Sappiamo che nonostante la giovane età Brad Stevens è già uno degli allenatori più stimati dell'intera Nba, e in particolare si è contraddistinto in più di un'occasione per la propria capacità di disegnare nei time-out giochi che poi portano canestri pesantissimi alla propria squadra. E la storia si è ripetuta stanotte a Cleveland, dove a farne le spese sono stati proprio i campioni in carica. Ripercorriamo allora, uno alla volta, i tre possessi gestiti dai Celtics nell'ultimo minuto della vittoria di gara-3.

1) 54.9 secondi, Boston +1 (104-103)

Bradley è l'uomo incaricato di effettuare la rimessa, e tenete d'occhio Horford, in quanto il gioco è disegnato per lui. Il lungo ex Hawks prima va a bloccare verticalmente per Crowder:

Poi porta un blocco orizzontale per Smart:

Ma tutto questo serve solo a consentirgli una ricezione dinamica e soprattutto discretamente profonda.

Se infatti si fosse semplicemente limitato a chiedere palla in post da fermo, tutta la difesa avrebbe capito le intenzioni dell'attacco. Invece così facendo la difesa si aspetta che la palla possa arrivare ad esempio a Smart, che dopo il blocco di Horford ne sfrutta anche un altro di Jerebko. Una volta che la palla arriva in post al lungo dominicano, i compagni di squadra gli lasciano un quarto di campo libero e lui lo sfrutta andando a segnare contro Thompson, che più che altro vuole evitare di regalargli due tiri liberi.

2) 36.3 secondi, parità (106-106)

In una situazione di tempo simile, c'è chi si affida ai calcoli e ritiene che sia più produttivo tentare il cosiddetto "2 per 1", ovvero prendere due tiri laddove l'avversario a meno di rimbalzo in attacco potrà prenderne uno solo; e c'è chi piuttosto che rischiare magari di forzare un brutto tiro solo per avere l'ultimo possesso, preferisce avere un attacco più ragionato anche a costo di lasciare l'ultimo tiro agli avversari. Brad Stevens risolve il problema costruendo un buon tiro e al tempo stesso lasciando sufficienti secondi sul cronometro, in modo da assicurarsi che sia proprio la sua squadra ad avere l'ultima parola. Scelta che col senno di poi si rivelerà decisiva. Andiamo dunque a vedere quest'altra esecuzione dei biancoverdi in uscita dal time-out. Si parte così, con Horford che va a bloccare in verticale per Bradley mentre Jerebko e Crowder invertono le posizioni muovendosi lungo la linea di fondo.

Appena Bradley riceve, Horford si fa vedere al gomito e chiama la palla con la mano. Sembra che debba ricevere lui, ma arriva Smart che va a bloccare Irving, che è il difensore di Bradley.

Irving e Smith non comunicano, con Smith che non cambia rimanendo invece su Smart - probabilmente perchè si aspetta che quest'ultimo possa continuare il proprio movimento e magari sfruttare un blocco di Horford. Bradley si butta dentro e tutta la difesa (Thompson, Love e James) collassa in area in emergenza, e a questo punto è lucidissimo Bradley a non andare al tiro, ma a scaricare per un solissimo Jerebko, il quale è freddo e manda a bersaglio il canestro del +2. E, cosa importantissima, rimangono 30.3 secondi sul cronometro, il che vuol dire che i Celtics avranno un altro possesso.

3) 10.7 secondi, parità (108-108)

Irving ha pareggiato in entrata, e così Boston avrà l'ultimo possesso. Sulla rimessa riceve Smart, che resta circa tre secondi a palleggiare sul posto perchè i Celtics vogliono essere sicuri di non lasciare il tempo per un'eventuale replica ai Cavs. Poi Bradley blocca per Crowder, il quale gira a ricciolo intorno al blocco.

Ed è proprio questo movimento di Crowder a "portare via" sia Smith e Shumpert, che non si intendono su chi debba seguire Crowder. Mentre Crowder esce dal blocco di Bradley, a sua volta quest'ultimo sfrutta un blocco di Horford (che in realtà commetterebbe fallo impedendo a Thompson di uscire a contestare il tiro, ma stranamente l'Nba continua a non far nulla per impedire che si verifichino situazioni del genere, di cui uno degli esempi più lampanti sono i blocchi portati da Draymond Green). Così Bradley esce, spara e con l'aiuto del ferro trova il canestro della vittoria.

In sede di analisi di gara-2 abbiamo fatto riferimento al concetto di "Celtic pride" che avrebbero dovuto mettere in campo i Celtics per evitare che la serie terminasse in Ohio. E nel rimontare dal -16 dell'intervallo (con lo svantaggio che ha toccato anche le 21 lunghezze), senza il loro miglior giocatore, e sul campo dei campioni in carica, ci hanno decisamente mostrato in cosa consiste.