Real Madrid, luci e ombre a Tallinn

Cosa va e cosa non va nella squadra spagnola

Real Madrid, luci e ombre a Tallinn
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Di Lorenzo Schirru

Quando si ha la sensazione di aver terminato di scalare un monte, alla fine, arriva la consapevolezza che non c'è più nulla da scalare. Ecco, dunque, il Real Madrid che inaugura l'epoca di Julen Lopetegui con un tonfo, una caduta e che caduta! KO contro i rivali, contro i colchoneros dell'Atletico Madrid all'interno di un palcoscenico che si pensava fosse, e sarebbe sempre stato, di dominio assoluto della formazione blanca. Invece no; 4-2 secco e la prima partita ufficiale dell'ex commissario tecnico della Nazionale spagnola inizia con una sconfitta che pesa perché il Real Madrid non perdeva una finale da quasi 20 anni, 18 per la precisione.

Dopo quella lontana, lontanissima, sconfitta in Supercoppa Continentale contro il Boca Juniors per 2-1, le merengues hanno portato a casa 5 Champions League, 3 Mondiali per Club, una Coppa Intercontinentale e 4 Supercoppe Europee: 13 finali vinte e la consapevolezza che nessuno avrebbe potuto fermare le inarrestabili furie blanche. Invece altre furie hanno fermato i galacticos in una delle competizioni più ambite e più affascinanti della storia del calcio. 

Cosa non ha girato nel Real Madrid? Di certo non l'attacco: un attacco formato da uomini di calibro internazionale come Karim Benzema, Gareth Bale, Marco Asensio e Isco che hanno fatto il loro dovere. Hanno segnato, hanno incantato, hanno messo in difficoltà diverse volte un muro eretto e, alla fine, ben difeso da Godin e Oblak, hanno rimontato lo svantaggio-lampo siglato da Diego Costa, hanno dialogato e hanno fatto vedere che, almeno là davanti, Cristiano Ronaldo non manca. Non per sminuire il grande supporto che il portoghese portava all'attacco del Real, ma la classe e la raffinatezza di Marco Asensio e Isco, la velocità di Bale e il cinismo di Benzema hanno dimostrato che la varietà dell'attacco della formazione campione d'Europa è ampia, amplissima, senza contare le riserve Lucas Vazquez e i giovani, giovanissimi, Borja Mayoral e Dani Ceballos, oltre al giovanissimo Vinicius Junior. 

Ciò che ha demolito il fortino e l'indistruttibilità del Real Madrid è stata una difesa che ha ballato dai primi, primissimi, minuti: troppo molle e poco lucido Sergio Ramos nei secondi iniziali del match che lascia prima addomesticare troppo facilmente a Diego Costa un lancio innocuo di Diego Godin dalla difesa e lo lascia passare, gli permette di infilarsi alle sue spalle con altrettanta facilità. Il difensore spagnolo si è dimostrato molle, pìù concentrato sulle sue pose plastiche per i fotografi che avrebbe pubblicato sui social, più concentrato a tenere i capelli in ordine, più concentrato all'alzata finale di coppa che, alla fine, non è arrivata.

Non è da meno Keylor Navas: l'arrivo di Thibaut Courtois dal Chelsea sarà una boccata d'ossigeno puro per i pali dei blancos. Il portiere della Costa Rica, dopo aver mostrato i suoi limiti e le sue debolezze più forti nella partita di ritorno contro la Juventus, al Bernabeu, nei quarti di finale, rischiando di buttare fuori la sua squadra a seguito della goleada dell'andata, ha sguarnito la porta sottovalutando l'arroganza tattica e l'insistenza del gol di Diego Costa che, come una furia, calcia da posizione defilata, defilatissima, e mette dentro per l'incredulità di tifosi blanchi, colchoneros e neutrali. Sbagliato, sbagliatissimo l'approccio iniziale della difesa del Real che riesce a rifarsi proprio grazie al talento dell'attacco che ribalta con l'ingegno, la stoffa e l'indole calcistica.

Quel rigore calciato da Sergio Ramos, quel gol che ha segnato il vantaggio dei galacticos, quel esultanza del capitano che ha mostrato il petto in direzione dei tifosi colchoneros alla Conor McGregor è stata l'ennesima prova che lo spagnolo stesso ha dimostrato di pensare più alle apparenze che ai fatti. Perché l'Atletico non si deve sottovalutare, perché l'Atletico Madrid si vede proprio nei momento di difficoltà, in cui è schiacciato e dove è costretto a mostrare la garra e la voglia di combattere, la ganas de luchar, el deseo de pelear che Simeone chiede, desidera e pretende. Ribalta, dunque, la squadra del Cholo con il secondo gol da rapace d'area di Diego Costa e il lampo di genio di Koke.

Marcelo continua a dimostrare di essere un ottimo esterno d'attacco e di centrocampo ma non di difesa perché è stato proprio il suo errore difensivo che ha permesso all'Atletico di pareggiare. Anonimo Carvajal e ancora peggio Varane che da neo campione del mondo non ha saputo dimostrare di essere il migliore, di essere il pilastro della difesa sulla quale può contare la squadra a seguito delle sbavature, numerose, di Sergio Ramos che ha per lo più tentato di innervosire gli avversari piuttosto che difendere. Il mercato non ha portato difensori in più e Lopetegui deve dimostrare di essere il degno sostituto di Zinedine Zidane riparando la fase difensiva che rischia di piegare i blancos in quella che sembrerà essere una stagione difficile. Perché se il buongiorno si vede dal mattino allora c'è da preoccuparsi.