Gli Houston Rockets non si fermano più. Quello che sembrava solo un gran momento di forma si sta rivelando una vera e propria prova di forza, una dichiarazione di guerra firmata e spedita a tutte le contendenti al titolo. Sono dodici le vittorie consecutive, ma l’ultima è forse la più importante: al Toyota Center i razzi portano a casa il derby texano contro i San Antonio Spurs per 124-109 grazie ai 28 punti a testa di Harden e Paul, che smazzano anche un totale di 14 assist all'interno di una solidissima prestazione di squadra. Agli speroni non bastano sei giocatori in doppia cifra, il record ora recita 19-10.

Apre forte Houston, bombardando dall’arco, ma Kawhi Leonard fa sentire subito il suo peso specifico: jumper dalla media e stoppata, un minuto dopo, a fermare la transizione di Harden. Paul va a segno senza ritmo dall’angolo, ma subito due rubate, trasformate in canestri rapidi, di Green e Leonard riportano a contatto gli ospiti. 12-10 con i due layup consecutivi di Aldridge, prima che Harden  impacchetti cinque punti consecutivi dal nulla per aprire il primo parziale della gara. Gli Spurs trovano altri quattro punti filati dall’ex-Portland, ma quando Ariza fa centro  da tre è già +11. Un paio di zingarate di Ginobili tengono gli speroni sotto la doppia cifra di svantaggio, ma a fine primo quarto tornano ad aprirsi le bocche da fuoco dei Rockets e si va alla prima pausa sul 33-16.

Houston continua a tirare e segnare tanto come al solito, arrivando a sfiorare i venti punti di gap, ma Leonard ci mette una pezza come può, al netto della forma fisica, e si conquista un 2+1 attaccando la linea di fondo. Chris Paul dal canto suo si dimostra sempre letale sul pick’n’roll, sia come passatore che come tiratore: la sua bomba dall’arco, seguita subito da quella di Gordon, permette ai ragazzi di D’Antoni di doppiare gli avversari sul 47-23. Houston trova anche il +25, prima che Leonard salga in cattedra per limitare i danni: cinque punti consecutivi ed uno splendido assist in transizione smazzato verso Forbes danno il via alla rimonta: quando arriva la tripla di Rudy Gay è 43-60 con le squadre negli spogliatoi per l’intervallo lungo.

Inizia il secondo tempo ma il copione non cambia: Harden e Paul, caldissimi, trovano punti in qualsiasi situazione e la difesa dei ragazzi di Popovich non riesce mai ad adattarsi sia a livello fisico che di scelte. Particolarmente ispirato, nel pitturato, anche Clint Capela, bravo a trovare sempre la via della retina anche fuori equilibrio. Gara che rimane sui 20 punti di gap, con Gordon in penetrazione ed una serie di liberi di Houston a rispondere alle triple consecutive di Mills, Forbes e Brandon Paul. 83-65 inciso sul tabellone quando CP3, per l’ennesima volta, va su dal palleggio: bomba dall’arco, canestro, fallo e gioco da quattro punti che ammazza definitivamente la partita. Nel finale di quarto arriva una semi-reazione di San Antonio ma ancora l’ex-Clipper alza la voce, dopo la palla rubata in attacco, con lo stepback da dove conta di più.

Nel quarto quarto gli Spurs continuano la buona tendenza per quanto riguarda le percentuali al tiro pesante, ma ogni spiraglio che sembra aprirsi è chiuso subito repentinamente dai Rockets e dalla loro super-circolazione di palla. Popovich tiene a riposo Leonard, e la gara procede senza troppa intensità: tanti spazi da una parte e dell’altra, ne guadagna lo spettacolo, con una serie di schiacciate acrobatiche da in entrambi i canestri, ma quando Bertans prova a svegliare i suoi è già troppo tardi. Harden lo regola con una tripla impossibile, e c’è spazio solo per tanto garbage time; finisce 124-109 al Toyota Center.

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Stefano Fontana
Ventenne. Ex-Liceo Scientifico abruzzese, trapiantato a Bologna nella facoltà di ingegneria informatica. Da sempre malato di calcio, fede rigorosamente rossonera, alla quale nel tempo si è aggiunta quella biancorossa dei Gunners. Con gli anni ho imparato ad amare tennis e basket NBA, grazie rispettivamente a Roger Federer ed alle mani paranormali di Manu Ginobili. Aspirante chitarrista con poche fortune. Non rifiuto mai una birra gelata.