Tredici vittorie di fila non sono certamente poche, Cleveland prima di venerdì notte era ad un passo dal record di franchigia per striscia di vittorie. Ne sarebbe bastata solamente un’altra, l’ultima goccia che avrebbe riempito il vaso dell’ennesimo record che LeBron James avrebbe potuto far compiere alla franchigia in cui milita. Basta il nome, e il collegamento si fa facile, come una lampadina in un classico cartone alla parola “idea”, con il nome LeBron in noi si accende l’altra parola: record. Lui sì, è tutto un record, un uomo che mai sarà pareggiato, unico nel suo genere, come qualsiasi artista passi da questo universo. Si doveva prendere la scena, ma un certo Victor Oladipo, nato nello stato del Maryland nel non così lontano ’92, non è stato al gioco, e l’ha voluta rubare lui.

Victor chi? Oladipo. Ma quello che giocava nei Thunder e praticamente non faceva nulla? Si, lui. Quello che ai tempi degli Orlando Magic era un ottimo schiacciatore? Sisi, esattamente lui. Proprio quel Victor Oladipo che prima di questa stagione si dava per parzialmente perso, data l’annata ai Thunder non certo da star. E mentre Indiana piangeva la perdita di Paul George, scappato proprio in quel di Oklahoma, Victor probabilmente era in una palestra americana, con qualche amico, una palla e tanto lavoro da fare. Si perché le qualità le ha sempre avute, non erano mai emerse a pieno, ma in lui il talento si scorgeva. Occorreva limarlo e lucidarlo, ed eccolo come nuovo. Oladipo versione all-star. A Indiana nemmeno si preoccupavano di lui, arrivava un giocatore mediocre; ciò a cui bisognava pensare era la ricostruzione della squadra, occorrevano tempo e pazienza, e Victor in tutto ciò era soltanto uno dei tanti membri di quel team mediocre. Ma questi non erano i suoi piani; Oladipo ha deciso di prendersi la squadra quest’anno e probabilmente se c’era un momento per riconfermarlo, e mettere in testa la cosa agli ultimi scettici, la partita contro i Cavaliers era proprio quella giusto. Il finale recita 102-106 per gli Indiana Pacers, con il nostro protagonista che ha segnato 33 punti. LeBron e compagni ci hanno provato a stare in partita, a chiuderla, ma il ragazzo era in serata e se ha il fuoco nelle mani non lo ferma nessuno. La vittima principale è stata il povero J.R. Smith che si è visto costretto ad una prestazione difensiva pessima. Ma il merito è tutto del numero quattro di Indiana, il quale con una mentalità mai vista prima in lui negli anni precedenti, ha trascinato la squadra con canestri di altissimo livello. Prendere la scena a LeBron, signori, non è facile, anche perché “the king” se si impunta si può prendere qualsiasi cosa. Ma stavolta anche lui si è dovuto arrendere, ad un ragazzo con una voglia straordinaria e con capacità che lo proiettano in un futuro interessante.

Probabilmente occorreva solo l’ambiente a Oladipo. I Thunder, per quanto competitivi fossero, giravano solamente attorno a Russell Westbrook e qualsiasi gregario intorno a lui diventava carne fresca per i media che definivano il resto del team “non all’’altezza del numero 0 di Okc”. Crescere in uno spogliatoio dove tutto gira attorno ad una persona è cosa difficile per chiunque, ecco perché il cambio d’aria può essere il fattore determinante della carriera di Victor. Ad Indiana le aspettative, ora come ora, non sono certamente elevate; il resto dei compagni non ha certo pretese, anzi, il concetto di “team work” (per dirlo alla americana) è fortemente insito nello spogliatoio. Questi elementi fanno sì che il nuovo arrivato (Oladipo) possa trovare un equilibrio ed avere tutte le carte per lavorare con la giusta tranquillità. Oladipo non è un giocatore che vuole strafare, sa prendersi i suoi spazi nei momenti opportuni. Questo fa sì che la squadra mantenga un imprinting di “team work”, con un pizzico di pepe quando serve. Se le cose si mettono male o la squadra in quel momento non sta girando, ecco che lì fa un passo avanti Oladipo e stabilisce i ritmi di squadra e di gara. Esempio lampante è il terzo quarto della citata contesa, in cui il giovane ha elevato i Pacers segnando 20 punti. Ma è anche il saper cogliere i momenti che fa di lui un giocatore totalmente cambiato, sa quando rischiare la giocata e quando no; e sempre prendendo in esempio la partita rievoco la tripla magnifica su stepback, ad un minuto dal termine, in faccia a Kevin Love (non propriamente un pessimo difensore), con un movimento ad indietreggiare che rimanda a quelli di un certo Kobe Bryant (paragoni totali esclusi, parliamo di movimenti di palleggio sia chiaro).

Dove potrà arrivare Victor?

Parlare di all-star forse è precoce, ma il giocatore sta viaggiando a ritmi veramente elevati. Certo è che la consapevolezza dei propri mezzi è alta e questo fa di lui un nemico pubblico numero uno sul parquet, in ogni notte in cui vi scende. È ancora distante dalla condizione di un all-star della lega, basti pensare che Damian Lillard non è ancora riuscito ad esserlo e tutti sappiamo che tipo di giocatore sia. Fatto sta che ad est il livello di giocatori non è più quello di un tempo, ed una chance potrebbe anche averla. Per quel che riguarda la squadra, gli Indiana Pacers, la situazione è migliore di qualsiasi aspettativa postasi in pre season. Al momento è quinta in classifica con un record di 15-11, tolti i Cavs e Boston che probabilmente domineranno l’eastern conference, le candidate non sono molte in coda, per questo Indiana se la può giocare per un posto ai playoff e forse anche in zona alta di classifica. Tutto ciò che serve è equilibrio, tra una squadra che non si sente nessun tipo di peso sulle spalle, e un piccolo leader/star che sta crescendo in questa realtà. Oladipo e compagni hanno fermato già un colosso, possono e potranno farlo ancora in futuro, basta solo volerlo.