Solo nell'ambiente dei San Antonio Spurs, l'assenza dal campo di un candidato MVP come Kawhi Leonard può passare quasi inosservata, senza che dallo spogliatoio emergano indiscrezioni sulle sue condizioni fisiche (out per un tendinopatia al ginocchio sinistro). E solo i neroargento di Gregg Popovich possono continuare a giocare e a ottenere buoni risultati senza il loro miglior giocatore e senza Tony Parker, altro assente di lusso di questo inizio di stagione. 

L'ultima gara, giocata e vinta nella notte all'American Airlines Centre di Dallas contro i Mavs di Rick Carlisle) ha portato gli Spurs a un record di 9 vittorie e 5 sconfitte, ma soprattutto ha rappresentato il successo numero cinquecento in trasferta per coach Gregg Popovich, in questa speciale classifica alle spalle solo di Pat Riley (520) e Don Nelson (517). Niente di cui festeggiare, in pieno stile Spurs, così come c'è poco da dire sull'assenza di Leonard, di cui si sono perse le tracce (le ultime dichiarazioni del coach riferivano di un processo riabilitativo "più lento del previsto"). E Pop continua a lavorare con la squadra a disposizione, come dichiarato dopo la vittoria di Dallas ai taccuini di Michael C. Wright di Espn: "Penso che la squadra dovrebbe giocare come se lui (Leonard, ndr) non esistesse - le parole di Popovich - d'altronde a nessuno interessa se perdi un buon giocatore, o sbaglio? Tutti vogliono comunque batterti. Si gioca ora, quindi altri giocatori stanno vedendo i loro minuti aumentare, e noi dobbiamo trovare un altro modo di stare in campo. Vincere in una maniera differente. Non vedo cos'altro dovremmo fare, certo non piangerci addosso aspettando che torni. In questo momento Aldridge è il nostro giocatore più solido, è stato un leader per la squadra, aiutando i nuovi giocatori, sia i più giovani che i meno giovani, a comprendere il sistema. Giocatori che stanno facendo un gran lavoro, ci hanno mantenuto a galla. E' qualcosa con cui ogni squadra deve fare i conti durante la stagione. Penso che Dejounte Murray, Bryn Forbes e Brandon Paul siano stati meravigliosi da questo punto di vista. Kyle Anderson non ha avuto a disposizione tanti minuti nei suoi primi anni qui, ma ora è salito di colpi nel ruolo di Kawhi. Gasol e Aldridge hanno cominciato a capirsi meglio a vicenda, soprattutto adesso che Pau è alla sua seconda stagione con noi. Anche Joffrey Lauvergne stava giocando bene prima di infortunarsi. E' un bel gruppo, ma ovviamente speriamo di riavere tutti a disposizione per poter diventare un'ottima squadra".

Già, perchè i San Antonio Spurs di questo inizio di stagione sono molto diversi da quelli immaginati quest'estate. Leonard non gioca un minuto dalla famigerata gara-1 di finale di Conference contro i Golden State Warriors (quella del fallo di Pachulia), mentre Tony Parker deve ancora rientrare dopo il grave infortunio al ginocchio subito nella serie di secondo turno contro gli Houston Rockets. Senza due leader del genere, Popovich ha fatto di necessità virtù: ha prima sperimentato il giovane Dejounte Murray in quintetto come point guard, per poi preferire l'usato sicuro di Patty Mills e far partire il ragazzo da Washington dalla panchina. Ha dato fiducia a Kyle Anderson, ha trovato qualcosa di nuovo da Danny Green, non solo triple e difesa, ha puntato sulla voglia di riscatto di LaMarcus Aldridge e sull'esperienza di Pau Gasol, affidandosi poi a delle seconde linee che in molte altre squadre forse non vedrebbero nemmeno il campo. Rudy Gay si è rivelato una piacevole scoperta: realizzatore dalla braccia lunghe, è la conferma che le mosse del general manager R.C. Buford non sono mai avventate (l'ex Kings consente agli Spurs di varare anche un quintetto con un unico lungo di ruolo). Sono inoltre saliti al proscenio il ventiseienne rookie Brandon Paul, small forward che nelle rotazioni neroargento ha preso il posto di Jonathon Simmons, e Bryn Forbes, giovane tiratore - ma non solo - che porta vivacità all'attacco di San Antonio. Al resto provvede Manu Ginobili, che a quarant'anni ancora cambia le partite per gli Spurs, come dimostrato dall'ultima esibizione a Dallas (l'argentino meriterebbe fiumi di parole per la capacità di essere ancora ad alti livelli grazie alla sua intelligenza cestistica), mentre tra i lunghi sta trovando poco spazio il lettone Davis Bertans (la settimana scorsa "allenato" da Tim Duncan nella facility degli Spurs). Infortunato anche il rookie Derrick White, altra scommessa neroargento. Ma a San Antonio nessuno fa drammi per l'assenza di un MVP delle NBA Finals e miglior two way player della lega, figurarsi per una matricola tutta da inserire nei meccanismi oliati dal solito Gregg Popovich.