Un uragano mediatico si è abbattuto su Kevin Durant negli ultimi giorni, un fenomeno sempre più comune che vede nell’esplosione della comunicazione tramite social media il suo definitivo catalizzatore e che non lascia scampo a parole scritte e pubblicate anche in momenti di scarsa lucidità. La questione concerne alcuni tweet pubblicati e poi rimossi dalla stella dei Golden State Warriors che, in risposta ad una polemica alzata da un fan, avrebbe, tramite un profilo non ufficiale, speso parole non certo di encomio per la sua ex squadra, gli Oklahoma City Thunder, coach Billy Donovan compreso, definendo il roster e il sistema di gioco non competitivo ed eccessivamente dipendente da lui e Russel Westbrook.

L’indignazione della fanbase di OKC e non solo non si è fatta certo attendere, che ha visto Durant catapultato al centro di un ciclone di insulti, polemiche e speculazioni tipiche del mondo social, in cui parole di questo peso non trovano mai perdono o giustificazione. Immediate anche le scuse della superstar nativa del Maryland, nei confronti di Donovan, della società e in generale di tutta la piazza di Oklahoma City, definendo quelle parole “idiote ed infantili” e causa di rimorso e pentimento per il neo campione NBA.

Sulla questione ha speso parole anche il general manager dei Thunder Sam Presti, durante il media day della franchigia, intenzionato a placare gli animi, spendendo, in modo molto elegante, parole di encomio per il suo ex pupillo: “Io, e nessun’altro all’interno dell’organizzazione, abbiamo nulla di negativo da dire su Kevin Durant – dichiara Presti – penso che siamo sempre stati chiari sul fatto che abbiamo un enorme rispetto e apprezzamento per ciò che lui, i suoi compagni e i suoi coach sono stati in grado di ottenere qui. Non credo ci sia davvero altro da dire riguardo questa faccenda”.

La questione Durant ha decisamente rubato i riflettori a problemi ben più importanti ed urgenti per la franchigia dell’Oklahoma, come l’estensione di contratto, non ancora firmata, di Russel Westbrook, leader tecnico ed emotivo della squadra, atteso ad un prolungamento del contratto (in scadenza nel 2019) non ancora ufficializzato e che vede come deadline il 16 ottobre, ovvero la vigilia dell’inizio della regular season 2017-18. L’offerta sul tavolo delle trattative è un prolungamento di cinque anni a 207 milioni di dollari totali e che lo legherebbero ad OKC fino a 35 anni d’età. Cifre da capogiro, ma che al momento paiono non aver ancora convinto la point guard da UCLA che sta ancora temporeggiando, con la scadenza sempre più vicina.

“Lasceremo che le cose si sistemino e, come abbiamo detto, noi e lui abbiamo fino al 16 ottobre per raggiungere l’accordo. Quell’offerta rimarrà sul tavolo delle trattative fintanto che sarà possibile, e ovviamente siamo speranzosi che ci sia la firma – dice il GM riguardo la trattativa con Westbrook – ma fino al 16 non metterò etichette o aggettivi su questa faccenda. […] Penso che sarebbe facile per me sedermi qui speculando e creando milioni di storie su tutto ciò, ma non credo sia produttivo. […] penso che ci aggiorneremo il 16, e lì otterremo la nostra risposta, e inizieremo a muoverci da essa”.

Una firma che stenta ad arrivare forse anche a causa di un piccolo problema al solito ginocchio sinistro, che lo costrinse ai box per parecchio tempo nel 2013, sottoposto ad una speciale terapia per salvaguardarne l’integrità sia ossea che tendinea. Questa leggera complicazione ha costretto l’MVP in carica a saltare i primi giorni di training camp, con la prospettiva di rivederlo in azione negli ultimi impegni di preseason, avendolo regolarmente a disposizione per l’imminente stagione NBA.