Una delle compagini emergenti più attese ad Euro 2016 è senz’altro la Polonia. I biancorossi hanno senz’altro la loro punta di diamante in Robert Lewandowski, splendido bomber a tutto tondo del Bayern Monaco, ma il C.T. Adam Nawalka, sulla panchina dal 2013, è riuscito ad integrare in un solo corpo tanti frammenti essenziali, tra cui molte conoscenze della Serie A: dalla sicurezza Wojciech Szczesny (Roma), all’esperto Jakub Blazczykowski (Fiorentina), passando per il condottiero, Kamil Glik (Torino) e Piotr Zielinski, autore di una splendida stagione ad Empoli. Nawalka è riuscito a costruire attorno alla punta un sistema funzionale capace di schierarsi sia col 4-4-2 che col 4-2-3-1 (usati quasi in egual misura nelle qualificazioni agli europei) a seconda dell’avversario, stringendo o allargando gli esterni  in base alla posizione del giovane talento Arkadiusz Milik, ventiduenne capace di infilare ben 47 reti in 75 presenze nelle ultime due stagioni con la maglia dell’Ajax. Questa duttilità tattica è dovuta anche al grande lavoro di Grzegorz Krychowiak, centrocampista bicampione in Europa League col suo Siviglia, e di Krzysztof Maczynski, ventottenne in forze al Wisla Cracovia, che garantiscono muscoli e visione tattica nel mezzo.

I polacchi si sono classificati secondi nel girone D delle qualificazioni, con ventuno punti, solo uno in meno della Germania campione del mondo, e tre in più dell’altra sorpresa, l’Irlanda, garantendosi così l’accesso diretto alla manifestazione senza dover passare per la graticola degli spareggi. 
L’esordio è avvenuto nel settembre 2014, con la più abbordabile delle trasferte: poco meno di una vacanza quella a Gibilterra, dove il ciclone polacco si è abbattuto con sette reti, di cui quattro del solo Lewandowski. Ma la prima prova di forza è arrivata nell’ottobre di quell’anno: seconda giornata, nel nuovissimo Stadion Narodowy arriva la Germania schiacciasassi. I polacchi soffrono l’assedio dei tedeschi (ogni riferimento storico è puramente casuale) ma riescono a resistere, coordinati da Glik, per tutto il primo tempo, concluso con appena il 30% del possesso palla. Inizio ripresa ed ecco che la magia del calcio prende vita: sul contropiede rapido, è Milik ad anticipare Neuer sul cross di Piszczek per fare 1-0. La Germania riprende l’assalto ma non trova varchi, ed allora al minuto 88 i padroni di casa coronano il trionfo: Mila, subentrato proprio a Milik, viene imbucato da un meraviglioso tocco di Lewandowski e piazza alle spalle di Neuer per il 2-0 finale.
A parte l’esaltazione dei media, è questo il momento in cui la coscienza nazionale calcistica polacca subisce un mutamento positivo, cominciando a pensare di poter competere col meglio delle rappresentative continentali. E lo spirito è quello giusto, anche quando le cose non vanno per il meglio: contro la Scozia, sempre a Varsavia, la strada sembra in discesa con il vantaggio di Maczysnki dopo appena dieci minuti, ma i brittanici sono bravi a pareggiare prima con Maloney (18°) per poi ribaltarla con Naismith nel secondo tempo. Serve il miglior Milik per infilare l’undicesima rete di squadra in tre partite e garantire l’imbattibilità dei suoi.

La doppia passeggiata sulla Georgia, 4-0 sia all’andata che al ritorno, quando Lewandowski riesce a fare tripletta nei soli minuti di recupero, inframezzata dal pari esterno in Irlanda (1-1, con Long a rispondere, a tempo scaduto, al vantaggio di Peszko) fa capire agli uomini di Nawalka che non ci si può più nascondere: bisogna difendere il primo posto dall’assalto della Germania, che insegue ad un solo punto.  A Francoforte, però, hanno ragione i ragazzi di Loew: Müller e Götze la sbloccano nei primi venti minuti, ed il sussulto di Lewandowski non ha il giusto seguito. All’ottantaduesimo, di nuovo SuperMario Götze firma l’atteso sorpasso.

Questo è il primo - e l’unico - vero stop dei biancorossi, il cui superamento è però facilitato dall’avversario successivo:  tre giorni dopo la sconfitta (siamo nel settembre scorso) sulle alpi arriva Gibilterra, di nuovo travolta con sette gol di scarto. Stavolta è 8-1, con doppiette di Grosicki, Lewandowski e Milik. Il piccolo rimpianto arriva al nono turno, quando la Germania capolista cade clamorosamente in Irlanda (1-0, il solito Long) ma i polacchi non riescono ad approfittarne e si fanno bloccare sul 2-2 dalla Scozia (di nuovo Lewandowski che apre le marcature al terzo minuto e le chiude salvando i suoi al novantaquattresimo), arrivando così al secondo scontro con l’Irlanda a pari punti proprio con i britannici. I playoffs, a cui comunque Glik e compagni arriverebbero da favoriti, suonerebbero quasi come una beffa dopo la cavalcata di oltre un anno. A Varsavia, le cose si mettono per il meglio:  al tredicesimo è un geniale schema su corner a liberare Krychowiak ai venti metri, per permettergli di infilare all’angolino basso l’1-0. Appena tre minuti, però, e l’Irlanda riesce a rispondere. Pazdan, cercando di spazzare all’indietro, colpisce Long proprio sulla linea dell’area di rigore, ed è Walters a prendersi la responsabilità di trasformare il penalty dell’1-1. Il match rimane in bilico, ma l’arma segreta dei polacchi è sempre lui: Robert Lewandowski impatta con forza inaudita, di testa, il cross di Maczynski all’altezza del dischetto e gonfia la rete che vale ai suoi la storica terza qualificazione europea, dopo quelle del 2008 e (da nazione ospitante) 2012. Tra l’altro, il centravanti del Bayern termina in testa alla classifica marcatori delle qualificazioni con 13 gol e 4 assist in appena dieci partite giocate.

Ora, per trasformare il sogno in realtà e superare per la prima volta la fase a gironi dell’Europeo, gli ostacoli si chiamano Germania (ma chi si rivede!), Irlanda del Nord ed Ucraina. Niente di facile, ma con un Robert Lewandowski in più fa tutto meno paura.