Sono trascorsi diversi mesi, quasi un anno da quando Kevin Durant lasciò Oklahoma City per andare a rinforzare, ulteriormente, Golden State. Un passaggio che ha fatto discutere gli ambienti della lega, in cui appassionati ed addetti ai lavori hanno etichettato KD come quel giocatore che per cercare di vincere un titolo ha scelto la strada più semplice da percorrere, una sorta di scorciatoia, in quanto gli Warriors, già senza di lui, apparivano come la squadra da battere. Ancora oggi, è costantemente sotto i riflettori, ed è marcato da molti come il caprio espiatorio del poco equilibrio che oggi c'è nella lega. L'ala della franchigia della Bay Arena ha provato a difendersi, ed a Sam Amick di USA Today ha enunciato il suo pensiero, affermando che il mancato equilibrio in seno all'NBA deriva solo ed esclusivamente dai fallimenti, e dalla mancata programmazione di molte franchigie.

"Sono io la ragione per cui Orlando non ha partecipato ai playoff per 5/6 stagioni consecutive? Sono io la ragione per cui Brooklyn ha ceduto tutte le prime scelte a Boston? Qui sembra che il colpevole sono io, invece in tutto questo non c'entro assolutamente nulla. Ripeto, alla base ci sono programmazioni errate, e molte squadre stanno pagando errori compiuti negli anni addietro. Non posso giocare in ogni squadra. Credo di non aver tenuto un comportamento sbagliato, antisportivo con nessuno. Ho solo scelto di lasciare un squadra ed approdare in un altro team che a mio modo di vedere appariva più competitivo. Non avrei mai potuto rendere l'Eastern Conference migliore e non avrei neanche potuto rendere migliore un'altra squadra ad Ovest". Questo, in sintesi, il pensiero di Kevin Durant, che insieme a Steph Curry, Klay Thompson e Draymond Green ha formato una sorta di "Super team" che in questi playoff fino ad ora ha sbaragliato la concorrenza, riuscendo a fare en plein e vincere tutte e 12 le gare di post season.

L'ala degli Warriors ha poi concluso l'intervista a USA Today affermando di non essere più toccato dalle critiche che continuano a piovere sul suo conto:"Sono cose che non mi infastidiscono per nulla. Io sono un professionista, credo fermamente di aver fatto la scelta giusta ed ora penso solo ed esclusivamente al bene della mia attuale squadra. Col tempo ho realizzato che sono il solo ad avere il controllo del mio destino, nessuno può opporsi ai miei voleri. Ora c'è una Finale da giocare, non posso permettermi di pensare ad altro".

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Andrea  Indovino
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