"Dove devo firmare?". Questa sarebbe stata la risposta, in coro, di Vladimir Petkovic e Fernando Santos se qualcuno ieri pomeriggio avesse proposto loro di vincere le rispettive gare senza brillare, ma senza rimediare cartellini e nemmeno infortuni. Già, perché Svizzera e Portogallo hanno vinto ancora (rispettivamente nona ed ottava vittoria nel gruppo B di qualificazione a Russia 2018) e sono a questo punto pronte per l'ultima sfida, l'ultimo atto del girone, che dovrà decretare quale delle due concluderà al primo posto e quale al secondo, con una probabilità leggermente maggiore che abbiano successo gli elvetici solo perchè loro, al primo posto, ci sono già.

Martedì sera all'Estadio Da Luz si deciderà un girone che è stato una passeggiata di salute nella propria globalità, soprattutto causa la pochezza delle avversarie come Far Oer, Andorra e Lettonia. L'Ungheria, la possibile outsider, si è adattata al trend giocando al ribasso e spianando anch'essa la strada al duopolio. Finora, tra le due contendenti, quella che aveva convinto di più era stata il Portogallo: più prolifici i lusitani (30 gol contro i 23 elvetici) oltre che maggiormente autorevoli nelle proprie vittorie - interne o esterne che fossero - dando sempre l'impressione di controllare e passeggiare a piacimento, gestendo risorse, forze e partita in maniera migliore e più efficace.

Fonte immagine: Twitter @EuroQualifiers
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La Svizzera, invece, ha manifestato problemi nel riuscire a sbloccare le partite - emblematico l'1-0 contro la Lettonia in casa nel marzo scorso - ed in altri casi si è trascinata fino ai minuti finali gare che poteva chiudere molto prima. Ovviamente gli uomini di Petkovic hanno anche dimostrato di potersi divertire palla al piede e saper creare molto, ma il bilancio attivo non è tanto brillante quanto quello lusitano - anche perché i 15 messi in fondo al sacco da Cristiano Ronaldo li hanno gli altri.

Anche ieri sera l'asso del Real Madrid è stato decisivo, tanto per cambiare. Santos ha scelto di lasciarlo in panchina dal 1' a causa di una diffida pesante che rischiava di estrometterlo dal super-match di martedì, ma poi ha deciso di giocarselo all'intervallo, con la situazione sullo 0-0 e i compagni incapaci di aver la meglio su Andorra; è servito il suo gol per sbloccare una sfida poi vinta 0-2 tra tante sofferenze, un problema che il Portogallo mai aveva riscontrato e che ha forse poco a che vedere con l'assenza in sé di Ronaldo, essendo Andorra una squadra battibile anche con un undici competitivo che non ne contempli la presenza. Un pizzico di ansia, probabilmente, ha avvolto i lusitani nel primo tempo: bisognava vincere per rimanere in scia e non rendere vano il match al Da Luz, ma il gol non arrivava. Poi, dopo averla sbloccata, iberici sul velluto o quasi.

Fonte immagine: Twitter @UEFAcom_pt
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Dall'altra parte la Svizzera governava in scioltezza il match contro l'Ungheria, sbloccato con papera di Gulacsi e già ampiamente indirizzato all'intervallo: 3-0 senza storia, con Sommer che si sporca i guantoni soltanto nel recupero su una punizione telefonata. Il finale a tabellone è 5-2, massimo risultato con il minimo sforzo per gli elvetici, di fatto a riposo nel secondo tempo, distratti e meno vivaci. La missione, però, era far riposare i diffidati e preservarli: anche pareggiando, con la vittoria del Portogallo la situazione di classifica non sarebbe cambiata. Così si sono accomodati in panchina Mehmedi, Dzemaili e Ricardo Rodriguez, tre perni della squadra, la cui assenza non si è fatta sentire. Inutile rischiare un giallo in una partita che si poteva vincere - ed infatti è stata vinta - anche con un pizzico di turnover.

Gli undici che si presenteranno al Da Luz martedì sera saranno quindi i migliori possibile, nella situazione di classifica non migliore possibile, visto che la filastrocca è "e Portogallo primo, X2 e Svizzera prima". Due risultati su tre per gli elvetici. Sarà però come una finale, tra due squadre con percorsi differenti, che vengono da prestazioni differenti: la sensazione, sempre più forte, che è che la gara di Lisbona faccia storia a sé.