Milwaukee Bucks - Golden State Warriors 94-108

Gara dai tre volti quella andata in scena a Milwaukee, dove i Bucks di Jason Kidd cedono il passo ai Golden State Warriors del solito chirurgico Kevin Durant, il quale in assenza di Steph Curry sale al proscenio e, silenziosamente, conduce i campioni in carica al successo, il trentaquattresimo stagionale. 

L'avvio di gara sembra tuttavia promettente per i padroni di casa, con Giannis che nonostante qualche fallo di troppo trascina con Bledsoe - 7 punti in un amen - i Bucks in testa alla gara. Durant però dalla parte opposta è immarcabile già dal principio, con lui Green entra immediatamente in partita e riesce a fornire una buona alternativa al solito fromboliere. L'ingresso in campo di Snell prova a dare nuova linfa ai padroni di casa, i quali tuttavia sporcano le percentuali al tiro concedendo a Looney e Durant, nel finale di frazione, di allungare un minimo. La tripla di Young allo scadere vale il più nove, che non taglia le gambe a Milwaukee, ma le fa vacillare. Maker e Antetokounmpo provano a cucire il gap in avvio di secondo quarto, ma Young e Livingston respingono al mittente i tentativi di rimonta dei padroni di casa, lasciando a Durant, Thompson e soprattutto Green l'incombenza di allungare nuovamente fino al 49-63 dell'intervallo. 

In avvio di ripresa ci si aspetta la solita mannaia dei Warriors, la quale tuttavia stenta ad arrivare. Sono i Bucks invece che tornano in campo molto più vivi ed intensi rispetto al primo tempo: Brogdon e Bledsoe orchestrano alla grande, Middleton e Giannis rifiniscono l'opera dimezzando prima lo svantaggio nella prima metà di quarto, poi cucendolo del tutto nel finale di frazione grazie alle triple di Snell e dello stesso Brogdon. Il tutto rendendo vani gli sforzi di Draymond Green di tenere Golden State in testa nel punteggio: all'ultima pausa è più 2 Bucks. L'inerzia sembra spostarsi dalla parte della squadra di Kidd, la quale tuttavia dopo essere andata avanti di 4 lunghezze, si rilassa fisiologicamente e subisce il parziale di 10-2 firmato Thompson e Green che da un minimo di inerzia agli ospiti. L'attacco di casa si inceppa definitivamente, senza andare a bersaglio per un paio di minuti, prima dell'arrivo del giustiziere: Durant infila cinque punti di fila, poi è la tripla di Green a scrivere la parola fine sulla gara. 

Phoenix Suns - Houston Rockets 95-112

Tutto relativamente facile per gli Houston Rockets di Mike d'Antoni, ancora privi di James Harden, in casa dei Phoenix Suns. I padroni di casa restano in partita per pochi minuti, prima di crollare sotto i colpi di Chris Paul e, più in generale, dell'attacco ospite, abile a mettere in ritmo svariati interpreti.

L'avvio è bello ed equilibrato: alle iniziative di Paul ed Ariza rispondono prontamente i Suns con Warren, Chandler e Booker. Questi ultimi approfittano inoltre dei canestri di Ulis e Bender da tre per salire sul più 11 (21-10), ma la reazione dei Rockets è da grande squadra: gli innesti di Tucker e Green sono decisivi nel contro-break di 17-2 che vale il più quattro e l'inerzia capovolta alla prima pausa. La difesa di casa si concentra tutta sul perimetro, lasciando a Paul e Capela la possibilità di incrementare i rispettivi bottini in penetrazione ed al ferro. Gordon aggiunge la mostarda con due giochi da tre punti di fila ed il parziale è servito: 29-47 e Houston in fuga. Phoenix si ritrova nel finale di frazione, ma è un fuoco di paglia utile ad accorciare solo fino al -13 dell'intervallo. 

La musica non cambia in avvio di ripresa: le triple di Ariza e Anderson fissano il punteggio sul più venti, con Houston che conserva ritmo ed intensità utili per implementare ulteriormente il bottino. Paul è indemoniato, un rebus per la difesa di Phoenix, che risponde tuttavia dalla parte opposta con Bender, Booker e Warren, ma non basta. Alla terza pausa è +22 Houston, con la gara ampiamente in ghiaccio. L'ultima frazione è puro garbage time, utile a tutti gli interpreti di mettere piede sul parquet e trovare gloria personale fino al -17 conclusivo.