Nella storia ci sono date simbolo che sono destinate a rimanere nella memoria. Nel calcio, il novantotto, è l'anno nel quale è salita alla ribalta la Croazia di Miroslav Blazevic. Chi come me, è venuto al mondo nella seconda parte degli anni '80, avrà ancora bene a mente cio che la Nazionale balcanica riuscì a combinare al Mondiale francese. Brasile, Argentina, Germania, Italia, Olanda, Danimarca, la Francia padrona di casa, queste le favorite al nastro di partenza della kermesse mondiale transalpina, ed invece, sul podio, ci finisce la Croazia, che riesce a sfornare un'impresa, alla quale manca solo il lieto fine. E cosi, non come nelle favole, i 'vatreni' - focosi tradotto nella nostra lingua - arrestarono il proprio percorso ad un passo dal cielo. 

È il primo Mondiale a 32, dove agli ottavi di finale accedono le prime due classificate di ciascun girone, e la Croazia, inserita nel raggruppamento dell'Argentina (e del Giappone, con la Giamaica) chiude a 6 punti, dietro all'Albiceleste. Guidata dal 'ferroviere' Blazevic - chiamato in patria ancora oggi l'allenatore degli allenatori - schiera i suoi con un 3-4-1-2, offensivo, ma allo stesso tempo ben bilanciato sul rettangolo verde. Talentuosi in attacco, ermetici dietro. Affidata la porta a un portiere giovane e molto reattivo (Ladic), la difesa a tre è guidata dal libero Bilic, futuro scalmanato allenatore della stessa nazionale (lo si ricorderà forse fare le capriole ad ogni gol dei suoi a Euro 2012). Sugli esterni, i 'motorini' Jarni e Stanic, ala offensiva del super-Parma della fine dello scorso millennio, come lui stesso ammette un poco fuori ruolo a correre su e giù per tutta la fascia, ma “fino a che si tratta di farlo per 5-6 partite ai mondiali, mi metto anche in porta”. Nel ruolo di trequartisa, ecco la stella di Boban, giocatore che fa le fortune del Milan, uomo guida della selezione croata in campo e fuori. Il tandem offensivo, un mix tra forza fisica e qualità tecniche, costuituito da Suker, fresco campione di Europa con il Real Madrid e Vlaovic, per lui anche qualche comparsata nel nostro campionato, ma in tenera età. E' la prima partecipazione della neonata Croazia al Mondiale dopo lo scioglimento della Jugoslavia.

Poche sorprese agli ottavi di finale, passano tutte le big, chi agevolmente, chi con più difficoltà (vedi l'Argentina, bisognosa dei calci di rigore per buttare fuori dalla competizione l'Inghilterra o l'Italia, che si qualifica ai quarti con un successo soltanto di misura contro la modesta Norvegia). L'ottavo più indecifrabile, quella tra la Romania di Hagi, Popescu e Munteanu e la Croazia, premia i secondi. Un gol di Suker dagli undici metri spedisce i croati tra le migliori otto del mondo, ma la bella storia non finisce qui, perchè ai quarti, contro ogni pronostico, la squadra del commissario tecnico Blazevic compie un'autentica impresa, estromettendo dalla rassegna addirittura la Germania, con un secco e perentorio 3 a 0. Jarni, Vlaovic, Suker, una mini-filastrocca recitata dai croati più e più volte che un verso di Dobriša Cesarić nella sua opera 'Izabrani stihovi', i 'versi scelti'. E' semifinale, un traguardo storico per un Paese che 10 anni prima neanche esisteva. Il destino vuole che sulla strada della Croazia ci sia proprio la Francia, la nazione ospitante, una delle superfavorite. Tutti si attendono una passeggiata di salute dei transalpini, per un tempo accade il nulla cosmico allo Stade de France, poi però dopo pochi secondi dall'inizio della ripresa l'avvoltoio Suker approfitta di un pasticcio di Thuram e scaraventa la palla in rete. Fu un attimo, un momento bellissimo, il più dolce di sempre per la Croazia, sportivo e non. A quel punto l'accesso alla finale sembra obiettivo non più difficilissimo da raggiungere, ma i francesi, colti nell'orgoglio, reagiscono con veemenza e capovolgono il risultato con lo stesso Thuram - autore di una doppietta - assoluto protagonista, dunque, nel bene e nel male.

E' una delusione forte, marcata. La Croazia è sconfitta, è 'defraudata' dell'atto finale, la Francia vincerà il Mondiale surclassando nella finalissima il Brasile, 3-0 senza possibilità di replica per i verdeoro. Boban e soci, però, onorano la competizione fino all'ultimo secondo dell'ultima partita, e nella finalina di consolazione superano l'Olanda, riuscendo così a piazzarsi sul podio. Il bilancio dell'avventura francese è straordinario: cinque vittorie e due sconfitte, entrambe di misura, contro l’Argentina ed i futuri campioni. Una medaglia di bronzo, ed un riconoscimento individuale. Suker, infatti, con il gol messo a segno in semifinale, riuscì a chiudere a quota 6 nella casellina dei gol fatti, uno in più di Batistuta e Vieri, addirittura due in più di Ronaldo, l'assoluta stella di quell'edizione.

Probabilmente, ad oggi il cammino della Croazia è il più sorprendente di sempre in un Mondiale, nonostante si sia fermato in semifinale. E' sorprendente da un punto di vista tecnico, perchè almeno sette/otto squadre erano superiori, ma soprattutto per la storia che c'è dietro. E' stata una Nazionale di calcio in grado di unire un Paese dilaniato dalla guerra slava, insanguinato, un gruppo di uomini, prima che calciatori, che sono, dunque, destinati a restare nella memoria. La Croazia è la miglior debuttante, dal dopoguerra, nella Coppa del Mondo.