Il futuro di Chris Paul è ancora tutto da scrivere. CP3, che solo pochi giorni fa (il 24 giugno) ha esercitato la cosiddetta early termination option, declinando l'offerta di 24.2 milioni dei Los Angeles Clippers, è il pezzo pregiato della free agency NBA. Playmaker vecchio stampo, ma in grado di adeguarsi perfettamente all'evoluzione del gioco, è tenuto sotto osservazione da almeno due contender al titolo.

Chris Paul. Fonte: Mark J. Terrill/Associated Press

La prima sono i San Antonio Spurs di coach Gregg Popovich e del general manager R.C. Buford, la seconda gli Houston Rockets dell'allenatore dell'anno Mike D'Antoni (premiato lunedì a New York) e del gm Daryl Morey. Se dell'accostamento tra CP3 e i neroargento si parla ormai da settimane, sostanzialmente dall'eliminazione degli Spurs dai playoffs (sweep in Finale di Conference contro i Golden State Warriors), soprattutto a causa dell'infortunio che terrà ancora a lungo Tony Parker lontano dai campi di gioco, più recente è l'interesse dei razzi di Houston. Rockets che hanno deciso di attuare una strategia aggressiva durante questa sessione di free agency, per provare a chiudere il gap con i campioni in carica, divenuti un punto di riferimento per le altre ventinove franchigie NBA. Secondo quanto riportato oggi da Marc Stein di Espn, per Paul sarebbe sceso in campo addirittura James Harden, stella indiscussa della squadra, desideroso di avere al suo fianco uno dei primissimi playmaker della lega. Attualmente i Rockets - esattamente come i rivali di San Antonio - non hanno a disposizione lo spazio salariale per permettersi il lusso di ingaggiare Paul, ma le grandi manovre all'ombra della NASA sono già iniziate. E' infatti notizia degli ultimi giorni che il general manager Daryl Morey stia provando a imbastire trade con altre squadre (si è parlato degli Indiana Pacers per arrivare a Paul George) in modo da trovare acquirenti per i vari Patrick Beverley, Lou Williams e Ryan Anderson. Beverley è sotto contratto fino al 2018 per poco più di cinque milioni (poi il suo stipendio non sarà garantito), mentre Williams ha percepito sette milioni di ingaggio nell'ultima stagione. Dei tre, il giocatore che più pesa nel salary cap dei Rockets è Ryan Anderson, giunto lo scorso anno da free agent dai New Orleans Pelicans. 

Ryan Anderson. Fonte: Layne Murdoch Jr./Getty Images

Anderson è infatti sotto contratto fino al 2020, con ingaggio da 19 milioni di dollari per la prossima stagione (poi a salire fino a 21, per un totale di 61.3 milioni). Ed è lui il giocatore di cui Houston vorrebbe "liberarsi". A questo fine, sono già partiti i contatti con altre franchigie, su tutte i Sacramento Kings, per sondare il terreno per un'eventuale trade, mentre per Patrick Beverley è emerso l'interesse degli Utah Jazz, a caccia di un nuovo playmaker in caso di addio di George Hill. Salutare due o tre pezzi pregiati del roster per puntare tutto su Paul: è questo il piano di Daryl Morey che, subito dopo le NBA Finals, si era affrettato ad affermare che "i Golden State Warriors non sono imbattibili. Continueremo a migliorare il nostro roster. Siamo abituati a chiudere il gap con i nostri avversari. Se Golden State continuerà a tenerci a distanza, potremmo essere costretti a prenderci dei rischi e a diventare ancora più aggressivi. Abbiamo diversi assi nella manica". Rimane tuttavia il dubbio riguardante un'eventuale coesistenza tra Harden e Paul, due giocatori abituati ad avere praticamente sempre la palla in mano, e a creare dal palleggio (in particolare dal pick and roll per quanto concerne il Barba). Dubbi che evidentemente non hanno dalle parti di Houston, se è vero che gli stessi Los Angeles Clippers vengono descritti come "preoccupati" dalle offerte di Spurs e Rockets per il loro playmaker. L'arrivo di Jerry West a Lob City dovrebbe servire proprio a convincere CP3 della bontà del progetto Clips, che peraltro possono offrire al prodotto da Wake Forest un contratto più vantaggioso rispetto alle contendenti. Elemento da prendere in considerazione, ma che tuttavia potrebbe non essere decisivo.