Uno dei (pochi) motivi di interesse della prossima stagione degli Orlando Magic risponde al nome di Jonathan Isaac, small forward non ancora ventenne (li compirà il 3 ottobre), prodotto dei Florida State Seminoles, scelto al Draft con la sesta chiamata assoluta. Il nuovo Kevin Durant, dicono quelli che vogliono mettergli pressione, troppo leggero, affermano invece i suoi detrattori. Posto che di Durant ce n'è uno solo, e che già Brandon Ingram dei Los Angeles Lakers è stato indicato lo scorso anno come suo successore, Isaac resta comunque un giocatore di estrema eleganza, capace di costruirsi un tiro anche in situazioni difficili grazie alle sue braccia interminabili.

Jonathan Isaac. Fonte: Don Juan Moore/Getty Images

Ed è sulle gracili spalle di questo ragazzino di 211 centimetri che riposano le migliori chances di futuro degli Orlando Magic, reduci da cinque stagioni lontano dai playoffs, con una media di venticinque partite vinte all'anno (20 nel 2013, 23 nel 2014, 25 nel 2015, 35 nel 2016, 29 nel 2017). Non è bastato l'arrivo di coach Frank Vogel dodici mesi or sono (via Scott Skiles) a svegliare dal torpore la franchigia della Florida, che ha visto all'Amway Center succedersi squadre senza talento nè cattiveria. A farne le spese, proprio in quest'estate di pazza free agency e di trade improbabili, il giovane general manager Rob Hennigan, sostituito dal più esperto executive John Hammond, ex Milwaukee Bucks. La prima mossa importante del nuovo frontoffice è stata proprio quella di puntare su Isaac alla numero sei dell'ultimo Draft, bypassando prospetti comunque interessanti come Lauri Markkanen, Dennis Smith e Malik Monk. Tutto su Isaac dunque, anche perchè il resto del roster a disposizione di coach Frank Vogel non autorizza a salti in avanti, nè a speranze di playoffs, pur nella non impossibile Eastern Conference di questa stagione. Oltre ad Isaac, la novità di maggior rilievo dei Magic edizione 2017/2108 risponde al nome di Jonathon Simmons, esterno texano ex San Antonio Spurs, che ha accettato un'offerta di contratto triennale da 18 milioni di dollari complessivi (era restricted free agent con i neroargento). Simmons si è rivelato al grande pubblico nell'ultima parte della scorsa stagione, quando è stato costretto a sostituire l'infortunato Kawhi Leonard nelle ultime partite della serie contro gli Houston Rockets e in Finale di Conference contro i Golden State Warriors. Giocatore atletico e fisico allo stesso tempo, Simmons non è un tiratore naturale, ma la sua voglia e fame di pallacanestro lo rendono un elemento utile anche in difesa, una two way player in sedicesimi, di certo non la prima stella di una squadra NBA, nemmeno della malridotta Orlando che si appresta a iniziare la regular season.

Jonathon Simmons contro Kevin Durant. Fonte: Noah Graham/Getty Images

Gli altri volti che vedremo in campo nell'avveniristico Amway Center (e in trasferta, ovviamente) sono sostanzialmente gli stessi dello scorso anno, eccezion fatta per Shelvin Mack, point guard in uscita dagli Utah Jazz (biennale da 12 milioni di dollari totali), e per Marreese Speights, lungo tiratore ex Warriors e Clippers, che si è accontentato di un contratto annuale da 1.4 milioni di dollari, stessa cifra che percepirà il cavallo di ritorno e giramondo NBA Arron Afflalo, altro giocatore di esperienza chiamato a far da chioccia a un nucleo di giovani ancora lontano dal trovare una propria dimensione. Sì, perchè i vari Elfrid Payton (23 anni), Evan Fournier (24), Aaron Gordon (22) e Mario Hezonja (22) devono ancora dimostrare di poter essere dei solidi giocatori NBA. In particolare Gordon ed Hezonja, che hanno fatto intravedere grandi potenzialità (più il primo del secondo, ancora spaesato nel basket a stelle e strisce), tra lampi di atletismo e di talento purissimo. Payton dovrà invece convincere il suo allenatore di poter essere una point guard creativa ma allo stesso tempo continua, mentre Fournier sarà chiamato a dimenticare quegli alti e bassi che ha messo in mostra anche agli ultimi Europei di pallacanestro, disputati con la maglia della deludente Francia. Sotto il ferro c'è invece per Vogel maggiore sostanza, a cominciare da Nikola Vucevic, montenegrino di ventisei anni, con mani morbidissime e una buona attitudine in campo, per finire con Bismack Biyombo, centro ex Toronto Raptors che fa della fisicità la sua esclusiva qualità per rimanere in una lega come l'NBA. L'altra point guard D.J. Augustin e il tiratore (ma anche ex campione della gara delle schiacciate) Terrence Ross chiudono un reparto esterni forse fin troppo affollato, privo al suo interno di gerarchie chiare, che starà a Vogel delineare, per evitare di incappare in un'altra stagione disastrosa. Una Orlando a cui nessuno chiede i playoffs, ma che deve tuttavia iniziare un solido processo di rebuilding, per tornare gradualmente ai vertici della Eastern Conference.