Il merito, nella vita come nel calcio, è un concetto labile, spesso modellabile alle proprie esigenze retoriche. Sulla vittoria del Pallone d'Oro Sudamericano di Carlos Sanchez, le discussioni si riducono all'osso, perchè negare il merito dell'uruguayo significherebbe negare l'evidenza. El Pato eredita il titolo da Teofilo Gutierrez, protagonista del River Plate della stagione precedente e punta di diamante della squadra che ha iniziato a far assaggiare la gloria ai tifosi della Banda dopo i fallimenti e la ricostruzione.

Quando intorno al Monumental c'erano solo lacrime e terra bruciata, in quel 2011 di sofferenze e vergogna per il club di Nunez, Carlos Sanchez è arrivato per dare una mano e non se n'è più andato. Solo un prestito in Messico a promozione già avvenuta, prima che il Muñeco Gallardo gli affidasse un ruolo chiave nel suo undici. Mezzala o esterno, l'uruguayo ha sempre speso ogni goccia di sudore sul campo, non ha mai fermato il proprio moto perpetuo, sempre governato da un'intelligenza molto più che discreta. Lo zampino in gare decisive lo ha sempre messo, pur tenendo in piedi l'impalcatura della squadra.

Carlos Sanchez è stato scelto da El Pais per il titolo di Giocatore Sudamericano dell'Anno, di nuovo un uruguayo dopo un'altra colonna dei Millionarios, lo straordinario Enzo Francescoli, vincitore nel 1995. Vent'anni dopo, El Pato chiude così la sua esperienza alla Banda, lasciando un buco enorme da ricoprire nel River 2.0 che dovrà ricostruire Gallardo. Infatti Sanchez è già stato ceduto ai messicani del Monterrey, con un biglietto da visita più che buono: ha battuto nella corsa al Pallone d'Oro Miller Bolaños e Carlitos Tevez. Meritatamente, come nel suo stile.