Giostra di emozioni, divertimento da luna park. Libertà al talento e all'espressione dello stesso, ritmi vertiginosi e fuoriclasse al potere. Volendo dare una lettura superficiale di quel che è l'ottavo (d'andata) tra Manchester City e Monaco, terminato per 5-3, probabilmente sarebbero questi i punti chiave. La partita in effetti è davvero ricca di contenuti tecnici e più che viva fino all'ultimo, ma, scavando un poco di più, sotto a ciò si trova una lunga galleria degli orrori, nascosta e insabbiata dalle giocate degli avanti in Sky Blue, ma ormai svelata al palcoscenico europeo.

La solidità difensiva della squadra di Guardiola effettivamente è un po' come gli Ufo: in pochi credono esista, chi lo crede è perché l'ha vista, ma non ci sono prove certe dell'esistenza. Ieri sera è fuori dubbio che questa non si sia palesata, perchè Stones e Otamendi, una volta di più, ne combinano di ogni forma e colore. Sul primo gol del Monaco è Stones a guardarsi intorno, perdendosi Falcao alle sue spalle (non aiutato nemmeno da Sagna). Il secondo nasce da un disimpegno senza logica di Caballero, per il resto il corridoio che trova Mbappé e lo spazio per concludere parlano da soli. Il rigore, invece, è tutto made in Argentina: è Otamendi a farsi irridere da Falcao (che poi dal dischetto sbaglia). Infine, di nuovo Stones, abbindolato ancora dall'attaccante colombiano sul 2-3.

L'evidenza e la grossolanità di questi svarioni, verificatisi sugli episodi principali, vanno ad accompagnarsi all'estenuante fatica dei terzini di contenere la velocità degli esterni, mentre Yaya Touré ansima in mezzo al campo nel tentativo di inseguire qualche volta le incursioni di Bakayoko e Fabinho, il primo in particolare. Quando il Monaco riesce a saltare la prima linea di pressing alto del City (peraltro, spesso), per la difesa sono dolori. Non aiuta in questo senso lo spostamento di Fernandinho da terzino, considerando specialmente che in mezzo non è proprio la sicurezza a padroneggiare.

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Leroy Sané, un gol e un assist nella mattanza dell'Etihad. | Fonte immagine: fanatik.com

Gli ingredienti per l'ennesima frittata sembrerebbero tutti a disposizione sul bancone della cucina, con tanto di padella già sul fuoco. A salvare Guardiola è però, come sempre, la fase offensiva e il talento dei fab five in avanti. Sané mette il naso nel primo gol con uno slalom più assist, firmando poi l'appoggio del 5-3 definitivo. Aguero inventa la rete della speranza, il destro al volo direttamente da corner che impatta a quota tre, oltre a ringraziare Subasic per la papera e procurarsi un rigore che Lahoz decide di non assegnare.

Ovviamente non è tutta farina del sacco Citizen, perchè la difesa di Jardim è un unico, grande affanno: ogni qualvolta vengano attaccati, gli indietro monegaschi concedono sempre uno spazio. Lacune enormi si verificano anche in marcatura sui calci piazzati (lo testimoniano le due reti da corner): impossibile pensare di uscire con le ossa intere dall'Etihad difendendo così.

Il Manchester City ha il merito di non mollare, di non farsi condizionare dagli episodi sfavorevoli, ma soprattutto ha il pregio di poter contare su degli avanti di livello assoluto, i quali sono pronti a punire ogni minima concessione. Lo hanno dimostrato in Premier League, lo dimostrano anche in Champions. Ieri sera sono riusciti nuovamente a coprire, con il proprio talento, gli obbrobri della retroguardia. Le squadre più solide, però, possono viversela con un sorriso: questa versione Sky Blue è tutt'altro che imbattibile. Lo sa anche il Monaco, che al ritorno tenterà la rimonta, conscio che, con un minimo di attenzione in più, sarebbe uscito decisamente meglio dai primi novanta minuti.

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Giorgio Dusi
Vivo a Bergamo, scrivo di calcio, in particolare di Juventus e Arsenal, e di basket tra NBA ed Eurolega. Giornalista. Laureando. Forse. [email protected]