Nella sua milionaria e tribolata storia l’uomo ha sempre cercato di andare oltre le congetture, oltre quegli spazi delimitati dall'esistenza. Assetato da quella voglia intrinseca di oltrepassare quei confini che il guardo esclude, essere il protagonista di una storia (della storia) spostando le leggi delle fisica ad un livello superiore. E’ il sogno di molti, l’obiettivo di tutti e il risultato di pochi: quegli eletti in grado di spostare gli equilibri, di portare qualcosa ad un livello talmente superiore a diventare mistico. Uno degli eletti, ieri sera, piangeva con eleganza in panchina, come se quelle lacrime sottili fossero macigni di ognuno di noi, rassegnati ad un futuro senza magia e un passato pieno di cotanta bellezza. Il personaggio, l’uomo non può non essere Don Andres Iniesta.

Pagina 584 del Dizionario della lingua Italiana, quinta parola in alto a destra: Illusionismo: [Arte dello spettacolo consistente nell’eseguire esercizi che paiono prodigiosi, rappresentazione che per la sua grande verosimiglianza da la sensazione della realtà]. L’otto nel mezzo non si butta no, ruota di novanta gradi creando l’infinito. Qualcosa che non ha confini ma che all'improvviso si scontra creando il genio. Colui in grado di vedere traiettorie che agli occhi degli umani possono sembrare muri, troppo chiusi per poterci inserire una sfera, un piccolo soffio d’aria o addirittura un pallone. Quella fascia catalana stretta al braccio, possente e forte, incollata come il pallone a quel piede destro, presto esposto nei migliori musei del mondo.

Fonte foto: Twitter Liga
Fonte foto: Twitter Liga

In quel di Madrid, l’ultima recita del più grande Illusionista, l’ultima finale con quella maglia stampata addosso dalla notte dei tempi, capitano di quella squadra con cui ha vinto, rivinto e stravinto ogni torneo che si possa giocare. Attraverso quel rispetto non preteso, attraverso quei silenzi e quell'educazione sportiva che a pochi eletti appartiene. Don Andres si è preso le pupille e i cuori, scartando via quelle stupide leggi della fisica, ha trasportato emozioni come se quelle fossero palloni da destinare al compagno più vicino.

Pensare prima di agire, essere al servizio degli altri perché la sua mentre era ed è programmata per quello: osservare la fine di un’azione prima che essa ancora si sviluppi. Un visionario, un genio, qualcosa di molti vicino ai grandi maestri dell’arte, folli nella loro precisione, geometrici nel modo di pensare di lasciare pensare. Onesto senza compromessi, omaggiato comunque e dovunque nei migliori stadi che, al suo cospetto, diventano teatri in cui nessuno può permettersi di stare seduto.

8 campionati spagnoli (quasi nove), 4 Champions League, 6 Coppe del Re, 7 Supercoppe spagnole, 3 Supercoppe Europee, 3 Mondiali per club, 1 Mondiale e 2 Europei. Palmares irreale, un menù da 35 trofei e quel piccolo rimpianto di non aver mai potuto sollevare il Pallone D’Oro che nel 2010 avrebbe meritato a mani bassissime. Ma poco importa perché Don Andres ha sempre preferito il collettivo al personale, lo sguardo d’insieme invece che la solitudine, lo spazio più piccolo del mondo al posto delle praterie.

Presente e mai passato, futurista nel modo di osservare il mondo come se questo fosse 110x70, geometricamente divino. Uno, due, tre passi avanti come quel gol segnato ieri sera, proprio nell'ultima finale. Finta a far sedere il portiere e poi subito ad abbracciare Messi nel più classico dei passaggi di consegne. Poi ci sono quelle pagine del romanzo che nessuno vorrebbe mai leggere: l’ennesima ovazione, la consapevolezza della fine le lacrime. Infine, le mani in altro e l’infinitesimo trofeo al cielo.

Fonte foto: Twitter Barcellona
Fonte foto: Twitter Barcellona

"È un giocatore fuori dal normale. Tecnicamente è perfetto, con la palla fa quel che vuole. E poi gioca con una gran disinvoltura, quasi senza sforzo. È come quando Federer gioca a tennis, a malapena suda…". Le parole pronunciate Del Bosque potrebbero essere uscite dalla bocca di ogni amante dello sport e da ogni cultore della bellezza che si rispetti perché se siamo follemente innamorati di questo gioco qua è per uomini e maestri come Iniesta. L’Illusionista che ha rivoluzionato il calcio attraverso la geometria e il genio. Gracias por todo Maestro.