Se la finale di Copa Libertadores 2016 fosse un film, avrebbe certamente come titolo unexpected. Stavolta però le protagoniste non sono due donne incinte, bensì due squadre che si sono guadagnate l'ambito privilegio di giocarsi il trofeo più importante e prestigioso del Sud America. Tutto in 180 minuti per l'Independiente del Valle, squadra dell'Ecuador che ha raggiunto la finale percorrendo una via tortuosa, ma riuscendo ad arrivare fino in fondo grazie soprattutto alla programmazione del proprio vivaio, che affronta il più blasonato Atletico Nacional de Medellìn, che cavalca il nucleo colombiano tra gioventù ed esperienza, maturato negli anni ed emerso in definitiva nelle ultime stagioni.

Verdolagas corrono per conquistare la Libertadores per la seconda volta. Attualmente l'unica Copa in bacheca è quella del 1989, della mitica squadra guidata da Escobar in difesa e con René Higuita tra i pali: fu il primo successo per una squadra Cafetera, mentre il secondo è stato invece conquistato dall'Once Caldas nel 2004. Da quell'89 però il Nacional non è mai riuscito nemmeno a tornare tra le migliori quattro, quindi l'occasione si fa ancora più ghiotta, specialmente dopo aver mietuto vittime anche eccellenti: alla vittoria e primo posto nel girone al primo turno sono succeduti i trionfi contro Huracan, Rosario Central e soprattutto San Paolo, al termine di una doppia semifinale dominata da Miguel Borja, centravanti passato anche da Livorno con risultati non esattamente memorabili.

L'urlo di Borja. (Fonte immagine: foxsports.it)
L'urlo di Borja. (Fonte immagine: foxsports.it)

I suoi quattro gol sono però valsi il passaggio del turno e lo hanno elevato a idolo della tifoseria: "Passo ogni minuto a pensare alla finale - ha dichiarato a FIFA.com nei giorni antecedenti la finale - Voglio vincere, voglio alzare il trofeo". L'ex meteora, ora eroe, ha anche svelato qualche arma tattica della sua squadra: "Siamo una squadra che gioca molti uno-due in mezzo al campo, ed è necessario sapere come muoversi per far male alla difesa avversaria. Ci piace manovrare palla a terra a centrocampo". Sicuramente il meccanismo viene piuttosto facilitato dalla qualità e quantità che Seba Pérez Mejìa garantiscono: i due non saranno però la coppia titolare della finale, non potendo il tecnico Reinaldo Rueda contare sul secondo, squalificato.

Sarà comunque ancora 4-2-3-1 quello del Nacional de Medellìn, con Armani a difendere i pali, mentre davanti a lui agiranno larghi Bocanegra e Farid Dìaz, con la coppia centrale composta dal giovane Davinson Sànchez (già bloccato dall'Ajax) e dal veterano Alexis Henriquez, già vincitore della Libertadores nel sopracitato 2004 con l'Once Caldas. Mediana che dovrebbe essere composta da Diego Arias e Elkin Blanco, quest'ultimo che potrebbe lasciare comunque il posto a Seba Perez, con Macnelly Torres ad agire da trequartista centrale affiancato sulle ali dal baby-fenomeno Marlos Moreno a sinistra (in ballottaggio con Ibarguen) e Orlando Berrìo a destra, alle spalle dell'unica punta, per l'appunto Miguel Borja. Attenzione all'arma dalla panchina Alejandro Guerradodicesimo per eccellenza.

La forza e la determinazione dei colombiani non possono però spaventare affatto gli Ecuadoregni, che si portano dietro una storia davvero clamorosa: la fondazione avvenne nel 1958, raggiungendo la seconda categoria nel 1996 e la Serie B nel 2008, per poi arrivare nella massima serie nel 2010. Due anni fa la prima partecipazione alla Libertadores chiusasi con l'eliminazione nel girone sul filo del rasoio, finendo terza alle spalle del San Lorenzo solo per la differenza reti (+1 contro 0), e ora alla seconda partecipazione, in questo 2016 dei miracoli e della sorprese, la finale raggiunta dribblando una serie di insidie non indifferenti: ha avuto la meglio del Colo-Colo nel girone, per poi eliminare nell'ordine il River Plate campione in carica, i Pumas messicani e infine la corazzata Boca Juniors di Carlitos Tevez.

La festa dell'Independiente alla Bombonera. (Fonte immagine: foxsports.it)
La festa dell'Independiente alla Bombonera. (Fonte immagine: foxsports.it)

Il segreto della squadra sta soprattutto nell'organizzazione di un settore giovanile che si è rivelato essere uno dei migliori del Sudamerica, tant'è che la giovane età media della rosa nel complesso (24,1) spaventa. Ad alzarla ci pensano i tre stranieri, gli unici della rosa, tutti uruguagi come l'allenatore Pablo Repetto: parliamo del terzino Nunez (classe 1982), del mediano Rizotto (1984) e dell'esterno Tellechea (1987). Sono loro tre, insieme alla punta Castillo, gli unici giocatori di movimento nati prima del 1990. Vanno aggiunti anche i due portieri Azcona e Lemos. La vera forza della squadra, il fulcro offensivo che l'ha trascinata fino alla finale, è composto però da tre giovanissimi, e saranno anche i tre che comporranno una parte del poker offensivo nel 4-2-3-1 di Repetto.

La maggior parte degli occhi saranno puntati su José Angulo, prima punta del 1995 che piace e non poco a Sassuolo e Palermo, che dopo la finale proveranno a strapparlo alla squadra che l'ha cresciuto e portato ai vertici. Alle sue spalle agisce un altro interessantissimo prospetto come Sornoza, trequartista 22enne, affiancato alla sua sinistra dal 1997 Cabezas: questi tre hanno realizzato per ora 15 dei 19 gol nella competizione e hanno attirato diversi interessi. A chiudere il reparto offensivo del 4-2-3-1 sulla destra c'è il più esperto Julio Angulo, nativo del 1990. Ovviamente questi quattro saranno titolari, così come i due mediani Orejuela e il più esperto Rizotto. Leggere modifiche invece in difesa: Nunez confermato a destra, mentra a sinistra Ayala rimarrà in dubbio fino all'ultimo e in caso di forfait lascerà spazio a Tellechea, con Leon (in sostituzione dello squalificato Mina) e Caicedo a comporre la cerniera centrale davanti ad Azcona

Sarà ovviamente il primo incontro tra le due compagini in Copa Libertadores, sarà il primo atto di 180 lunghissimi minuti. Non esistono gol in trasferta, esiste solo il computo totale: in caso di parità, tempi supplementari. Ma per la gara d'andata, di scena a Quito allo stadio Olimpico Atahualpa, dopo 90 minuti ci si fermerà sicuramente. Il fischio d'inizio è fissato alle 2.45 italiane, l'appuntamento è su Fox Sports per la diretta. E per la storia.

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Giorgio Dusi
Vivo a Bergamo, scrivo di calcio, in particolare di Juventus e Arsenal, e di basket tra NBA ed Eurolega. Giornalista. Laureando. Forse. [email protected]