Il via al Sextete è ufficialmente partito. Conquistare sei titoli in una sola stagione, impresa riuscita solo al Barcellona di Pep Guardiola, è il nuovo obiettivo che la stampa di Madrid ha cucito addosso al Real di Zinedine Zidane, tanto per non sfuggire all'aura di megalomania che da sempre accompagna la Casa Blanca e il suo ambiente. Il primo passo è già compiuto, con la Supercoppa Europea, la seconda consecutiva (l'anno scorso battuto il Siviglia a Trondheim), appena messa in bacheca, dopo aver sconfitto ieri il Manchester United dell'ex Josè Mourinho, k.o. con lo score di 2-1 nella cornice dell'Arena Philip II di Skopje, in Macedonia. 

Il Real Madrid alza la Supercoppa Europea al cielo di Skopje. Fonte: LaLiga.es

Un successo che va al di là delle proporzioni del risultato finale, e che ripropone i merengues come punto di riferimento del calcio continentale, all'alba di una nuova stagione, ricca di impegni per Zinedine Zidane e i suoi: dalla Liga alla Champions League, dalla Supercoppa Spagnola alla Copa del Rey, passando per il Mondiale per Club di dicembre. Neanche i Red Devils di Josè Mourinho sono riusciti a opporsi al formidabile attacco del Real, a segno ancora una volta, nonostante l'assenza dal primo minuto di Cristiano Ronaldo, attesissimo dopo la battaglia - appena iniziata - con il fisco spagnolo. Casemiro e Isco hanno illuminato di blanco la notte di Skopje, come suggello a due prestazioni individuali sopra la media, mentre i Red Devils si sono svegliati troppo tardi, al termine di una settantina di minuti di pura attesa, di esasperato tatticismo e forse di timore reverenziale. Eppure Mou aveva provato a non cadere nella trappola del difensivismo puro evitando il ricorso alla difesa a cinque, schierando un 4-2-3-1, cangiante in 4-3-3, comunque a trazione posteriore, con il nuovo acquisto svedese Victor Lindelof nelle vesti di difensore centrale, al fianco di Chris Smalling. Valencia e Darmian esterni bassi, particolarmente stretti, con Ander Herrera, Nemanja Matic e Paul Pogba in mediana, Lingard e Mkhitaryan a supporto del belga Romelu Lukaku. Dall'altra parte, conferma della difesa e del centrocampo titolari, con Isco variabile impazzita, un po' trequartista, un po' esterno sinistro, mentre Gareth Bale e Karim Benzema si sono divisi gli spazi avanzati.

Gareth Bale e Antonio Valencia. Fonte: LaLiga.es

Sono bastati pochi minuti di studio al Real Madrid per esondare. Il tempo di prendere le misure alla fase difensiva dello United, di cominciare a stordire gli avversari con il palleggio orchestrato da Modric, e di arrivare più volte sul fondo con Carvajal e Marcelo. De Gea ha detto di no a Benzema, ha ringraziato prima Bale e poi la traversa (colpita dai merengues su calcio d'angolo), prima di arrendersi alla beffa firmata Casemiro, in rete su splendido assist di Carvajàl, ma in più che sospetta posizione di fuorigioco.

Casemiro esulta dopo il gol dell'1-0. Fonte: LaLiga.es

Dopo venticinque minuti il Madrid ha dunque preso totale possesso del campo, mentre dall'altra parte lo United annaspava nella rincorsa alla caccia del pallone. Qualche lampo di Mkhitaryan e un paio di azioni di sfondamento di Lukaku non sono bastati a spaventare il pur tremebondo Keylor Navas, con Varane parso più in palla di un Sergio Ramos in ritardo di condizione. La differenza l'ha fatta - come spesso accade in partite di tale livello - il centrocampo: perfettamente collaudato e dal tasso tecnico eccelso quello merengue, che ha giostrato il pallone come di consueto, con Modric che ha spiegato a Pogba come essere utile alla squadra anche giocando di fino. Kroos ha rischiato qualcosa nel palleggio ma si è rivelato il solito puntuale metronomo, anche da mezz'ala, laddove Ander Herrera, il più in palla dei suoi, è rimasto troppo arretrato per rendersi pericoloso. Matic ha provato a riciclarsi davanti alla difesa, ruolo da anni non più ricoperto (dai tempi del Benfica, poi mezz'ala al Chelsea), soffrendo dannatamente i movimenti di Isco e quelli di Benzema, poco concreto sotto porta ma pivote di governo, pronto a muoversi in base alle esigenze dei compagni. Il solo Bale è parso un pesce fuor d'acqua - nonostante una traversa clamorosa sul 2-0 - a metà strada tra il ruolo di seconda punta e quello di esterno destro. Il gallese ha avuto però il merito di entrare nell'azione del secondo gol, un uno-due con Isco che ha lasciato di sale la retroguardia rossa, esponendo l'incolpevole De Gea al bis della rete di Casemiro.

Marouane Fellaini contro Dani Carvajal. Fonte: Boris Grdanoski/Associated Press

Saltato il piano partita, Mourinho si è giocato la carta Fellaini, buono per alzare palloni e portare la contesa nella dimensione della fisicità e dei centrocampisti costretti ad accorciare. E' nato anche così il gol di Lukaku - incerto Navas su tiro di Matic - con il subentrato Marcus Rashford estremamente convincente, molto più del Lingard titolare visto fino a quel momento. Lo stesso giovane inglese ha avuto poi l'occasione del 2-2, ciabattatata malamente per la redenzione del portiere costaricense. Gli ultimi venti minuti di partita sono stati spezzettati, per un finale da assedio poco convinto dello United, contro un Real che ha inserito la corsa e la tecnica di Lucas Vazquez e Marco Asensio, oltre a mettere sul campo la personalità di Cristiano Ronaldo, entrato anche per far respirare la squadra. La Supercoppa è quindi andata al Madrid, vincitore apparentemente con il minimo sforzo. Netto il divario tecnico con i Red Devils, che pure stanno provando a ricostruire pezzo dopo pezzo, in attesa di trovare un centrocampista di grande qualità, e magari un po' di coraggio in più.