Ora che l'NBA si ferma per la pausa dell'All-Star Game, per tutte le franchigie della lega è il momento di fare un bilancio dei primi quattro mesi di stagione. Per i Boston Celtics di Brad Stevens, subito un momento sliding doors, nell'opening night di Cleveland contro i Cavs di LeBron James. Il terribile infortunio occorso a Gordon Hayward, frattura della caviglia sinistra con interessamento di tendini e legamenti, che ha costretto i biancoverdi a reimpostare una squadra diversa e a far crescere molto velocemente due giovani come Jaylen Brown e Jayson Tatum.

Ne è nata una squadra dalla spiccata identità difensiva, che ha ottenuto risultati straordinari fino alla trasferta di Londra, per poi subire un vistoso calo. Una volta venuta a mancare l'intensità nella propria metà campo, sono stati molto più evidenti i limiti offensivi dei Celtics, nonostante Kyrie Irving abbia giocato finora da trascinatore e leader silenzioso. L'ex point guard dei Cleveland Cavs è ora tra i protagonisti dell'All-Star Game di Los Angeles, ma anche dalla California continua a pensare a Boston, come dimostrato durante un'intervista rilasciata durante il programma The Jump di Espn, nella quale Kyrie è tornato sull'assenza di Hayward: "Non voglio che affretti il recupero - dice Irving a proposito di un rientro anticipato dell'ex Jazz - abbiamo bisogno di lui per gli anni a venire. Sarebbe fantastico se tornasse quest'anno, mi manca tantissimo, ma voglio solo il meglio per lui". Kyrie dimostra dunque di pensare al lungo periodo, da vero leader dei biancoverdi: "Tra i miei compiti, come leader della squadra, c'è quello di guidare i miei compagni non solo con l'esempio, ma anche con la comunicazione. Con tutti i ragazzi giovani che abbiamo in squadra, la seconda parte di stagione sarà qualcosa di nuovo per noi. Dobbiamo salire di livello, dimostrare a noi stessi che abbiamo ancora una marcia da inserire. Altre squadre si stanno già muovendo in questa direzione: ovviamente potrà esserci solo un vincitore. Vogliamo essere preparati, fisicamente e mentalmente, per ciò che ci attende. Personalmente, mi sto caricando per salire di livello e per far in modo che anche i miei compagni di squadra si sentano coinvolti in questo processo. E' un ruolo nuovo per me, sto imparando costantemente e in maniera continuativa come comunicare al meglio nei confronti del resto della squadra". 

Un Irving dunque più consapevole della sua posizione in maglia biancoverde: "Sono tutte cose a cui ho pensato a lungo. Ora c'è l'All-Star Game, sarà un week-end divertente, ma poi dovremo essere pronti a tornare alla regular season, sarà una guerra. Abbiamo sette rookie nel nostro roster. E' una sfida, ed è anche merito nostro se siamo riusciti a trovare una via d'uscita. Hanno dovuto acquisire la mentalità che in questa lega uccidi o sei ucciso, capire che è necessario avere perseveranza, che bisogna scendere in campo per competere ogni sera, non solo per gli altri, ma anche per te stesso. Insieme agli altri leader della squadra, è mio dover far passare questo messaggio nello spogliatoio". Irving non esita ad attribuire meriti a coach Brad Stevens per quanto fatto finora dai Boston Celtics: "E' senza dubbio così, è una persona molto diligente, strategica nel suo approccio. E' molto competente e prepara bene le gare, con un gran piano partita, ci dà grandi schemi di gioco. Ha la capacità di aggiustare le cose in corsa, anche per lui questa è un'esperienza di crescita e di apprendimento, con questo gruppo a disposizione. E' qualcosa di unico, penso che approfitteremo dell'opportunità di conoscerci a vicenda non solo quest'anno, ma anche per le prossime stagioni". Ed è forse sul medio periodo che devono tararsi i Celtics, perchè quest'anno non sembrano ancora pronti per competere per il titolo. Troppe difficoltà offensive, a lungo mascherate dallo stesso Irving, da un sistema di gioco ben riconoscibile e dall'esplosione di Tatum, oltre che dalla crescita di Brown. Ma Toronto e Cleveland (nella sua versione rivoluzionata) sembrano avere qualcosa in più a Est: ecco perchè a Boston sanno di poter sfruttare quest'anno anche come esperienza per il futuro.