Azeglio Vicini guida la neonata Nazionale Under 21 per ben dieci anni, dal 1976 al 1986. Sono gli anni in cui la Nazionale maggiore è nella mani di Enzo Bearzot. Incaricato di rifondare la Nazionale dopo il deludente mondiale del 1974, Bearzot (dapprima in coabitazione con Bernardini) costruisce le imprese dei mondiali in Argentina e Spagna avviando una rivoluzione del movimento italiano che, a differenza di quanto avviene oggi, vede la Nazionale al centro delle attenzioni e dei calendari. Accanto alle partite della prima squadra (che addirittura disputa amichevoli di preparazione prima delle sfide per le qualificazioni) viene creata una squadra B, sperimentale. Altri tempi...
Vicini non va oltre i quarti di finale fino al 1984, quando la squadra di Mancini e Galderisi, con Dossena e Massaro fuoriquota, viene estromessa dalla finale dall'Inghilterra del futuro milanista Mark Hateley. Nel biennio successivo, l'under si prende la rivincita, sempre in semifinale, sugli inglesi. In squadra ci sono molti dei futuri protagonisti delle "notti magiche" del '90: Zenga, Ferri, De Napoli, Francini, Donadoni, Giannini, Vialli, Maldini...In finale, gli azzurrini affrontano la Spagna. La partita di andata si disputa il 15 ottobre del 1986. Una settimana prima, Vicini ha fatto l'esordio sulla panchina della nazionale maggiore, lasciata da Bearzot dopo il mondiale in Messico, facendo esordire Zenga (su cui Bearzot non aveva avuto il coraggio di puntare, logorando Galli e Tancredi in un lungo e improduttivo duopolio) e Donadoni con Vialli, altro deluso del mondiale.
Il sampdoriano va in gol nella gara contro la Spagna, allenata da Luis Suarez, pareggiando la rete iniziale di Caldaré. L'Italia, con Zenga e Matteoli fuoriquota, si impone 2-1 grazie a una rete di Giannini, ma non trova la terza rete perché si trova dinanzi un portiere in stato di grazia, Juan Carlos Ablanedo, che in carriera disputò solo 4 gare con la nazionale maggiore (chiuso da Zubizarreta) ma diventetà, con ben 400 partite, una leggenda dello Sporting Gijon. Al ritorno, gli iberici si impongono per 2-1 e la gara si decide ai rigori. Ablanedo anticipa ciò che, 4 anni dopo, farà l'argentino Goycoechea: il portiere para i penalty di Giannini e Baroni (che qualche anno dopo ne fallì un altro spegnendo le ambizioni europee del Napoli di Maradona), Desideri tira fuori il suo, mentre Zenga non riesce a neutralizzare le tre conclusioni spagnole. L'Italia schiera Zenga, Ferri, Baroni, De Napoli, Francini, Cravero, Donadoni, Giannini, Vialli, Matteoli, Mancini. A gara in corso entrarono Carobbi e Desideri, mentre nell'andata aveva giocato Baldieri.
Vicini si dedica alla nazionale maggiore, lasciando l'Under nelle mani di Cesare Maldini. Il primo biennio del nuovo corso si conclude ai quarti di finale, dove l'Under viene eliminata dalla Francia di Cantona, Blanc, Angloma e soprattutto Stephane Paille, che nel doppio confronto buca per 3 volte la porta difesa da Nista. Nel biennio successivo, la squadra di Peruzzi, Stroppa, Di Canio e Casiraghi elimina nei quarti la Spagna di Hierro, Amor e Canizares, ma si arrende in semifinale (0-0 a Zagabria, 2-2 a Parma) a una Jugoslavia ricchissima di talento: Suker, Savicevic, Mihajlovic, Boban, Mijatovic, Jugovic, Jarni, Prosinecki.
Ma il terzo tentativo di Maldini ha finalmente successo. Nel girone eliminatorio, l'Italia subisce una clamorosa sconfitta (6-0) dalla Norvegia, poi battuta 2-1 ad Avellino in una gara decisiva per la qualificazione. Superata in semifinale la Danimarca con le reti di Buso e Muzzi, gli azzurrini affrontano in finale la Svezia di Mild e Simpson, imponendosi 2-0 all'andata (28 maggio 1992, reti di Buso e Sordo) e difendendo il risultato (indolore 0-1) al ritorno. Maldini schiera in finale Antonioli, Bonomi, Favalli, Dino Baggio, Matrecano, Verga, Melli, Marcolin, Buso, Corini e Sordo nella gara di andata, a cui si aggiungono in quella di ritorno Rossini, Taccola, Albertini e Muzzi. Una nazionale molto inferiore a quelle che l'hanno preceduta (l'opaca prestazione nel torneo olimpico di Barcellona ne fu la prova), ma più fortunata. Dei primi azzurrini in grado di conquistare l'alloro europeo, solo Baggio e Albertini entreranno in pianta stabile nel giro della nazionale maggiore, mentre Favalli e Melli disputeranno solo poche gare.
Maldini fa il bis nel biennio '93-'94. Anche in questa occasione, non poche sono le difficoltà incontrate nel girone di qualificazione. L'Italia batte a stento Malta (grazie a un'autorete a 20 minuti dal termine) e viene sconfitta dal Portogallo. Maldini si affida ai gol di Benny Carbone e Bobo Vieri e, nella seconda parte del girone, alle parate di Toldo, a cui inizialmente era stato preferito Visi. La fase finale si disputa per la prima volta con gare secche, in Francia. L'Italia supera in semifinale i padroni di casa ai calci di rigore, dopo aver disputato gli ultimi 20 minuti dei regolamentari e i supplementari in 10 per l'espulsione di Delli Carri.
In campo ci sono Zidane, Blanc e Dugarry, in panchina Thuram. Toldo para il rigore calciato da Makelele, Carbone realizza quello che ci regala la finale contro il Portogallo. I lusitani schierano Figo e Rui Costa, colpiscono 2 legni, impegnano Toldo ma non trovano la rete. Si va ai supplementari, dove vale l'assurda regola del golden goal, all'epoca chiamata ancora sudden death. Pierluigi Orlandini, subentrato a Pippo Inzaghi, inventa il tiro della vita, una rasoiata mancina impressionante che si infila nel sette. Per Orlandini si aprono le porte dell'Inter, per Maldini è il secondo successo. L'ex difensore del Milan schiera in finale Toldo, Cherubini, Cannavaro, Beretta, Colonnese, Panucci, Muzzi, Scarchilli, Inzaghi, Carbone e Marcolin.
Nel biennio '95-'96 Cesare Maldini guida l'Under allo storico tris. Nel girone di qualificazione, l'Italia ha qualche problema con l'Ucraina (che vince 2-1 a Kiev) e stenta anche con Slovenia e Lituania, ma riesce comunque ad aggiudicarsi il raggruppamento. Un gol di Vieri e un'autorete permettono agli azzurrini di ribaltare lo 0-1 subito a Lisbona e di superare il consueto Portogallo nei quarti di finale. La fase finale si disputa in Spagna. In semifinale eliminiano nuovamente la Francia del simpatico Domenech (in campo Vieira, Makelele, Wiltord, Pires) con una rete di Totti e in finale affrontiamo i padroni di casa. Gli azzurrini vanno in vantaggio con un'autorete di Idiakez (oggi la rete sarebbe attribuita a Totti), gli iberici pareggiano con una punizione di Raul, dopo che l'Italia è rimasta in 10 per l'espulsione di Nicola Amoruso, capro espiatorio di una rissa scoppiata tra le due squadre.
L'Under resiste nella ripresa e raggiunge i supplementari, dove resta in 9 per l'espulsione di Ametrano. Le furie rosse non trovano però la rete della vittoria e, come 10 anni prima, si va ai calci di rigore. Panucci fallisce il primo penalty, ma Angelo Pagotto vive la serata più gloriosa di una carriera che conoscerà molti momenti bui neutralizzando le conclusioni dei due avversari più forti, Raul e De la Peña. Morfeo realizza il rigore che regala l'irripetibile tripletta a Cesare Maldini. La formazione schierata in finale vede Pagotto in porta (in panchina il 18enne Gigi Buffon), Panucci Cannavaro Fresi Galante e Nesta in difesa, Ametrano Brambilla e Tommani a centrocampo, Amoruso e Totti in attacco. Durante la gara scendono in campo anche Tacchinardi, Morfeo e Pistone.
I tre successi permettono a Maldini di ereditare la panchina di Arrigo Sacchi alla guida della nazionale maggiore. Al suo posto viene chiamato lo sfortunato Rossano Giampaglia, che viene estromesso dalla fase finale dall'Inghilterra di Rio Ferdinand e Heskey. L'Under passa nelle mani di Marco Tardelli, che nel 2000 conquista il quarto titolo. La fase finale si disputa in Slovacchia. L'Italia supera nel girone l'Inghilterra di Lampard (reti di Comandini e Pirlo), pareggia con i padroni di casa (gol di Baronio) e rifila 3 reti alla Turchia (Baronio, Ventola, Spinesi). In finale affrontiamo la Repubblica Ceca, battuta 2-1 con una doppietta di Pirlo. Tardelli in finale schiera Abbiati, Grandoni, Zanchi, Cirillo, Gattuso, Cristiano Zanetti, Coco, Pirlo, Comandini, Spinesi e durante la gara manda in campo anche Ventola e Vannucchi. Come per Orlandini, la vittoria permette a Tardelli di tornare (vi aveva chiuso la carriera da giocatore) all'Inter; il suo posto viene preso da un compagno di successi con Nazionale e Juve, Claudio Gentile.
L'incubo di Zico e Maradona viene eliminato in semifinale durante il suo primo biennio. Contro la Repubblica Ceca, gli azzurrini solo sotto di 2 reti all'85esimo, ma incredibilmente pareggiano con le reti di Pirlo e Spinesi. Nel disperato tentativo di rimonta, Gentile schiera 4 punte più Pirlo trequartista, e nei supplementari l'Italia si ritrova inevitabilmente sbilanciata, subendo il golden gol ceco. Gentile si prende la rivincita nel 2003-04. La fase finale della competizione si disputa a Bochum e per l'Italia l'inizio è da brividi. Gli azzurrini vengono battuti dalla Bielorussia dei fratelli Hleb. Gentile ha affrontato situazioni molto più complesse e non trema.
L'Italia batte la Serbia-Montenegro con una doppietta di Sculli e la Croazia con una rete di De Rossi. In semifinale, il Portogallo è regolato per 3-1 (doppietta di Gilardino, rete di Pinzi), mentre in finale affrontiamo nuovamente la Serbia-Montenegro. L'Italia passa in vantaggio con De Rossi, spreca più volte il raddoppio ma chiude in scioltezza con le reti di Bovo e Gilardino. Nella gara finale, Gentile schiera Amelia, Bonera, Barzagli, Bovo, Moretti, Mesto, De Rossi, Palombo, Donadel, Sculli, Gilardino e nella ripresa manda in campo anche Del Nero, Brighi e Zaccardo.
Gentile viene ingiustamente esonerato 2 anni dopo e sostituito da Casiraghi, che sfiora la finale nel 2009, quando un tiro fortunato di Beck e i miracoli a ripetizione di Neuer eliminano in semifinale l'Under di Balotelli e Giovinco. Nel biennio successivo, un'incredibile sconfitta in Bielorussia preclude l'accesso alla fase finale e alle Olimpiadi di Londra, e segna la fine del ciclo di Casiraghi. L'Under passa nella mani di Ferrara, che raggiunge la finale nel Torneo di Tolone, e quindi di Mangia, che ha costruito il granitico gruppo che in Israele disputerà la finale contro la Spagna.
Martedì Devis Mangia potrà essere il quarto allenatore a regalare all'Under il trono continentale, il sesto di una nazionale che, nonostante scandali, mancanza di investimenti per i vivai e invasione degli stranieri, riesce sempre a essere competitiva.