Ad altissimi livelli, quando il gioco si fa duro, la differenza tra una squadra vincente e un'altra la fanno i dettagli, che segnano il delta tra il successo e la sconfitta, in una serie alle sette gare e altresì in una gara singola. La prima sfida andata in scena alla Oracle Arena di Oakland ha visto i padroni di casa dei Golden State Warriors soffrire, e non poco, contro la serata di grazia dei frombolieri dei Portland Trail Blazers, soprattutto nei primi tre quarti: Damian Lillard e Cj McCollum mettono a dura prova la resistenza dei ragazzi della baia, costretti a ricorrere all'artiglieria pesante per mandare in archivio gara-1 dei quarti di Finale di Conference. 

All'arrembaggio, il motto dei Blazers che scendono in campo sul parquet nemico. McCollum e Lillard si fanno beffe della difesa dei padroni di casa, tenendo a galla da soli gli ospiti nel primo tempo. Non è una questione di mancato approccio della retroguardia dei vice campioni in carica, ma è semplicemente un ottimo attacco, fatto da clamorose individualità, in serata di grazia, che supera una difesa sì attenta, ma non impeccabile nel chiudere le iniziative dei rivali. Di contro, i soliti Warriors, capaci di sfruttare a piacimento le iniziative di Curry e di Durant, ma che stentano ad infiammarsi, come generalmente avviene nelle serate di gala. Stesso dicasi per la second unit di Kerr, frustrata sul nascere dalla intensissima difesa dei Blazers. Il segreto di Rip City è quello di riuscire - per quanto possibile - a frenare l'entusiasmo casalingo, oltre a smorzare con fisico e tenacia, tutti i tagli senza palla di Thompson - spaesato - e soci. Ne scaturisce una gara equilibrata, fatta di parziali e controbreak minimi, condizionati dalle sfuriate personali di McCollum da una parte e del collettivo dall'altra. 

La sensazione, tuttavia, è che la coppia d'oro di coach Stotts possa calare di intensità e soprattutto di rendimento, in termini di percentuali, da un momento ad un altro, cosa che tuttavia non avviene nemmeno in avvio di terzo quarto. L'inizio della ripresa ripercorre infatti, per sommi capi, il corso del primo tempo, con Golden State che stenta a trovare le chiavi per risolvere il rebus McCollum. Con il passare dei minuti Portland trova fondamentale apporto anche dal supporting cast, con Harkless, Turner e Vonleh, che consentono ai Blazers non solo di restare a galla nel punteggio, ma di impensierire seriamente la leadership degli ex campioni in carica.

L'88 pari alla sirena che separa terzo e quarto periodo suona una sorta di sveglia naturale in casa Golden State, con Kerr che trova in corso d'opera la soluzione per risolvere l'enigma: i Warriors tornano a giocare maggiormente di squadra in attacco, eliminando dannosi ed infruttuosi palleggi, alternando alle solite conclusioni dal perimetro dei tagli perfetti che la difesa ospite non riesce a controllare. Le percentuali da oltre l'arco obbligano la difesa di Stotts a non adeguarsi a centro area, lasciandola sguarnita per le scorribande di Clark, Green e di un sontuoso McGee. Già, JaVale risulta fondamentale nel parziale conclusivo che da il là al successo: due stoppate fanno letteralmente esplodere la polveriera della Oracle Arena, mandando in visibilio i fan e caricando a molla Curry e soci, implacabili in transizione. 

Dalla parte opposta, spalle a canestro, i Warriors approfittano del fisiologico calo di McCollum e Lillard, chiudendo i rifornimenti alle maggiori bocche da fuoco rivali e riempendo il pitturato negando tutte le penetrazioni ai rivali. Ne scaturiscono miriadi di palle recuperate, con l'energia dei padroni di casa che non cala minimamente e contribuisce al parziale conclusivo che tramortisce i Blazers, tagliandogli definitivamente le gambe. Gara-1 è dei Golden State Warriors, non senza patemi, con Portland che ha dato praticamente tutto per provare ad indirizzare positivamente la serie fin dal principio. Motivo per il quale, non essendoci riuscita e non avendo moltissime armi in faretra con le quali contrastare lo strapotere fisico e tecnico dei Warriors, la situazione inizia già a diventare preoccupante per le sorti della serie stessa.