E' il 2013 quando un osservatore del Manchester United è a Malaga per visionare un trequartista ventunenne dalle belle speranze di nome Isco. Quel giocatore, però, non raccoglie le attenzioni dell'emissario Inglese, che nel suo rapporto scriverà di lui: "È buono, ma non sufficientemente rapido, ha la testa troppo grossa per il suo corpo". Forse, anzi, sicuramente quel tale si sarà ritrovato ieri sera davanti alla TV per assistere al match Spagna-Italia e, forse, qualche rimpianto l'ha avuto, visto che quel giocatore ha illuminato il Bernabeu e schiantato l'Italia con due gol, giocate da urlo e pensieri filosofici abbinati al calcio, roba che è contenuta proprio all'interno di quella "testa grossa".

E' impossibile dare un metro di giudizio per giudicare l'irreale partita che ha disputato il fantasista del Real Madrid, uno che fino a pochi mesi fa faceva panchina ed era in procinto di partire verso altri lidi. La domanda, che attanaglia la nostra mente da un po' di tempo, è sempre la stessa: "Come può fare panchina un giocatore cosi?". Chiamarlo giocatore sarebbe riduttivo dopo lo show che ha creato ieri sera l'ex Malaga, un mix di magia applicata al calcio e di poesia, quando apre le marcature come una punizione di destro e poi raddoppia nel finale di tempo con un mancino che non lascia scampo a Buffon. In mezzo, una quantità di giocate da ricordare. 

Anche in questo caso, come nel giudizio, sarebbe riduttivo fermarsi ai gol che, in fin dei conti, sono la ciliegina sulla torta di una prestazione mostruosa di quello che, a tutti gli effetti, ha cambiato il cammino del Real Madrid da marzo in poi. E' diventato ossigeno puro per Zidane e, di conseguenza, anche per Lopetegui che non gli da particolari indicazioni ma solo una parola: "Divertiti". Lui recepisce il messaggio e comincia lo show, la danza, passi che gli altri ancora conoscono e che subiscono clamorosamente come Verratti che, in novanta minuti, subisce un tunnel e un sombrero. Non solo lui ,perché nessuno è riuscito a fermare il mago Andaluso, uno che ha appena rinnovato il contratto con una clausola da 700 milioni.

Forse ci vorrebbe un'ode, una poesia ma è già poetico il suo nome: Isco, quattro lettere e la sintesi estrema di chi fa della semplicità l'essenza della sua follia calcistica. Di chi non ha bisogno di trovare spazi, li crea come nel caso del raddoppio. Di chi non ha bisogno di un giudizio di un osservatore per smettere di sognare e a 25 anni, sinceramente, sogni e basta. Sogni di vivere notti come quelle di ieri, di segnare due gol ed è entrare nell'olimpo del calcio moderno grazie a quel talento spropositato e quella "testa grossa" al cui interno c'è tutta l'essenza di un mago. Isco, il mago di Benalmadena.