E' un'attesa spasmodica, il piacere di essere parte integrante di un qualcosa che ingloberà tutto e che, inevitabilmente, cambierà il destino delle due fazioni contrapposte. Chiamarle in questo modo appare assai riduttivo in una giornata che, dall'altra parte del mondo, comincerà tra poco e che fungerà da linea di demarcazione del tempo e prescindere dal finale. Come se fosse la commedia popolare più antica e sentita al mondo anche se, in questi momenti, la risata non è contemplata ma accantonata per lasciar spazio alle urla e alle grandi manifestazioni che solo in quel piccolo grande angolo riescono a riecheggiare ovunque.

E' l'Argentina quel sentimento contrapposto di amore e odio, è Buenos Aires la capitale del globo nel giorno in cui due liquidi, apparentemente immiscibili, si uniscono per dar vita all'evento mai visto e, per forza di cose, più atteso. E' il giorno, anzi, è il primo dei due giorni del giudizio per Boca Juniors e River Plate in quella che sarà più di una doppia finale di Copa Libertadores ma un modo per esplicare una fede, per accentuare ogni singolo respiro e dosarlo fin quando l'arbitro non darà il via, non fischierà per la storia. E' un'apnea notturna quella che sta vivendo la città di Buenos Aires, un torpore che pian piano si spezzerà quando le luci del sole estivo illumineranno la Bombonera, quell'anfiteatro mistico che per l'ennesima volta ribollirà come se fosse un infernale girone Dantesco. 

E' umanamente difficile spiegare quello che in questo momento sta imperversando dall'altra parte del mondo, un fluido denso di paura ed emozione interrotto solo dai canti e da quella misticità calcistica che a quelle latitudini conta più della vita stessa. Non è una partita, è la partita, quella che cambierà il corso della storia di entrambe e che per anni verrà ricordata come evento con una gigantesca "E" a simboleggiare ciò che è accaduto. 10 e 24, il destino avrà due settimane prima di poggiarsi su una delle due squadre, su una delle due religioni che fanno di Buenos Aires la città calcisticamente politeista. 

No, non è esagerazione ma ciò che rappresenta questa sfida per due popoli inglobati nella stessa Terra, per due scuole di pensiero contrapposte e due origini completamente distinte. Diverse in tutto e per tutto, come due rette parallele infuocate, ma unite da una passione che non ha confini e da un amore viscerale che scorre nelle vene dalla notte dei tempi. Non è una finale, ma la finale delle finali e questo scioglilingua non può far altro che rimarcare la verità aspettando quello che succederà tra undici ore o quello che sta già succedendo. E' un evento unico, come il passaggio di una cometa o un'eclissi che farà brillare Buenos Aires. Sarà il centro del mondo, sarà quell'infernale paradiso a fungere da ossimoro ed unione per un evento che non può essere spiegato ma vissuto.

Perché, a cominciare da oggi, Buenos Aires non sarà solo una grande metropoli ma una storia cementificata sulla terra. Una meravigliosa bomba ad orologeria pronta ad esplodere per dar vita allo spettacolo più bello del mondo. Il Superclasico, la final de las finales.