A cinque minuti e sedici secondi dalla fine del quarto quarto, Paul Pierce ha appena segnato un jumper in step-back per il 94-76 in favore dei Los Angeles Clippers contro i Sacramento Kings allo Staples Center. Al termine della partita, il risultato recita però 97-98. Nessun refuso, ma solo una clamorosa rimonta subita dalla squadra di Doc Rivers, con conseguente sconfitta contro una delle peggiori compagini della lega, con l'appendice dell'errore al tiro allo scadere del leader Chris Paul. C

Chris Paul contro i Kings. Photo credit: Jacob Gonzalez

Negli anni i Clippers ci hanno abituati a sconfitte inattese, a risultati paradossali, e quella di stanotte contro i Kings è solo l'ultima di una lunga serie. Che, però, fa sorgere degli interrogativi. Lob City era reduce da un importante successo casalingo sugli Utah Jazz, contro cui è aperta la lotta per il quarto posto (e conseguente vantaggio del fattore campo nel primo turno dei playoff) nel ranking della Western Conference. Un calo di tensione come quello registrato è in realtà stato una costante di tutta la regular season della franchigia di proprietà di Steve Ballmer, alle prese con gli infortuni di Paul e Griffin, lontana dai vertici dell'Ovest, appannaggio di Golden State Warriors e San Antonio Spurs. I Clips sono con ogni probabilità all'ultimo ballo: un now or never in cui anche Doc Rivers, coach e general manager, si gioca tutto. L'ex allenatore dei Boston Celtics ha già annunciato di voler concedere quest'estate il massimo salariale a Chris Paul, in scadenza il trenta giugno, ma dovrebbe poi fare a meno di Blake Griffin (altro free agent) e rivedere il suo roster in caso di nuovo fallimento ai playoff. Questi Clippers non sembrano in grado di cambiare volto durante la postseason: troppe contraddizioni offensive, troppo disattenzioni difensive, la sensazione costante di essere degli incompiuti. Ma potrebbero anche trovare ritmo e convinzione strada facendo, come accaduto lo scorso anno agli Oklahoma City Thunder di Billy Donovan, arresisi sul più bello nel loro cammino verso le Finals. 

Blake Griffin in azione contro i Kings. Fonte: Danny Moloshok /AP

In attesa di cambiare registro da metà aprile in poi, Rivers deve intanto fronteggiare l'infortunio alla caviglia di J.J. Redick, ieri out contro i Kings. L'ex giocatore degli Orlando Magic è un uomo fondamentale per la sua squadra, unico vero tiratore di uno schieramento che spesso si ingolfa verso il centro dell'area. Ma al termine del k.o. contro Sacramento, nessuno aveva gran voglia di parlare in casa Clippers, nè di cercare alibi: "Probabilmente è la peggior sconfitta della mia carriera in regular season - dice un affranto Chris Paul ai taccuini del Los Angeles Times - nel finale mi sarei dovuto prendere maggiori responsabilità, tirare invece di passare la palla ad Austin, che era marcato (CP3 si riferisce a una violazione di ventiquattro secondi avvenuta a 1'11" dal gong, ndr). Nell'ultima azione invece ero pronto, ho ricevuto dalla rimessa. Quello il mio tiro, ma purtroppo non è entrato". Fa mea culpa Blake Griffin: "Già contro i Dallas Mavericks pochi giorni fa eravamo incappati in un brutto k.o. Sono partite che dovrebbero significare molto più per noi che per questo tipo di avversari. Siamo noi quelli che giocano ancora per qualcosa, invece oggi sembrava l'opposto. Ma ormai è un capitolo chiuso, non ci resta che guardare avanti e pensare al futuro". Un futuro di cui il numero trentadue potrebbe non fare più parte, ma che a breve termine esige il suo contributo, per non lasciare nulla di intentato nell'ultima cavalcata del gruppo denominato Lob City verso le NBA Finals.

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Andrea Russo Spena
Laureato in giurisprudenza, con una passione senza confini per lo sport. [email protected]