Non sempre bastano tre gol per cancellarne quattro, ma per mettersi alle spalle le delusioni e le amarezze sono più che sufficienti. Chiedere all'Arsenal, che ieri ha battuto per 3-0 il Bournemouth iniziando settembre col piede giusto e dimenticando il 4-0 subito ad Anfield prima della pausa. Da quella sciagurata domenica sono passate solo due settimane, ma la squadra vista in campo ieri non aveva nulla in comune con l'undici umiliato dal Liverpool. Lo specchio della gara e del momento è, come spesso gli capita, Mesut Ozil, giocatore umorale se ce n'è uno. Impalpabile ed in balia degli eventi due settimane fa, decisivo e determinato ieri all'Emirates: tagli, movimenti senza palla, giocate sempre finalizzate a qualcosa e mai fini a loro stesse.

Da una sua intuizione nasce la rete del 2-0 firmata da Lacazette, al suo secondo gol con i londinesi, il secondo in casa, dove per ora ha mostrato il suo miglior volto. Il francese si è dimostrato finora quello che ci si aspettava fosse: un attaccante che non cambia una squadra, ma che è decisivo ogni qualvolta riceva supporto dalla squadra. Ieri ha stupito soprattutto la sua ottima intesa con Danny Welbeck, i due si sono sempre mossi con intelligenza senza mai pestarsi i piedi, cosa non scontata per due giocatori più di istinto che di raziocinio. A fornire intelletto calcistico ci ha pensato il solito Aaron Ramsey, che non ha mancato di dimostrare la sua incredibile capacità nell'attaccare alle spalle del centrocampo. Il gallese è un elemento imprescindibile per il centrocampo a due tanto quanto lo è Xhaka: la coppa è quasi perfetta e ieri lo ha dimostrato, serve però confermarsi anche in un test più probante.

Fonte immagine: Twitter @Arsenal
Fonte immagine: Twitter @Arsenal

Il 3-4-3 in generale è sembrato di nuovo il modulo più adatto alle caratteristiche dei giocatori scelti da Wenger, soprattutto grazie all'avanzamento sulla corsia sinistra di Sead Kolasinac. Il bosniaco aveva finora giocato soltanto nei tre dietro, ruolo che può ricoprire senza alcun patema, ma nel quale non può esprimere al meglio tutte le sue doti offensive. Non solo l'ex Schalke è stato il solito carrarmato quando si è spinto in avanti - ma con piedi dolci, come dimostra il cross per l'1-0 di Welbeck -, è stato anche più nel vivo del gioco, presente in fase di palleggio e in copertura, garantendo anche un contributo fisico, tutte caratteristiche non necessariamente di Chamberlain, ex proprietario di quel posto, ora passato di mano a Kolasinac.

L'ultimo dato da sottolineare è che questa vittoria dell'Arsenal è arrivata senza l'aiuto di Alexis Sanchez, rimasto saldamente in panchina per settantacinque minuti prima di avere una passerella finale di un quarto d'ora, prendendo il posto di Welbeck. Il ritardo con cui l'ex Udinese è rientrato dal Sudamerica è certamente una giustificazione plausibile, ma nella scorsa stagione Wenger non avrebbe mai rinunciato al cileno, specialmente in una gara così importante dal punto di vista psicologico. Il Nino Maravilla era il trascinatore e leader tecnico, le vicende estive possono aver messo in discussione anche le gerarchie nello spogliatoio. Salvo scossoni, però, tra una settimana Sanchez dovrebbe essere già di nuovo in campo: i Gunners sono ospiti del Chelsea, chiamati ad un'altra prova di squadra. Non per riscattarsi, ma per consacrarsi.