L'aria, in Baviera, dev'essere più rarefatta nell'ultimo periodo. Si respira a fatica, non si riempiono i polmoni a dovere. Risulta difficile guardare avanti, quando verrà primavera e le famose rose inizieranno a fiorire. Saranno rose un tantino italiane che il nostro Carlo Ancelotti sta innaffiando con cura da circa un anno. Più o meno da quando il Bayern Monaco ha dato il ben servito a Guardiola a campionato inoltrato.

Il ciclo del 'tiki-taka' non ha dato i frutti sperati e l'arrivo del tecnico italiano rappresenta un tentativo di riallacciarsi alla filosofia di Heynckes, uno che qualche trofeo con i biancorossi è riuscito a vincerlo. Meno indugi, meno preziosismi, più verticalità e concretezza; il tutto condito da un mix di qualità in ogni reparto che all'Allianz Arena non può mai mancare. L'avvio bruciante in campionato (8 vittorie consecutive) aveva illuso tutti, ma la sconfitta al Vicente Calderòn contro l'Atletico (e la successiva 'crisi d'autunno') ha gettato non pochi dubbi sul lavoro di Carletto. Gestione troppo blanda dello spogliatoio, squadra poco aggressiva e concreta, difficoltà nella comprensione della lingua. Sono questi i principali capi d'accusa rivolti ad Ancelotti, che sta cercando di riportare la sua truppa sull'attenti. C'è chi dice che dalle sconfitte si impara molto di più che dalle vittorie.

In tal caso (e come dare torto a tale affermazione) i motivi per sorridere sarebbero molteplici. Tuttavia. Carlo Ancelotti ha dalla sua parte una serie di fattori che potrebbero dargli ragione alla fine delle ostilità. In primis, il bagaglio tecnico dei suoi. Il mercato ha regalato un difensore del calibro di Mats Hummels che, accanto a Boateng, forma una delle coppie più affidabili del globo. I due sono anche compagni di nazionale: la loro intesa può soltanto migliorare giocando insieme. A centrocampo ci sono i soliti noti, più la scommessa Renato Sanches, che però avrà bisogno di più tempo per adattarsi vista la giovane età; nel frattempo Carletto potrà affidarsi all'esperienza di Xabi Alonso (suo fedelissimo) e al carisma di Vidal. Ma il vero jolly è senza dubbio il reparto offensivo. Ancelotti può contare su una batteria di esterni con pochi competitors in Europa e in più ha il centravanti d'area più completo del momento: Robert Lewandowski. Il bomber polacco ha acquisito una consapevolezza impressionante dei propri mezzi, e se adesso calcia anche le punizioni, il Bayern ha davvero trovato il suo perno offensivo. In più ci sono i numeri, che non hanno mai ragione ma alla fine pendono sempre dalla parte giusta. I tedeschi non vincono il massimo trofeo continentale dal 2013, decisero Robben e Mandzukic regalando il triplete alla banda di Heynckes. Nel 2017 saranno quasi 5 anni di astinenza. Tanti, probabilmente non troppi, ma alla luce del tripolarismo calcistico degli ultimi tempi (Bayern, Barcellona e Real fanno parte di questa cerchia ristretta) il digiuno diventa fame aggressiva, specie se si pensa che Pep Guardiola era stato preso proprio per ripetere i fasti del suo predecessore, migliorando la qualità del gioco.

La scelta del tecnico italiano non lascia dubbi sugli obiettivi del club, alla luce anche delle difficoltà delle rivali spagnole. Il Real, campione uscente, dovrebbe compiere un'impresa mai riuscita e trionfare di nuovo: per la legge dei grandi numeri ciò appare tendenzialmente improbabile. Complici anche i continui infortuni, a turno, del tridente pesante, i blancos non hanno ancora mostrato il loro effettivo potenziale. Il Barcellona di Luis Enrique si trova più o meno nella stessa situazione, ma con una MSN in netto calo nell'ultimo periodo. Probabilmente i blaugrana hanno perso la brillantezza mostrata in finale contro la Juventus e le difficoltà in Liga, sommate ad una vittoria troppo recente del trofeo, possono far pendere l'ago della bilancia dalla parte dei bavaresi. Effettivamente la squadra di Ancelotti è la meno favorita tra le favorite e ciò potrà consentire a Carletto di lavorare "nell'ombra" ed uscire allo scoperto quando egli stesso lo riterrà utile: risultati e qualità del gioco verranno di conseguenza. Le squadre di Don Carlo hanno un'innegabile propensione all'impresa europea e una discreta dose di fortuna che pare aleggiare sulla testa dell'ex tecnico di Milan e Chelsea tra le altre. Il gol di Ramos, nella finale di Lisbona, è solo l'ennesima dimostrazione che la buona sorte aiuta chi riesce a sedurla. E se il nostro "re di coppe" Carletto saprà ridare vigore ad un ambiente ancora assopito, la dea bendata potrà solamente accompagnarlo sul gradino più alto del podio.