Un record di sedici vittorie (consecutive) e due sconfitte in una lega come l'NBA, in una fase della stagione come la regular season, parla decisamente per sè, ma nel caso dei Boston Celtics induce a operare qualche riflessione in più. Traducibile in punti, non come quelli messi a referto gara dopo gara dai biancoverdi di Brad Stevens, ma come argomenti di discussione. 

- Durezza mentale. E' la prima caratteristica che balza all'occhio dei Celtics edizione 2017/2018, perlatro in linea con il DNA della franchigia. Questa versione di Boston non eccelle per talento, ma impressiona per solidità, difensiva, ma soprattutto mentale. Tante le rimonte in questa striscia positiva, da quelle spettacolare contro Golden State a quella di stanotte a Dallas. L'immagine dei giocatori di Stevens che si tengono stretti e si abbracciano pochi secondi dopo il gravissimo infortuno di Gordon Hayward è la diapositiva di questo primo mese di regular season in salsa biancoverde. 

- La difesa. Preso atto che senza Hayward la squadra avrebbe perso talento e punti in attacco, Brad Stevens ha implementato una difesa da Celtics vecchia maniera, quelli dal 2007-2008 in poi, per intenderci. Diversi i principi, perchè questa Boston difende cambiando praticamente su tutti gli esterni, avendo i giocatori a disposizione per farlo: Jayson Tatum e Jaylen Brown tra i titolari, Marcus Smart e in parte Terry Rozier tra le riserve. Difficilissimo attaccare i versatili uomini in biancoverde, in particolar modo quando in aiuto c'è un lungo come Aron Baynes (più di Horford e Morris), non un fine dicitore ma un onesto portatore d'acqua che non fa mancare colpi il suo contributo nella seconda linea di difesa. 

- Kyrie Irving. La mossa di Danny Ainge, da alcuni considerata azzardata, sta pagando grandi dividendi. Via Thomas e Crowder, dentro Kyrie, che sta dimostrando non solo di essere un gran realizzatore (mai stati dubbi al riguardo), ma anche di poter ricoprire il ruolo di leader silenzioso. L'uomo che gioca tre quarti coinvolgendo i compagni e poi sale al proscenio quando conta. Da questo punto di vista, Irving ha già vinto la sua scommessa personale: può essere il trascinatore di una squadra da titolo, anche senza LeBron James. Certo, si obietterà che lo scorso anno Isaiah Thomas aveva numeri comparabili, ma le frecce in faretra a disposizione di Kyrie sembrano più varie e acuminate di quelle del piccolo grande uomo in maglia numero quattro. 

- Tatum e Brown. Se i Celtics sono dove sono, vale a dire in vetta al ranking NBA, lo devono anche e soprattutto all'impatto di due giovani come Jayson Tatum e Jaylen Brown. Il rookie, scelto alla numero tre all'ultimo Draft, è un giocatore universale, senza controindicazioni: sa fare tutto in attacco e ha enormi margini di miglioramento in difesa. Non si porta addosso la pressione di un Fultz (finora ingiudicabile) o di un Ball, ed è già perfettamente integrato nel sistema. Un lusso, come il sophomore Brown, passato dall'essere un semi-oggetto misterioso lo scorso anno a uomo che cambia le partite in questa stagione. Non solo in difesa, ma anche in attacco, dove è più convinto sia nell'aggredire il ferro che nel tirare dall'arco. 

- Il sistema di Brad Stevens. E' una Boston meno spettacolare dello scorso anno, che si prende meno triple in attacco, gioca su un volume inferiore di possessi e spesso ricorre a tutti i ventiquattro secondi del cronometro per costruirsi un buon tiro. In tante occasioni è Irving a togliere le castagne dal fuoco biancoverde, ma il sistema non abbandona mai questi Celtics, consapevoli di poter sempre aggrapparsi alla difesa e a un fuoriclasse in attacco. 

- Gli X-Factor: Al Horford e Marcus Smart. L'ex Atlanta Hawks sembra aver svoltato: dopo una stagione di apprendistato, eccolo diventato fondamentale nel gioco di Boston. Non solo in difesa, dove i suoi miglioramenti sono evidenti rispetto alle stagioni d'esordio, ma anche in attacco, fase del gioco in cui il suo ruolo di facilitatore emerge in maniera lampante. Smart, riserva di lusso, continua a rimanere un giocatore sorprendente: limitato dal punto di vista delle "skills", è fantastico a tutto campo, tra difesa, stoppate, rimbalzi ed energia, e mette il cuore oltre l'ostacolo anche in attacco, nonostante gli avversari lo invitino spesso a tirare, in particolar modo dalla lunga distanza.

- Le prospettive. Al momento i Celtics sono la squadra più calda della lega, non solo per la striscia aperta di sedici vittorie consecutive, ma anche per l'entusiasmo che li sta accompagnando. Quanto durerà? Impossibile stabilirlo con certezza, anche se il primo posto a Est dovrebbe essere garantito, data la continuità e la solidità della squadra. Molto diverso il discorso playoffs: lì un attacco come quello attuale non basterà, e la difesa sarà messa a dura prova da LeBron James e dalla sua batteria di tiratori in maglia Cleveland Cavaliers, in una serie di playoff che tutti gli appassionati NBA attendono dall'estate, nonostante il terribile infortunio di Gordon Hayward.