Tra tre giorni sarà passato oramai un mese da quando, con un vero e proprio colpo da teatro, gli Oklahoma City Thunder annunciavano di aver finalizzato la trade per acquisire Paul George, spedendo ad Indianapolis Victor Oladipo e Domantas Sabonis. Su George, ovviamente, ronzava l’interesse di mezza NBA, e tante sono state le offerte piovute sul tavolo dei Pacers, tra cui quella dei Cleveland Cavaliers: una trade a tre che avrebbe dovuto coinvolgere anche Denver, della quale Dan Gilbert (proprietario dei campioni della Eastern Conference in carica) ha svelato i retroscena proprio in questi giorni.

“Indiana avrebbe potuto fare di meglio” è stato il secco commento di Gilbert, che ha parlato in occasione della conferenza stampa di presentazione del nuovo general manager Koby Altman. A quanto pare, nella notte prima che Thunder e Pacers chiudessero l’affare, questi ultimi sono stati coinvolti in una conference call proprio con i Cavs ed i Nuggets. I rappresentanti della franchigia dell’Ohio erano convinti di avere un accordo per una maxi-trade che avrebbe mandato George alla corte di LeBron, Kevin Love ai Nuggets e Gary Harris, con altre pedine, ad Indiana. Però, secondo ESPN, né il vecchio GM dei Pacers Kevin Pritchard né il nuovo Chad Buchanan, né tantomeno i loro sottoposti, avrebbero confermato l’intesa.

Eppure, Gilbert era arrivato addirittura a programmare una chiamata diretta con PG13 per discutere del suo inserimento e del suo ruolo futuro nel roster di coach Tyronn Lue. Dal canto suo, Pritchard si è ben presto chiamato fuori dall’affare, pare per incompatibilità sulla protezione di un’eventuale prima scelta da inserire nella trade. Poco dopo, quindi, George è diventato ufficialmente un nuovo giocatore di OKC.

A riguardo, invece, non si è espresso altrettanto apertamente lo stesso Altman, che, impegnato a rispondere per la prima volta come nuovo General Manager dei Cavs, ha voluto evidenziare come spesso la stampa si concentri solo su determinate operazioni. “Non voglio parlare della trade George. È stata pubblicizzata, se ne parla tanto, ma ad esempio durante la notte del draft ho fatto almeno 200 chiamate, e nessuno parla di quelle. Stiamo cercando, attivamente, di migliorare il roster e di cercare di cogliere le opportunità che ci si presentano. A volte le operazioni decisive sono proprio quelle di cui i media parlano di meno. E comunque, in quel momento noi eravamo attivi su più fronti, come tutte le altre franchigie, per cercare di aiutare la squadra”.