Dopo giorni trascorsi a discutere del pasillo da concedere o meno ai giocatori del Real Madrid dopo la vittoria nel Mondiale per Club di Abu Dhabi, sono stati i merengues a stendere un tappeto rosso al Barcellona nel Clasico prenatalizio che ha sostanzialmente chiuso la Liga. E' quanto accaduto ieri, in occasione del primo gol blaugrana, che ha indirizzato la sfida del Bernabeu, con Ivan Rakitic libero di scorazzare per il campo indisturbato, da centrocampo ad area di rigore, per scaricare poi per Sergi Roberto, autore dell'assist per il gol di Luis Suarez

Paradossale la situazione venutasi a creare in campo per il Madrid, con Mateo Kovacic - in campo per Isco - completamente disinteressato della fuga del connazionale Rakitic, preoccupato esclusivamente di tenere la marcatura su Leo Messi, come da consegne del prepartita. Su questa mossa è girato il Clasico del Bernabeu, che il Real aveva intepretato bene nel primo tempo, pressando con efficacia quasi a tutto campo, come accaduto nelle due gare di Supercoppa spagnola, tagliando i rifornimenti a Suarez, con Messi limitato proprio da Kovacic, diventato la sua ombra nelle ultime uscite l'uno contro l'altro. Zidane ha voluto infatti riproporre una situazione difensiva già sperimentata contro la Pulce, con il giovane croato eversore del fuoriclasse argentino, facendo ruotare i centrocampisti del suo rombo, con Modric, Casemiro e Kroos pronti a supportare le due punte Cristiano Ronaldo e Karim Benzema. Piano che è durato per un tempo, ma che non ha portato frutti dal punto di vista realizzativo, perchè il portoghese ha prima lisciato clamorosamente una palletta importante, poi si è visto respingere un diagonale mancino dall'ottimo Ter Stegen di questa stagione. Ancora peggio è andata al francese, che ha colpito un palo di testa su cross di Marcelo, confermando il suo momento no alla voce gol segnati, per poi essere fischiato sonoramente dal suo pubblico al momento della sostituzione, nel secondo tempo. Per quarantacinque minuti il Barça ha retto l'urto, ancorandosi a un Gerard Piquè che ha giganteggiato di fianco al timoroso Vermaelen, con Iniesta a predicare calma e Paulinho incursore di sfondamento, principale pericolo per la porta di Keylor Navas, tra i migliori della banda merengue (in difficoltà Sergio Ramos, graziato nel secondo tempo per un colpo proditorio al Pistolero Suarez).

Nel secondo tempo è invece cambiato tutto. Il Real Madrid ha perso le distanze in campo, ha accusato un po' di fatica in due suoi uomini fondamentali come Toni Kroos e Luka Modric, dando fiato a un Barça che si è preso la scena da grandissima squadra, prima ristabilendo le gerarchie della classifica con il palleggio, poi con la cavalcata di Rakitic, innescata da un gioco di prestigio del mai troppo utile Sergi Busquets. Il pasillo concesso al croato blaugrana dai due connazionali in maglia blanca (Modric, in prima battuta, Kovacic in seconda) ha cambiato i connotati del Clasico, dando forza e fiducia ai catalani, facendo invece sprofondare il Real nella disperazione di chi si rendeva conto che la Liga stava scappando definitivamente di mano. Dopo un'occasione sprecata da Suarez, il Barça ha inflitto al Madrid il colpo del k.o. con un'altra azione alla mano, sulla quale Dani Carvajal si è esibito in una parata da portiere per evitare lo 0-2. Risultato: rigore ed espulsione, con Leo Messi pronto a fulminare Keylor Navas con una stoccata imparabile. Il cartellino rosso sventolato in faccia al terzino blanco ha cambiato i piani di Zidane, che avrebbe voluto inserire Gareth Bale e Marco Asensio per tentare una complicata rimonta. Proprio il tecnico transalpino, che ha portato otto trofei nella già ricca bacheca della Casa Blanca, è ora nel mirino di tifoseria e critica per la scelta di lasciare in panchina Isco, idolo del Bernabeu, a vantaggio di Kovacic. Mossa difensiva, in Spagna difficilmente concepibile, ancor meno accettabile dopo una sconfitta che ha assunto nuovamente proporzioni epiche per il Real, 0-3 da freschi campioni del mondo. Esame di laurea superato con lode invece da Ernesto Valverde, che senza Neymar ha costruito un Barça meno spettacolare delle precedenti versioni, ma senza dubbio più solido, e che si appresta a tornare campione di Spagna dopo un solo anno di assenza.