La solitudine dei numeri uno cantava Fabri Fibra nel 2013 ma, prim’ancora era Giuseppe Santoro – in un libro – ad evidenziare e narrare le storie dei più grandi portieri del calcio, gli interpreti di quello che è il ruolo più folle, più romantico e letterario del calcio. È anche uno status che conosce benissimo Loris Karius, portiere tedesco del Liverpool, classe 1993. Il numero uno si è reso protagonista di una notte da incubo, agli occhi del mondo intero lo scorso 27 maggio, nella finale di Champions League contro il Real Madrid. Due papere colossali, evidenti che – di fatto – hanno consegnato la Coppa alle merengues. Sfottò di tutti i tipi, persone che lo paragonavano ai loro nonni più performanti, abbiamo letto addirittura il termine “pippa” su alcuni quotidiani. E questi sono solo i “commenti” più gentili che ha ricevuto l’estremo difensore.

È stato addirittura minacciato di morte, lui, la fidanzata ed i genitori. Un finale di stagione da incubo, per il giovane ragazzo scovato da Jurgen Klopp nel Mainz e capace di strappare il posto da titolare a Mignolet, non proprio l’ultimo dei portieri, considerato come il belga sarà ai Mondiali con la sua selezione da vice Courtois.

Abbiamo ancora tutti negli occhi la sua disperazione a fine gara, a terra nella sua area di rigore e quasi ignorato dai compagni; il suo cammino verso i tifosi a chiedere scusa, con le lacrime a rigare il suo volto distrutto in una scena perfino commovente. Gli hanno consigliato di dedicarsi ad altro, lo hanno invitato a togliere il disturbo, con il nome del Liverpool accostato un giorno si e l’altro pure a tutti i portieri in circolazione. Una situazione da far crollare psicologicamente anche il più forte degli uomini, una pressione pesantissima come il monte Everest sulle spalle del povero ragazzo, “colpevole” di un errore sul posto di lavoro. Sfortuna vuole che lui sia un portiere e, quindi, le topiche sono ben visibili. Il ragazzo, finito in un vortice mediatico clamoroso, con gli eco che ancora risuonano, ha optato per Boston e gli USA per le vacanze, per staccare la spina, per provare a dimenticare e ripartire. Ed è proprio nella capitale del Massachusetts che è arrivato il colpo di scena. Karius, su indicazione del suo club, si è sottoposto ad una visita medica presso il Massachussets General Hospital; ebbene, i due medici che hanno sottoposto il portiere ad esami approfonditi hanno riscontrato addirittura una commozione cerebrale.

“Dopo aver attentamente esaminato il video della partita e dopo un esame fisico, abbiamo concluso che Karius ha subito una commozione cerebrale – le parole dei medici - Al momento della nostra valutazione, i principali sintomi residui e i segni oggettivi hanno suggerito che la disfunzione spaziale visiva esisteva e probabilmente si è verificata immediatamente dopo l’evento. Karius ha mostrato un miglioramento significativo e costante dall’evento concussivo e ci aspettiamo che si riprenda completamente”.

Il portiere, quindi, ha subìto una commozione cerebrale che gli ha provocato una disfunzione spaziale visiva durante la finale di Champions League. Quando? Esattamente al 49’, con il tedesco colpito da una gomitata da Sergio Ramos, colpo non visto né dall’arbitro tantomeno dai suoi assistenti, arbitri di porta compresi (e figuriamoci!). Due minuti dopo l’errore in occasione dell’1-0 e, nel finale di gara, quello sul 3-1 di Bale. Karius, però, non era al 100%; ha continuato a giocare inconsapevole di quello che stava accadendo all’interno della sua testa, andando incontro ad un epilogo drammatico.

Il tedesco non sarà certo il miglior portiere del Mondo, ma ad oggi sembra davvero esagerata la crocifissione in piazza operata praticamente da tutti; d’altronde poco più di 2000 anni fa, fu crocifisso un tale Gesù Cristo…. Se puoi, Karius, perdonaci perché non sapevamo quel che stavamo facendo… oggi come allora!