Anche nella Western Conference NBA, esattamente come ad Est, c'è stato un recente cambio della guardia in vetta al ranking. Sono infatti gli Houston Rockets a guidare la classifica per record alla pausa per l'All-Star Game, dopo aver sorpassato i campioni in carica dei Golden State Warriors. Il finale di regular season vivrà dunque di questo testa a testa tra texani e californiani, mentre da dietro infuria la bagarre: dal terzo posto, attualmente occupato dai San Antonio Spurs, al decimo, momentaneamente degli Utah Jazz, ci sono quattro partite e mezzo di distanza. Può succedere di tutto, sia come accesso ai playoffs che come composizione del tabellone occidentale. La situazione: 

- Houston Rockets (44-13). La banda D'Antoni ha perfezionato il suo corri e tira con l'inserimento in squadra di Chris Paul, fantastico nel far suo un contesto che vedeva già James Harden assoluto mattatore. Anche la difesa è migliorata, con Clint Capela sempre più importante: questi Rockets sono senza dubbio da corsa (e hanno il tie-breaker a loro favore contro Golden State).

- Golden State Warriors (44-14). I californiani sono giunti con le gomme sgonfie alla pausa per l'All-Star Game. Tra noia e stanchezza, Golden State ha perso intensità difensiva nelle ultime settimane, subendo sconfitte che un tempo non sarebbero arrivate. Gestione delle energie e tentativo di arrivare davanti ai Rockets: questi gli obiettivi di Kerr per l'ultima parte di regular season.

- San Antonio Spurs (35-24). Ancora nel bel mezzo del loro rodeo road trip, gli Spurs di Gregg Popovich sono in netta difficoltà. Senza Kawhi Leonard (quando e come tornerà?), San Antonio è stata risucchiata dalle altre contendenti ai playoffs. Il rendimento attuale (negativo in trasferta, 13-18) potrebbe non bastare se non accompagnato da un deciso cambio di rotta. Moltissimo dipende da Leonard, anche perchè il calendario non aiuterà. 

- Minnesota Timberwolves (36-25). Dopo anni di assenza dalla postseason, Minnesota sembra essere pronta a tornare sul palcoscenico più importante. Merito del talento del quintetto di Thibodeau, che ha trovato in Jimmy Butler un leader incontrastato. Finora i Timberwolves hanno costruito le loro fortune in attacco e nel fortino del Target Center (24-7). Dovessero migliorare in difesa e nell'approccio alle gare in trasferta, la postseason sarebbe assicurata. 

- Oklahoma City Thunder (33-26). Nonostante gli arrivi di George e Anthony, i Thunder sono ancora "ostaggio" di Russell Westbrook, l'uomo che decide le partite nel bene e nel male per Billy Donovan. L'infortunio di Andre Roberson ha cambiato gli scenari difensivi, ma il talento offensivo è pressochè illimitato, devastante se incanalato nel modo giusto (senza isolamenti). 

- Denver Nuggets (32-26). I Nuggets non hanno risentito granchè dell'infortunio di Paul Millsap. Coach Malone si sta affidando allo schieramento della scorsa stagione, con Nikola Jokic unico lungo e perno della squadra, e quattro esterni a muoversi sul perimetro e in taglio verso il canestro. Difesa rivedibile, ma la crescita di giocatori come Jamal Murray e Gary Harris fa ben sperare in vista del rush finale.

- Portland Trail Blazers (32-26). Più solidi difensivamente rispetto allo scorso anno, i Trail Blazers di Terry Stotts rimangono un'incompiuta NBA. Potrebbero raggiungere ancora una volta i playoffs, ma per una squadra che ha nel reparto esterni due campioni come Damian Lillard e C.J. McCollum il solo approdo alla postseason potrebbe non bastare: primavera ed estate ci diranno di più delle sorti di Rip City. 

- New Orleans Pelicans (31-26). Dopo l'infortunio di DeMarcus Cousins, Anthony Davis è salito definitivamente al proscenio, trascinando la squadra di Alvin gentry a  ottimi risultati. Boogie è stato sostituito da Nikola Mirotic, quantomeno come produzione offensiva, non come impatto complessivo. Il talento diffuso dei Pelicans è probabilmente inferiore a quello del resto della compagnia per i playoffs, ma la squadra è in crescita. 

- Los Angeles Clippers (30-26). La mossa di salutare Blake Griffin non ha sconvolto più di tanto i Clippers, che ora hanno un quintetto più aderente ai nuovi standard NBA. Jordan unico lungo, quattro esterni di talento e Lou Williams già sesto uomo dell'anno. Danilo Gallinari fondamentale nel nuovo sistema di Doc Rivers, in cui è già importante Tobias Harris. 

- Utah Jazz (30-28). Undici vittorie consecutive hanno riportato i Jazz in zona playoffs. Merito del recupero di Rudy Gobert, dell'esplosione di Donovan Mitchell, legittimo candidato al premio di rookie dell'anno, di un Ricky Rubio rivitalizzato dalla cura Quin Snyder, tra i migliori allenatori NBA. Via Hood e Joe Johnson, dentro Crowder per il finale di regular season, in una squadra che sa sempre cosa fare sui due lati del campo. 

- Los Angeles Lakers (23-34). I gialloviola sono nelle retrovie dell'Ovest, nonostante sensibili miglioramenti. Brandon Ingram e Julius Randle sono saliti di livello nel 2018, Kyle Kuzma è sempre un fattore in uscita dalla panchina, mentre Isaiah Thomas, arrivato da Cleveland per Clarkson e Nance, un'incognita. Out Lonzo Ball, Luke Walton ha costruito un sistema senza una point guard di ruolo, con Josh Hart protagonista, ma i gialloviola sono monitorati dagli addetti ai lavori soprattutto per le loro mosse estive. 

- Memphis Grizzlies (18-34). La delusione della stagione occidentale. Memphis partiva con la speranza di continuare la marcia playoffs delle ultime annate, ma l'infortunio di Mike Conley e l'esonero di David Fizdale hanno fatto diventare disastrosa questa regular season. Rimane il nodo Marc Gasol, da sciogliere entro l'estate. 

- Sacramento Kings (18-39). Il mix tra giovani ed esperti non ha funzionato. Via George Hill, con Zach Randolph sul viale del tramonto, i Kings hanno alternato prestazioni imbarazzanti ad altre di puro orgoglio. Bogdan Bogdanovic, De'Aaron Fox, Buddy Hield e Willy Cauley-Stein i nomi più freschi di una squadra a cui manca davvero tanto per tornare a buoni livelli.

- Dallas Mavericks (18-40). Si prova a ricostruire a Dallas, con Dennis Smith miglior giovane a disposizione di Rick Carlisle. Dirk Nowitzki continua a timbrare il cartellino con una certa continuità, ma i Mavs sono in fase rebuilding: importante non sbagliare una mossa nel prossimo futuro. 

- Phoenix Suns (18-41). Devin Booker e il deserto, nel senso letterale del termine. Solo il vincitore del Three Point Contest all'All-Star Game di Los Angeles assicura appeal a una squadra che continua a rimanere senza una reale cultura di pallacanestro. Elfrid Payton è stato appena preso per far fronte agli infortuni nel ruolo di point guard, Josh Jackson e Dragan Bender sono in crescita, ma la franchigia è complessivamente lontanissima dal tornare protagonista.