Derrick Martell Rose è un giocatore nato per lottare, è un guerriero che ha perso molte battaglie, ma si è sempre rialzato. Acciaccato, sfiancato, crepato lentamente dai suoi guai fisici, per un gioco troppo esuberante, eccentrico nella ricerca della sfida uno contro uno: leone contro leone, vince chi si rialza da terra, perde chi non muove più un muscolo. È sempre stata così anche la mentalità di tutta una lega, la NBA: le partite vedono due Dei Greci fronteggiarsi, i tatticismi rimangono in piedi fino ad un certo punto, poi si fanno avanti i pezzi da novanta, ed è lì che la sfida si accende. Rose ha incantato per anni le arene con la sua voglia di prevalere, ma le ginocchia non hanno retto, e il gioiello nativo di Chicago ha perso il suo splendore stagione dopo stagione. Ma è sempre stato pronto a ripartire, anche ora che l’unica scelta che ha potuto fare (in una free agency priva di denaro per lui) è stata quella di accasarsi a Cleveland, sotto la guardia di “re” LeBron James, firmando un contratto annuale al minimo salariale. Cosa che per qualsiasi appassionato di basket fa male: vedere un ex MVP della lega ritrovarsi a firmare un minimo salariale… su di lui in tanti credevano, e molti ancora oggi non si smentiscono.

Ma quale sarà l’impatto di Rose in questi Cavs?

Bisogna sicuramente considerare in primis che la trade che ha coinvolto Irving e i Boston Celtics ha portato a Cleveland un Playmaker titolarissimo, quale Isaiah Thomas. Derrick Rose sarà quindi per forza di cose una riserva; quanto e come coach Tyronn Lue lo utilizzerà ancora non possiamo saperlo. Nella sua passata franchigia, Rose viaggiava con una media di 18 punti e 4 assist a partita, numeri che per un titolare sono discreti. Ma come tutti sanno, il giocatore tendeva a mostrare il suo miglior gioco a piccole gocce: la paura per un nuovo infortunio c’era, la poca sicurezza nei propri mezzi anche. Però Derrick Rose aveva un minutaggio corposo in quei New York Knicks; ora proviamo a traslare il play di Chicago nei suoi nuovi Cavaliers: la risultante è quella di un giocatore che per la prima volta in carriera partirà dalla panchina più spesso, ma è anche quella di un giocatore che per i minuti che potrà giocare probabilmente ci metterà tutta l’intensità che ha dentro, infatti calcare il parquet meno minuti può consegnargli una sicurezza persa. E se D Rose trasporta l’intensità che ha dentro, nel suo gioco innovativo più attento, ecco allora che abbiamo un playmaker determinante per le volte che avrà il pallone tra le mani. Ormai la NBA è diventata una lega in cui grande differenza la fa anche la panchina delle squadre; importantissimo ricordare a tal proposito gara 1 delle Finals del 2016, dove i Golden State Warriors batterono proprio Cleveland grazie alla prestazione dei “panchinari”. Rose può dare punti importanti alla panchina dei Cavs, panchina che negli anni precedenti è sempre stata un punto debole.

All’inizio sarà questione di ambientamento, stare nello stesso spogliatoio di LeBron non è mai stata cosa facile, per nessuno, o lo prendi in amore o sarà odio per sempre. Ma i Cavaliers hanno dimostrato che oltre alla forza sul campo, la loro arma segreta è considerarsi come una famiglia: fratelli sulla stessa barca. Certo bisogna stare alle regole del Re.

Forse è l’occasione di Rose di arrivare al titolo, forse è la sua occasione per riscattarsi e trovare una tranquillità fisica e mentale che ormai manca da troppo. Ciò che è sicuro è che migliaia di appassionati lo seguiranno in questa nuova avventura, sperando di rivederlo atterrare leone dall’altra parte del parquet, come era solito fare un tempo.

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