La prima squadra ad alzare bandiara bianca, in questi playoffs NBA, è stata Indiana, sconfitta 4-0 dai campioni in carica, i Cleveland Cavaliers, guidati da 'Sua Maestà' LeBron James. E' stato, però, uno sweep menzogniero, in quanto in tutte e quattro le gare i Pacers sono stati capaci di restare in partita, fino agli ultimi secondi, senza però vincerne una. Il decimo 'cappotto' della carriera del Prescelto è però da analizzare a fondo, in quanto il risultato non rende chiaro il reale andamento degli avvenimenti sul parquet. Abbiamo assistito a quattro gare decise da appena 16 punti complessivi (è stato lo sweep col più ridotto scarto nel punteggio di sempre, nell'intera storia dell'NBA), con un finale thriller in Gara 1, deciso all’ultimo tiro dopo che i Cavs si erano trovati a condurre di 12 lunghezze, confermando la cronica discontinuità della franchigia dell'Ohio, evidenziata soprattutto nella seconda parte di stagione regolare. In Gara 3, sono stati i Pacers a dilapidare un sostanzioso vantaggio, di ben 25 punti, alla Bankers Life Fieldhouse, davanti al proprio pubblico. Sembrava l’occasione giusta per riaprire la serie, ma Lebron James non è stato d'accordo ed  i suoi 41 punti, 13 rimbalzi e 12 assist hanno invertito l’inerzia della partita, spazzando via dal campo un'inerme Indy. In questa girandola di parziali e contro-parziali, emozioni e colpi di scena, in Gara 4 è stata Cleveland ad andare avanti di 13 lunghezze, e condurre le operazioni per gran parte della contesa, prima di alzare il piede dall'acceleratore troppo presto e ritrovarsi ad inseguire gli avversari con 1:31 sul cronometro dell’ultimo e decisivo quarto. Qui, l'uomo dalle mille e più risorse, King James, ha tolto le castagne dal fuoco ai Cavs, rendendo realtà, assoluta verità, il 4-0 con cui è stata archiviata la serie.

Indiana è giunta alla post season con la seed numero 7, a coronamento di una stagione che si è rivelata ben al di sotto delle aspettative che contornavano la squadra di coach Nate McMillan ai nastri di partenza della RS. Un record di squadra di poco superiore al 50% - 42 vittorie e 40 sconfitte - e di conseguenza non un biglietto da visita irresistibile che potesse far pensare ad Indiana come la possibile sorpresa della post season. Playoff a lungo inseguiti, ed acciuffati solo nelle ultime cinque gare, in cui sono arrivate altrettante vittorie, e nella serie contro i Cavs si sono viste tutte le crepe della squadra di Larry Bird. Gruppo talentuoso, ma molto, troppo discontinuo. La stella, Paul George, si è acceso ad intermittenza, spesso scomparendo dal campo nei momenti chiave delle gare. In gara 4, ad esempio, è stato uno dei peggiori, chiudendo la partita 'della vita' per la sua squadra con appena 15 punti ed un misero 5 su 21 dal campo. Potrebbe essere stata la sua ultima esibizione in maglia Pacers, infatti gira più di qualche voce che vedrebbe PG13 vicino ad indossare i colori gialloviola dei Los Angeles Lakers nella prossima stagione, ed addirittura il talento di Palmdale avrebbe già comprato casa nella 'città degli angeli'.

Intorno a George, il materiale quest'anno non è stato assolutamente modesto. Un buon nucleo, però non plasmato nel migliore dei modi dall'head coach McMillan. Ciò è stato reso visibile anche in alcuni frangenti di gara, nella serie contro i Cavaliers. Poca propensione al gioco di squadra, circolazione di palla ai minimi termini e tanta confusione. Jeff Teague, che sulle sue spalle pendeva lo status di 'Profeta in Patria' , non ha dato quello che ci si aspettava, ha stentato, e di conseguenza, quando colui che è incaricato del playmaking di squadra singhiozza, tutto il complesso ne risente. Sarà free-agent questa estate, dunque dovrà decidere nei prossimi mesi il suo futuro. Un discreto apporto è stato offerto da Glen Robinson III, Thaddeus Young e Lance Stephenson, con quest'ultimo firmato dalla dirigenza a stagione, soprattutto per plasmare maggiormente l'identità di squadra ed avere un leader carismatico negli spogliatoi. In gara4 è risultato, però, anche il primo violino offensivo dei suoi, ma i 22 punti fatturati in faccia a LeBron James e soci non sono valsi la dilatazione della serie playoff. L'anello debole dei Pacers è stato il rendimento sotto canestro della coppia di pivot Myles Turner e Kevin Seraphin. Se dal secondo ci si attendeva, obiettivamente, poco, dal nativo di Bedford dovevano arrivare punti, rimbalzi e tanto altro che non passa per le statistiche ufficiali della lega. Il classe 1996 è stato però una 'comparsa', ha sofferto le pressioni e si è trovato perennemente in difficoltà contro il suo dirimpettaio Tristan Thompson, l'unico in grado di proteggere il ferro tra le fila dei Cavs.

Dalle parti di Indianapolis sarà una lunga e bollente offseason. Ad oggi risulta complicato ipotizzare le scelte che il proprietario Larry Bird ed il suo GM Kevin Pritchard prenderanno per risollevare i Pacers. Titolari della 18 pick al prossimo Draft, che promette scintille se solo si da una spulciata ai nomi degli eleggibili, il franchise coach si troverà davanti ad un bivio: rifirmare Jeff Teague e proseguire con il nucleo di squadra che quest'anno ha balbettato, oppure procedere con l'opera di rebuilding, DANDO IL Là, quindi, ad un cambiamento più drastico del proprio roster. Sullo sfondo, la vicenda Paul George, ambito da più di mezza lega. Cosa ne sarà degli Indiana Pacers?