Oggi Juan Roman Riquelme compie 37 anni.

Non ci dilungheremo in un racconto della sua straordinaria vita calcistica, almeno non per ora, perchè l'intento non è solo quello di celebrarlo, ma principalmente di ringraziarlo.

Ringraziarlo per aver insegnato al mondo intero di cosa possa essere capace un genio con un pallone tra i piedi. Il modo in cui Román ha stordito i difensori di tutta Argentina e Spagna, come il matador fa con il povero toro della corrida, è un inno al calcio. Al calcio che ci piace, il fútbol poetico del Sudamerica, un calcio che viene giocato, visto e sentito in modo diverso. 

Ringraziarlo per aver amato intensamente la pelota fin da quell'11 novembre 1996, quando ha giocato la sua prima partita da professionista, dispensando il primo dei 181 assist che costelleranno la sua formidabile carriera Un record assoluto che Meszut Ozil è vicinissimo a superare, ma non saranno mai i numeri definire il valore di Román. Il modo in cui la adorava, la addomesticava, la rispettava con la suola e letteralmente la baciava prima di calciarla su punizioni e rigori, è un'eredità immensa, da portare avanti. Perchè il bello del calcio è l'amore per la palla e per il gioco, che papà Ernesto gli ha trasmesso fin da bambino.

Ringraziarlo per aver donato la sua carriera al Club Atletico Boca Juniors, pur non essendo un tifoso Bostero dalla nascita, ma diventandolo di fatto col tempo. Román non è stato una giovane promessa espatriata in fretta e furia, per poi concedere alla Bombonera gli ultimissimi anni di una carriera europea: ha vinto tutto ciò che c'era da vincere in azul y oro prima di provare l'esperienza del calcio spagnolo. Al Barcellona Van Gaal non lo ha capito, a differenza di Iniesta e Zidane, perchè i poeti tendono a capirsi molto meglio fra loro di quanto possano fare gli scienziati. Al Villarreal ha fatto innamorare un altra piazza, cambiando dimensione a una squadra tendenzialmente mediocre. Al massimo della propria carriera è tornato alla Bombonera e ha vinto ancora, per poi lasciare e ritornare, come ogni storia d'amore viscerale, e infine ha concluso all'Argentinos Jrs, il suo settore giovanile, riportando i Bichos in Primera Division. Entrare nel tempio con un'altra maglia è una sensazione che JRR non proverà mai, perchè dirà addio al calcio, lasciando il mondo orfano dell'ultimo poeta.

Ringraziarlo per essere sempre stato lontano da un mondo polemico e irrispettoso, come può essere il calcio nella sua forma più volgare, contrapponendo alle critiche e agli accanimenti il suo silenzio imperturbabile, che gli è valso l'apodo di Mudo. Non si fa provocare, non si lascia ingannare dalla stampa e dai suoi trucchi: davanti alle telecamere è a disagio, con lo sguardo placido e un tono sommesso, ma la decisione di chi sa di non aver bisogno delle parole per far passare i propri messaggi.

A tante persone, tra le quali vi è anche chi scrive, ha cambiato la prospettiva di vedere il calcio, a partire dal modo nel quale lo si scrive, fútbol, fino al modo in cui lo si declama, in versi.

L'unico modo adeguato per fare gli auguri a Juan Roman Riquelme è riconoscere la sua immensa grandezza, che non tutti hanno riconosciuto, e dire

GRACIAS, ROMÁN.