Per la gara più importante della stagione Bruno Labbadia, tempestato di infortuni, sceglie il 4-1-4-1 con Casteels tra i pali, Brooks e Knoche a proteggerlo, mentre sulle fasce ci sono William e Udokhai. Guilavogui è il solito perno centrale tra Malli ed Arnold. Steffen a destra, Brekalo da opposto, l’unica punta è sempre Divock Origi. Dall’altra parte, invece, l’Holstein Kiel si gioca la possibilità di una clamorosa promozione in Bundesliga con un 4-2-3-1 che vede Kronholm difendere la porta. Herrmann e Van Den Bergh sono i terzini, Schmidt e Czichos i centrali, mentre Kinsombi e Peitz formano la cerniera di centrocampo. Drexler (badate, c’è una ‘e’ e non una ‘a’) è il trequartista centrale tra Schindler e Lewerenz, mentre davanti gioca Ducksch.

Si parte, ovviamente, col Wolfsburg in avanti: Brekalo dopo appena quattro minuti impegna il portiere avversario dalla distanza, ma i padroni di casa passano già al minuto numero 13. A seminare il panico, sulla sinistra, è la rapidità di Malli che, dopo aver portato a spasso mezza difesa, mette al centro e trova il mancino di Steffen. Anche stavolta arriva la parata, una gran parata, di Kronholm, ma la ribattuta sostanzialmente rimbalza addosso ad Origi che, quasi involontariamente, manda la palla in rete e ritrova il suo nome sul tabellino dei marcatori. Sbloccata questa gara d’andata, i ragazzi di Labbadia mantengono l’atteggiamento offensivo di spinta, ma dal canto suo l’Holstein non rinuncia a giocare e quando riesce mette la palla a terra cercando di costruire.

Appena dopo la mezz’ora, però, succede l’impossibile alla Wolkswagen Arena: palla filtrante sulla sinistra per il contropiede del Kiel, Dominic Drexler controlla e dà il via allo show. Come una guardia in NBA, infatti il ventisettenne tedesco attacca la linea di fondo, nasconde la palla a due avversari e, arrivato in area piccola, riesce a smistare al centro la palla. A quel punto, per Schindler è decisamente troppo facile insaccare da due passi e fare 1-1.

La gioia degli ospiti dura appena cinque minuti: il Wolfsburg si rilancia avanti con un lancio profondo, su una respinta corta di Czichos arriva come un gatto Brekalo che, al volo, calcia di destro dal limite e, letteralmente, piega le mani a Kronholm per gonfiare la rete e fare 2-1. Solo due minuti dopo la scena si ripete, con il 21 che si libera, accentrandosi dalla destra, per scatenare il destro, ma stavolta il portiere classe 1985 riesce, con un gran riflesso, a chiudere in corner.

Pathos della partita comunque alto al rientro in campo dagli spogliatoi, complice anche la clamorosa parata di Casteels sul tentativo di Drexler al quarto minuto, ma dopo soli dieci giri di orologio i padroni di casa sfruttano l’ennesima disattenzione difensiva avversaria per spezzare definitivamente il risultato: il miracolo è di Origi che resiste a due avversari, protegge palla, va via e mette dentro col sinistro. Splendido il filtrante, nessuno prende Malli che con uno scaltrissimo stop a seguire supera il portiere e deposita in rete il 3-1.

Da qui in poi il Wolfsburg si scioglie e continua ad attaccare, complici tante situazioni in cui il Kiel non ricorda esattamente la fase difensiva dell’Atletico di Simeone. I terzi classificati della Zweite provano però a costruire qualcosa nella seconda parte del secondo tempo, riorganizzandosi e stringendo le fila tra difesa e centrocampo, oltre ad alzare il baricentro, ma quando arriva l’ottima palla dentro di Ducksch, Udokhai riesce a metterci il piedone per anticipare tutti in area piccola. Al minuto 83, invece, è il subentrato Seydel a mangiarsi, clamorosamente col mancino, l’occasione del 3-2 a due passi da Casteels. L’assalto finale non ha effetti, i Wolfe passano per 3-1 ed ipotecano un pezzettino di salvezza tra le mura amiche.