed 1.9 assoist in 27.7 minuti sul parquet. Vedremo se dopo la pausa per l'All Star Game riuscirà ad esplodere o a mantenersi su questi livelli, almeno per questa stagione.

8. Willy Hernangomez, New York Knicks

Stagione travagliata quella dei New York Knicks, ma se c'è una nota positiva, quella è la crescita di Willy Hernangomez, centro spagnolo, che si sta guadagnando un posto fisso nello starting Five di coach Hornacek. La trentacinquesima scelta del Draft 2015 a inizio stagione ha fatico ad entrare nei schemi dei Knicks, ma nell'ultimo mese, ha avuto una crescita esponenziale, guadagnandosi uno spot da titolare a scapito di Kyle O'Quinn. Il centro spagnolo in stagione viaggia a 6.6 punti, 5.9 rimbalzi, 1 assist in 15.7 minuti di media sul parquet. Nell'ultimo mese i suoi numeri sono cresciuti e di conseguenza è cresciuto il suo minutaggio: infatti, nel mese di febbraio, sta confezionando la media di 11 punti, 9.4 rimbalzi, 2 assist in poco più di 24 minuti di impiego.

9. Isaiah Whithead / Caris Lavert, Brooklyn Nets

Una franchigia, un disastro, i Brooklyn Nets. Al momento hanno conquistato solo nove vittorie e a fine stagione non verranno nemeno ricompensati con una scelta alta al draft, visto che fu ceduta nell'affare, se così lo si può definire, che portò Paul Pierce e Kevin Garnett a Brooklyn. Le uniche note positive di questa stagione sono i due rookie. Il primo Isaiah Whithead, talento di Coney Island, che è secondo tra i rookie per assist distribuiti e che viaggia con la media di 7 punti, 2.4 rimbalzi e 2.9 assist in 21.8 minuti di impiego, partendo per ventisei volte titolare sulle quarantotto apparizioni sul parquet. Whithead lo possiamo considerare una delle rubate di questo draft, visto che è stato la cinquantacinquesima scelta. Staremo a vedere se i Nets sapranno sviluppare al meglio il talento di questo ragazzo. La seconda nota positiva è Caris Lavert, rookie da Michigan, che colleziona 6.9 punti, 2.8 rimbalzi e 1.9 assist a partita, con la media di venti minuti sul parquet. Lavert si sta dimostrando un ottimo role player ed in questi Nets e sta scalando le gerarchie di coach Kenny Atkinson.

10. Pascal Siakam, Toronto Raptors

L'ultima sorpresa di questo draft è Pascal Siakam: il centro selezionato con ventisettesima scelta dell'ultimo draft è diventato un giocatore importantissimo nelle rotazioni dei Toronto Raptors di coach Dwane Casey. Siakam è partito titolare in trentotto delle sue quarantotto apparizioni in NBA e sta viaggiando con la media di 4.4 punti con un ottimo 50,3% dal campo, 3.5 rimbalzi e quasi una stoppata a partita. Inoltre Casey impiega Siakam per quasi diciasette minuti a partita ed è stato una bella sorpresa nel draft delòla franchigia canadese.

Pascal Siakam, centro dei Raptors - Toronto Stars
Pascal Siakam, centro dei Raptors - Foto Toronto Star

Honorable Mentions - Ivica Zubac, Los Angeles Lakers / Domantas Sabonis, Oklahoma City Thunder / Jaylen Brown, Boston Celtics

Partiamo dal centro dei Lakers. Zubac poteva essere in questa Top 10 se fosse stato stato impiegato di più da coach Luke Walton. Infatti ha giocato solo ventitré gare in canotta gialloviola, di cui una da titolare. Il centro bosniaco in queste partite ha viaggiato con la media di 5.8 punti con un ottimo 50.4%, 3.9 rimbalzi e quasi una stoppata in poco più di tredici minuti di utilizzo. Se Zubac non ha giocato di più in questa stagione, gran merito va allo staff dei Lakers, che saggiamente hanno deciso di farlo giocare coi Los Angeles Defenders, in D-League, lega di sviluppo della NBA. Dopo la breve esperienza in D-League, è riuscito a dare il suo contributo anche sui parquet della NBA. 

La seconda menzione d'onore va a Domantas Sabonis. Figlio della leggenda Arvydas Sabonis, il centro degli Oklahoma City Thunder, si sta dimostrando un ottimo titolare. Sabonis fa il suo dovere e niente di più, prende solo sei tiri a gara e viaggia con la media di 6.1 punti con il 40.3% dal campo, 3.7 rimbalzi e 1.1 assist a partita. L'ala grande viene utilizzata per 21.7 minuti di media sul parquet ed è partito sempre titolare nelle sue 57 gare in NBA.  

La terza ed ultima menzione d'onore va alla terza scelta dell'ultimo draft, Jaylen Brown. L'ala piccola dal''università della California viene impiegato poco più di quindici minuti sul parquet e nonostante ciò riesce sempre a dare il suo contributo a coach Brad Stevens mettendo a referto 5.7 punti e 2.6 rimbalzi a sera. Sicuramente nel suo anno da sophomore crescerà il suo minutaggio, come coach Stevens ci ha abituato con i suoi rookie.

Adesso passiamo alle cinque delusioni più grandi del Draft NBA 2016.

1. Dragan Bender, Phoenix Suns

I Phoenix Suns hanno approcciato il recente draft alla ricerca del loro personalissimo Kristaps Porzingis, selezionando con la scelta numero quattro Dragan Bender. Ed invece quel che si ricava dopo i primi mesi di gioco è che, per ora, è risultata essere una scelta inutile. Bender dall'inizio della stagione ha visto pochissimo il campo, e quando è riuscito a scendere sul parquet non ha dato tutto questo contributo. In 12.7 minuti di impiego è riuscito a produrre di media 3.2 punti, con un pessimo 37.1% dal campo, e 2.2 rimbalzi, deludendo, per ora, le aspettative della dirigenza dei Suns. Ultima sfiga per Dragan, l'infortunio che lo terrà fuori per circa sei settimane.

2. Kris Dunn, Minnesota Timberwolves

Dopo l'infortunio di Ben Simmons, molti davano Dunn come possibile vincitore del Rookie of The Year, premio per la migliore matricola della lega. Ma quella di Dunn, per ora, è stata tutt'altro che una stagione esaltante, proprio come la stagione dei suoi Minnesota Timberwolves. Da una parte c'è da dire che la storia ci racconta che i rookie sotto la guida di coach Thibodeau, il primo anno, è di solo apprendistato, dall'altra parte c'è il fatto che Dunn gioca più di sedici minuti a gara ed in quei sedici e passa minuti riesce a produrre solo 3.6 punti con uno scarso 36.3% dal compo, 2.5 assist e 2.2 rimbalzi. Di certo sarebbe inutile condannare Dunn già a bidone, ma la sua stagione da matricola è ben al di sotto delle aspettative.

Kris Dunn, guardia dei Minnesota Timberwolves - Foto Hoops Habit
Kris Dunn, guardia dei Minnesota Timberwolves - Foto Hoops Habit

3. Taurean Prince, Atlanta Hawks

Al terzo posto di questa mini classifica troviamo l'ala degli Atlanta Hawks, Taurean Prince. Atlanta per accaparrarsi le prestazioni del talento da Baylor, ha ceduto Teague in una trade a tre squadre con Utah Jazz e Indiana Pacers. Tuttavia Prince in questa stagione non è riuscito, per ora, ha trovare molto spazio. Infatti viene utilizzato solamente la media di 10.7 minuti a partita ed in quei dieci minuti ha la media di 3.5 punti con il 36.9% dal campo, 2 rimbalzi e 0.6 assist. Spesso Taurean viene utilizzato esclusivamente nel garbage time, ed adesso nelle rotazioni di coach Budenholzer è stato scavalcato dall'altro rookie, DeAndre Bembry.

4. Denzel Valentine, Chicago Bulls

Nei discontinui Chicago Bulls del più che criticato coach Fred Hoiberg, c'è un giocatore che fatica a trovare minutaggio. Scelto al draft con la numero quattordici, Denzel Valentine doveva essere il perfetto sostituto di Dwane Wade ed invece anch'egli non è riuscito a soddisfare le esigenze del suo allenatore, che spesso lo confina in panchina. Hoiberg coinvolge Valentine per poco più di dodici minuti sul parquet, e la guardia da Michigan State riesce a produrre solo 3.4 punti con il 31.9% dal campo, 1.7 rimbalzi, 0.7 assist. Colui che sembrava uno dei più NBA ready di questo draft si sta dimostrando una delusione.

5. Jakob Poletl, Toronto Raptors

Il centro austriaco, Jakob Poeltl di certo non è un bust, ma ce lo aspettavamo più pronto per la NBA. All'ultimo posto di questa mini classifica, l'intento era mettere Henry Ellenson, il rookie dei Detroit Pistons, ma visto che Ellenson il campo non l'ha quasi mai visto, abbiamo deciso di propendere per l'europeo Poeltl. Scelto alla numero nove dai Toronto Raptors, Poeltl sembrava per stazza uno dei più pronti a giocare in NBA. Ma la sua lentezza ha costretto lo staff canadese a confinarlo in D-League per probabilmente prepararlo all'anno prossimo. Come detto in precedenza i numeri di Poeltl rapportati ai minuti in campo non sono di certo da bust, tanto è vero che è comunque sceso in campo coi Raptors per ben trentadue volte e quattro volte è partito da titolare. L'austriaco viene impiegato in media 10.8 minuti, in cui è riuscito a tenere la media dei 2.3 punti con il 50.0% dal campo e 2.8 rimbalzi a partita. La speranza è quella di vedere, almeno l'anno prossimo, il prodotto di Utah più spesso sul parquet e più incisivo sulle gare per far capire ai Raptors che non è stata una scelta sprecata.