Si, a volte in testa balenano strani pensieri. Pensieri del tipo “come sarebbe successo se la Jugoslavia non si fosse mai dissolta?”, “che influenze avrebbe avuto sul panorama politico e sociale?”, “la propria rappresentativa nazionale come sarebbe stata?”. Ecco, noi oggi vogliamo rispondere all'ultimo quesito, quello che più ci riguarda da vicino, l'ambito calcistico. Ed andremo a raccogliere un undici che unisca i più talentuosi giocatori provenienti dagli stati che vi si sono dissociati. Quella dei “Plavi”, è stata, insieme all'URSS, una delle nazionali più multietniche, visto che comprendeva (in ordine di nascita) giocatori di nazionalità croata, slovena, macedone, bosniaca, serba e montenegrina. Come la FIFA che riconosce solo la Russia come erede sportiva dell'URSS, la UEFA ha riconosciuto solamente la Serbia come erede della gloriosa nazionale. La frammentazione jugoslava, iniziata nel 1992, ha distrutto anche uno dei campionati più seguiti a livello europeo, con vere e proprie corazzate che si davano battaglia anche in campo europeo: come non citare Stella Rossa (squadra multietnica per eccellenza che andò a vincere la Champions nel 1991 ai danni del Marsiglia) e Partizan, squadre che davano vita al Maracanà di Belgrado ad uno dei derby più caldi e avvincenti a livello mondiale, senza dimenticare anche i croati dell'Hajduk Spalato (affrontati dall'Inter nel preliminare dell'EuroLeague nel 2012) e della Dinamo Zagabria. Al giorno d'oggi i vari campionati ex jugoslavi non sono più seguiti, ed è abbastanza improbabile che si sappia con precisione chi si sia aggiudicato il campionato bosniaco o quello montenegrino.

Ma andiamo con ordine: la nazionale jugoslava esordì in campo internazionale nel 1920, ad Aversa contro la Cecoslovacchia, allora una delle superpotenze europee, il parziale fu netto ed umiliante: 7-0 per i cecoslovacchi. Per quanto riguarda il mondiale del 1930 la squadra si classificò quarta, venendo sconfitta in semifinale (con il punteggio tennistico di 6-1) da quell'Uruguay che in finale avrebbe vinto il primo titolo. Questo fu il miglior piazzamento nella rassegna mondiale, da segnalare anche un quarto posto nel mondiale cileno del 1962 e l'eliminazione ai quarti di finale, per mezzo dei futuri vincitori argentini, nel mondiale di Italia '90. Quella in terra italiana fu l'ultima apparizione al Campionato del Mondo. Per quanto concerne gli Europei resta l'argento nelle edizioni 1960 e 1968 (battuta proprio dagli azzurri), ed il quarto posto nel 1976. Nel 1992 la nazionale, (composta dai vari Boban, Suker, Mijatovic, Savicevic, giusto per citarne alcuni), si qualificò all'Europeo vincendo il proprio gruppo di qualificazione. Ma purtroppo lo Stato dell'ormai morto generale Tito era all'alba di un cruento conflitto, la guerra d'indipendenza prima in Croazia e poi in Bosnia, di conseguenza la rappresentativa fu esclusa e ripescata al suo posto la Danimarca, che clamorosamente andò a vincere quell'edizione.

Come già ribadito in precedenza, l'ultimo Campionato del Mondo a cui prese parte la nazionale jugoslava fu quello svolto in Italia nel 1990. La truppa guidata da Ivica Osim era davvero forte, poneva le sue basi sul blocco della Stella Rossa (e su chi altrimenti), top club europeo dell'epoca. Tra i biancorossi vi erano Pancev, Stojkovic, Prosinecki, Sabanadzovic e Savicevic. Il grande assente era Zvonimir Boban, a cui fu negata la partecipazione a causa di un calcio tirato ad un'agente della Polizia Federale (per difendere un tifoso accerchiato e preso a manganellate delle forze dell'ordine) nel maggio dello stesso anno durante i terrificanti scontri nella sfida tra Dinamo Zagabria e Stella Rossa allo Stadio Maksimir. Gli storici posero in quest'evento la scintilla della guerra civile. Boban rischiò addirittura l'arresto, ma poi si scoprì che era stato provocato, se la cavò con la squalifica che in ogni caso gli negò il Mondiale. Nel settore più estremista degli ultras biancorossi si celavano coloro che gli anni dopo avrebbero combattuto in prima linea il conflitto. Tra di loro era presente anche Zeljko Raznatovic, molto più conosciuto con il nome di Comandante Arkan. Tornando in Italia, i Plavi furono battuti per 4-1 della Germania Ovest all'esordio, per poi battere per 1-0 e 4-1 Colombia ed Emirati Arabi. Negli ottavi di finale fecero fuori per 2-1 la nazionale spagnola, ma si dovettero arrendere ai quarti contro Maradona & co., solamente ai calci di rigori.

Ora però andiamo a stilare un'ipotetica Jugoslavia, formando una rosa di 23 elementi. Partiamo subito da chi andrà a difendere i pali. La scelta come primo portiere ricade, quasi automaticamente, sull'estremo difensore dell'Inter Samir Handanovic, affidabile saracinesca che ormai da anni gioca ad altissimi livelli confermandosi un pararigori di prima categoria. Il secondo posto disponibile per la porta lo occupa l'esperto portiere del Chelsea Asmir Begovic. Il canadese naturalizzato bosniaco ha passato la sua carriera in Inghilterra, conta 42 presenze in nazionale e quest'estate è passato dallo Stoke City alla corte di Josè Mourinho. L'ultima piazza disponibile viene aggiudicata al croato Danijel Subasic, numero uno del Monaco, titolare nella nazionale da inizio 2014. Nella linea a quattro difensiva il terzino sinistro titolare corrisponde al nome di Aleksandar Kolarov, serbo, vecchia conoscenza del calcio italiano attualmente al Manchester City, dotato di un tiro potentissimo, è da anni inserito nel gruppo allenato da Manuel Pellegrini, la sua riserva sarà il bosniaco Sead Kolasinac, 22enne talentuoso in forza allo Schalke 04. I rocciosi centrali arrivano da Croazia e Montengro, ovvero Dejan Lovren, da due anni al Liverpool, e Stevan Savic, con un passato alla Fiorentina, ora all'Atletico Madrid. I loro sostituti sono il croato Vedran Corluka ed il serbo Nedan Tomovic (ora alla Fiorentina). La corsia di destra è occupata da Branislav Ivanovic, da anni colonna portante del Chelsea, uno dei terzini destri più forti e stimati a livello europeo, non poche volte la Juventus ha provato a portare in Italia il calciatore ma il Chelsea ha sempre chiuso la porta in faccia. Pronto in panchina al suo posto il croato Sime Vrsaljko, “italiano” vista la sua militanza al Sassuolo di Eusebio di Francesco.

Il centrocampo che tra poco vi andremo a svelare è da autentico infarto. Tre uomini, tre geni in questo settore. Partiamo dal croato Luka Modric, titolare nel Real di Benitez, ingegnere di metà campo. Al suo fianco, ancora dalla Croazia, c'è Ivan Rakitic, rivale in questione di club con Modric, data la militanza nel Barça, ed infine il serbo Nemanja Matic, arrivato lo scorso anno al Chelsea dopo la sua esplosione al Benfica. Come trequartista a sostegno delle due punte troviamo il bosniaco Miralem Pjanic, dunque anche a centrocampo l'Italia più vantare un illustre rappresentante. Giusto per dare un po' i numeri, il centrocampo titolare vale qualcosa come 156 milioni di euro. In panchina pronti a dare il loro apporto Mateo Kovacic, neo acquisto del Real Madrid dall'Inter per quasi 40 milioni, e l'esterno croato Ivan Perisic, neo interista. Sempre per quanto riguarda le corsie esterne, ma questa volta a destra, il posto è occupato da Lazar Markovic, talento non ancora del tutto esploso, reduce da un annata non particolarmente brillante a Liverpool.

La coppia d'attacco sarà formata da due giocatori che giocano nel bel paese, ovvero Edin Dzeko e Stevan Jovetic, i quali stanno passando un gran periodo di forma. Complice la loro contemporanea militanza nel Manchester City, l'intesa tra i due per un probabile tandem d'attacco è davvero tanta. La panchina offre cannonieri di tutto rispetto, troviamo il croato Andrej Kramaric, in forza al Leicester City guidato da Claudio Ranieri. Oltre a lui anche il neo acquisto del Newcastle Aleksandar Mitrovic ed infine Mario Mandzukic, anch'esso quest'estate come ben sappiamo ha cambiato casacca trasferendosi dall'Altletico Madrid alla Juventus.