Basta avere 20 anni per ricordarsi i mondiali del 2002, ma anche quelli del 2006. Lasciate perdere gli epiloghi, ricordate i pre, i giorni che hanno anticipato le competizioni. Nel lotto delle favorite alla vittoria finale entrambe le volte tra tutti i nomi ne spiccava sempre uno, ovvero quello del Brasile. Quella squadra al limite della legalità, con Ronaldo, Ronaldinho, Kakà, Cafù, Roberto Carlos e tanti altri. Quella squadra che vinse nel 2002, arrivò ai quarti nel 2006. Ma che comunque era data come favorita. Ora, immaginate che l'estate prossima ci sia un altro Mondiale: dareste il Brasile, questo Brasile, come favorito? Si fa molta, molta fatica. Merito delle altre, ma anche demerito del Brasile. E di un Dunga che sta sbagliando troppo.

La prima ragione che porta a questa tesi è il fatto che non ci sia continuità. A ogni convocazione ci sono esclusi eccellenti, tante novità, scelte coraggiose. Ma mai una volta che abbia dato continuità, che abbia riproposto la stessa formazione. Ieri, nella partitissima che il Brasile ha giocato al Monumental contro l'Argentina, si sono visti in campo Lucas Lima e Ricardo Oliveira, due giocatori del Santos che stanno ben figurando. Il primo è un interessante trequartista classe 1990, l'altro è proprio quel Ricardo Oliveira, la meteora del Milan che dopo anni al caldo nelle zone di Dubai e dintorni è tornato anch'egli al Santos. In panchina intanto sedeva un certo Douglas Costa, a Liverpool sono rimasti Coutinho e Firmino. E volendo parlare di meritocrazia, a casa è rimasto un Raffael che sta facendo Magie col Gladbach. Ma anche un certo Casemiro.

Un potenziale impressionante che si perde in un bicchiere d'acqua, o meglio in un rettangolo verde, quando si tratta di schierare l'undici titolare. Posti Willian e Neymar intoccabili (ci mancherebbe), perchè Coutinho non merita un posto fisso in questa squadra? Come lo meriterebbe anche un Hulk che con lo Zenit sta facendo cose divine, lo stesso Douglas Costa al Bayern. Eppure ieri è entrato solo all'ora di gioco (e un minuto dopo il suo ingresso ha propiziato il gol del pari. Insomma, le scelte sono alquanto discutibili.

Le certezze stanno venendo a mancare anche a centrocampo. Quello che sembrava essere la certezza (e senza alcun dubbio il miglior interditore/regista attuale brasiliano), ovvero Fernandinho, ieri non ha trovato spazio nei 90 minuti. E parliamo di uno che è top di gamma in Europa. Gli sono stati preferiti Elias, fedelissimo di Dunga ma poco più che buon giocatore e poco altro, e Luiz Gustavo, scelta decisamente più ragionevole, ma comunque un giocatore tecnicamente limitato. La squadra non gira, deve affidarsi solamente agli sprazzi di Neymar e Willian per concludere, fa fatica.

Altra nota dolente è la difesa, e specialmente la gestione difensiva. Thiago Silva, uno che tra i cinque migliori difensori al mondo ci sta benissimo, nemmeno convocato. Com'è possibile? Probabilmente si può pensare che ci siano centrali migliori di lui. E se si legge il nome di Miranda, capitano dell'era Dunga, ci potrebbe stare. No, in realtà non ci sta, non esiste non convocare Thiago Silva. Ma la cosa più incredibile è che gli vengano preferiti Gil (un buon difensore del Corinthians) e soprattutto David Luiz.

Potremmo parlare del ricciuto centrale per ore, una cosa è certa: da difensore centrale è incredibilmente limitato, e nonostante sia da anni palese, nessuno riesce a farne a meno. E quelle poche buone prestazioni difensive sono arrivate sempre al fianco di Thiago Silva, evidentemente non un caso. Il vero ruolo di David Luiz è quello di centrocampista centrale davanti alla difesa, senza compiti di marcatura e più spazio di impostazione, con anche licenza di avanzare. Di una sua ottima prestazione difensiva da centrale arretrato non se ne ha memoria.

Per non parlare del problema portiere. Sembrava essere Jefferson l'erede giusto di Julio Cesar, ma è durato solo fino alla Copa America, tra alti e bassi, ma comunque figurando decentemente. Nelle ultime gare invece Dunga ha scelto Alisson, numero uno dell'Internacional de Porto Alegre, che ieri notte contro l'Argentina non ha brillato per sicurezza.

Pensiamo che 30 anni fa questa maglia la vestivano Zico, Falcao, Cerezo, ancora prima Didì, Vavà, Pelè, Rivelino, Tostao, nei tempi più recenti Ronaldo, Rivaldo, Romario. La saudade è inevitabile per i Brasiliani, se si ripensa a quelle squadre e a quella di oggi. E la preoccupazione non può fa altro che aumentare, visto che le stelle ci sono, ma non possono risolvere tutto da sole. La mente viaggia su un treno in direzione Belo Horizonte. Che il Mineirazo, quel clamoroso 7-1 subito dalla Germania, possa essere stato uno spartiacque storico?